“Profondo rammarico e preoccupazione”: sono i sentimenti espressi dagli uffici di rappresentanza dell’Unione Europea (UE) a Gerusalemme e Ramallah per la decisione presa, lo scorso 8 luglio, dalla Corte suprema israeliana di autorizzare il proseguimento della costruzione del Muro di separazione nella Valle di Cremisan.
In un comunicato del 10 luglio, pervenuto all’agenzia Fides, si legge: “Se verrà costruita, questa barriera restringerà severamente l’accesso di 58 famiglie palestinesi alle proprie terre, e avrà conseguenze profonde sulle loro vite. Inoltre la decisione comporterà un’ulteriore usurpazione di terra palestinese nell’area adiacente a Betlemme, in una zona già pesantemente colpita dall’espansione degli insediamenti di coloni”. Le famiglie palestinesi direttamente penalizzate dalla decisione della Corte suprema israeliana sono tutte cristiane.
Nel comunicato delle rappresentanze dell’UE e Gerusalemme e Ramallah si ricorda anche che l’Unione Europea aveva appoggiato il parere consultivo con cui la Corte Internazionale di Giustizia, già nel luglio 2004, aveva definito “illegale” la costruzione del Muro di separazione su terreni arbitrariamente e unilateralmente confiscati.