Il sacerdote di ieri e di oggi deve essere un innamorato di Cristo

Padre Pedro Barrajon, direttore dell’Istituto Sacerdos, spiega le finalità del corso per formatori di seminari dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum

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Si sta svolgendo all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum – e si concluderà il prossimo 30 luglio – il corso per formatori di seminari, promosso dall’Istituto Sacerdos. Con numerosi illustri rappresentanti della Chiesa di oggi in cattedra, il corso si prefigge di attualizzare gli insegnamenti del magistero più recente. Per approfondire il tema, ZENIT ha incontrato padre Pedro Barrajon, direttore dell’Istituto Sacerdos

Padre Pedro, qual è la missione dell’Istituto Sacerdos da lei diretto?

L’Istituto Sacerdos è inserito nell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e nasce dalla preoccupazione di fornire una formazione permanente ai sacerdoti secondo le esigenze delle nuove circostanze nei diversi paesi. Offre corsi di aggiornamento teologico e pastorale e anche attività formative e spirituali per i sacerdoti diocesani.

Attualmente si sta tenendo a Roma un corso del Istituto indirizzato ai formatori nei seminari. Quando nasce questo corso e quali sono gli obiettivi formativi che si pone?

Questo corso è stato organizzato per 25 anni dal Centrum pro Educatoribus in Seminariis, poi da qualche anno è stato assunto dall’Istituto Sacerdos, ma ha sempre ricevuto l’appoggio accademico dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. La motivazione nasce dalla VIII Assemblea Plenaria del Sinodo dei Vescovi tenutosi a Roma nell’ottobre 1990, che poi diede come frutto, l’Esortazione Apostolica di San Giovanni Paolo II Pastores Dabo Vobis sulla formazione dei candidati al sacerdozio. Già allora si era constatato che , soprattutto in Africa, Asia e nell’America Latina, non mancavano le vocazioni, tuttavia mancavano educatori per dare la dovuta formazione a questi futuri sacerdoti. Ecco che allora il corso nasce per dare  risposta a tale vuoto.

Gli obiettivi formativi seguono molto da vicino gli orientamenti della Pastores Dabo Vobis dove si considerano quattro grandi dimensioni della vita e della formazione dei sacerdoti: quella spirituale, che è centrata nella relazione di amore esclusivo e pieno di passione a Cristo e alla Chiesa; quella pastorale-apostolica che prepara il sacerdote a portare il Vangelo alla gente della propria epoca; quella umana che è la base per un’ulteriore azione dello Spirito Santo; e finalmente la dimensione intellettuale che dà al sacerdote la capacità di testimoniare con la forza di una fede che si apre alla ragione, l’intima convinzione della sua personale adesione a Cristo e al Vangelo. Queste grandi dimensioni sono trattati da docenti dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum: P. Gonzalo Miranda (principi formativi fondamentali), P. Edward Mcnamara (formazione liturgica), P. José Enrique Oyarzún (formazione intellettuale), P. Michael Ryan (formazione pastorale). Si tratta anche il tema della formazione alla comunione (P. Alex Yeung, che è anche il coordinatore accademico del corso).  Mons. Jorge Patrón Wong, segretario della Congregazione per il Clero, sezione seminari dedicherà un intero giorno ad approfondire il tema della formazione pastorale. Il corso è preceduto da cinque giorni di esercizi spirituali che sono stati predicati da P. Agustín de la Vega e ha una durata di un mese. Per cui si tratta veramente di un vero impegno formativo sia  per gli organizzatori che per i partecipanti.

Quali sono i temi particolari di questo anno e gli altri relatori?

I temi fondamentali sono strutturati a partire dalla Pastores Dabo Vobis, ma non si può ignorare il magistero pontificio così ricco che viene in seguito, sia dallo stesso San Giovanni Paolo II, che dal Papa emerito Benedetto XVI e da Papa Francesco che, con la sua Evangelii Gaudium ci ha aperto questa grande dimensione della gioia nell’evangelizzare in una Chiesa che è sempre “in uscita”.

Ogni anno il corso dedica un seminario ad una materia specifica; l’anno scorso era stata scelta la psicologia, mentre quest’anno si è scelto il tema La leadership e il lavoro di squadra tra i formatori, allo scopo di creare un’unica comunità formativa nei seminari, frutto di un autentico spirito di comunione, dove l’autorità è un servizio e non un privilegio. I relatori di questo seminario sono il prof. Pablo Cardona e Mons. Jorge Ignacio Munilla vescovo di San Sebastián (Spagna).

Quest’anno, in modo specifico, si sono trattati o si tratteranno i temi di grande importanza come le adeguate relazione tra il clero secolare e clero religioso (Mons. Francisco Rodríguez Carvalho, segretario del dicastero per la Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica), la psicologia della vita affettiva e sessuale (Mons. Tony Anatrella), la distinzione tra foro interno e esterno (P. Gianfranco Ghirlanda), la spiritualità del sacerdote diocesano (Mons. Juan Esquerda Bifet), la promozione delle vocazioni (P. Hernan Jiménez), la gestione del seminario (Mons. Mario Marchesi, e P. Guillermo Cárdenas), la teoria del gender (Prof. Ssa Marta Rodríguez), il profilo psico-pedagogico dei formatori (Prof. ssa Laura Salvo); Santa Teresa d’Avila e il sacerdote (P. Juan Carlos Ortega), l’uso dei mass media (P. Jorge Mugica), la cura per mantenere ambiente sicuri (P. Benjamin Clariond).

Il carattere internazionale del corso contribuisce, oltre che ad una crescita sotto il profilo accademico, anche ad un arricchimento umano?

Sì, questo corso ad ogni edizione si fa sempre più internazionale. Quest’anno si contano ben 78 formatori tra Rettori e Direttori Spirituali provenienti dai cinque continenti e da 36 paesi diversi e, per usare il linguaggio di papa Francesco, molti provengono dalle “periferie” del mondo: Filippine, India, Pakistan, Isole Figi, tanti paesi africani e tanti altri luoghi, dove mancano i mezzi essenziali di sussistenza tanto più quindi una vera formazione.

A che punto è la formazione sacerdotale oggi?

Dopo 25 anni d’esperienza di questo corso, frequentato da più di 2000 allievi e ben 80 nominati vescovi, mi sembra di ancora grande attualità e urgenza la formazione dei formatori dei seminari. Il sacerdote di ieri e di oggi deve essere un innamorato di Cristo, un discepolo che è pastore con odore di pecore, un servo del popolo di Dio, un uomo pieno di zelo per il Vangelo di Gesù da proclamarlo a tutti ma specialmente a chi è più escluso, a chi ha più bisogno materiale o spirituale.

Volendo trarre un bilancio, seppur parziale, questa edizione in che modo si contraddistingue dalle altre?

Un elemento da sottolineare quest’anno, oltre allo spiccato carattere internazionale, che diventa esperienza della cattolicità e della comunione in vicinanza con il Successore di Pietro, è l’impegno serio di questi formatori ad essere all’altezza della loro missione specifica. Questo è di importanza capitale in quanto, come ben sappiamo, ogni seminario rappresenta il futuro di ogni diocesi. La loro partecipazione ai dibattiti, alle tavole rotonde e alla diverse attività, specialmente il loro fervore nella mattutina concelebrazione eucaristica e nella quotidiana adorazione eucaristica, è il riflesso della loro volontà di compiere la esigenze missione che la Chiesa gli affida con responsabilità e passione.

 

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ZENIT Staff

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