"N" come Natura

Nella Laudato si’, papa Francesco ribadisce la funzione dell’uomo non come padrone ma come custode del creato

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L’enciclica di papa Francesco Laudato si’ ha riaffermato e approfondito la riflessione cristiana sulla natura, con le conseguenze pratiche del rapporto che l’uomo deve avere con essa. Quella che è stata definita “ecologia cristiana” ha dei ben precisi fondamenti nella Scrittura e nella bimillenaria tradizione della Chiesa. Il rapporto dell’uomo con la natura – come ha acutamente descritto il Papa nella sua lettera – si fonda nel suo rapporto con Dio Creatore.

Nella visione biblica, il cosmo è un elemento essenziale dell’identità dell’uomo nel mondo. L’uomo ha la sua signoria sul mondo ma questa è soggetta alla superiore signoria di Dio. Da qui nasce, da un lato, la relativizzazione della natura rispetto a Dio, dall’altro la sua valorizzazione come Sua opera e quindi messaggio preciso per l’uomo, chiamato ad ascoltare in essa un’eco della Parola divina di cui è frutto. Nella Bibbia creazione e salvezza sono due aspetti inscindibili dell’azione di Dio: la prima è l’inizio permanente della seconda, il terreno vitale, e non solo strumentale, in cui mette la sua base l’azione di Dio.

L’uomo non è visto, come nel dualismo greco, come un composto di anima e corpo, ma come una unità in cui lo spirito (rapporto con Dio), l’anima (soggettività aperta) e il corpo (relazione con i propri simili e con la natura) sono diversi aspetti della totalità dell’uomo. In questa visione, l’ascesi biblica non nasce dalla lotta dello spirito contro il corpo e la materia ma dalla necessità di ordinare, faticosamente dopo il peccato, le relazioni con le creature secondo le esigenze dello Spirito, cioè nel rispetto della volontà di Dio.

Un altro aspetto dell’unità della visione biblica è nella continuità tra l’atto creativo iniziale e la cura continua di Dio per tutte le sue creature. L’uomo non è il dominatore della natura ma il suo custode.

La Genesi mostra l’uomo partecipe della dignità del Creatore, che si prolunga attraverso la custodia e il dominio; ma questo antropocentrismo biblico non vuole certo dare carta bianca per lo sfruttamento; la signoria dell’uomo, vertice del creato, deve essere in armonia con quella di Dio, cioè basata sulla sapienza e sull’amore di Dio stesso, secondo l’immagine divina ricevuta.

Nella preghiera biblica, tutto il Creato canta le lodi di Dio, ne esprime la sapienza, la grandezza e la bontà. E l’uomo è invitato ad associarsi al coro delle altre creature per lodare all’unisono il comune Signore. Questo “associarsi” significa anche ascoltarne la voce, perché le cose non sono semplicemente oggetti d’uso, ma sono anche creature ricche di significati che aiutano l’uomo a cogliere e a realizzare la propria missione nel mondo, che lo spingono a cogliere i valori in esse racchiusi, assumendoli nei progetti di crescita personale, di sviluppo sociale, di umanizzazione del mondo.

La visione del Nuovo Testamento mette ancora più in chiaro la partecipazione della natura al grande disegno d’amore del Padre, che ha al centro Gesù. Il mondo è creato in Cristo e per Cristo; San Paolo e San Giovanni affermano con forza l’unità del piano divino di creare e salvare il mondo. Il fatto che al centro del disegno di Dio ci sia la sua venuta nella natura umana, dà la massima dignità alla materia, assunta nel corpo di Cristo come luogo privilegiato in cui Dio si comunica all’uomo: in un volto di carne brilla la gloria di Dio. Per la tradizione orientale l’incarnazione del Verbo è il trionfo di tutta la creazione. Nello splendore di Gesù, San Paolo intravede il destino a cui Dio chiama non solo l’uomo ma anche l’universo intero, che non è visto come qualcosa da demolire ma come un tutto solidale con l’uomo che avrà parte con lui nella vita eterna. Un’ulteriore conferma della dignità delle realtà create, viene dalla fede nella risurrezione dei corpi. Un corpo capace di vita eterna era una prospettiva completamente estranea all’umanesimo greco ma esprime bene la visione cristiana della salvezza che abbraccia tutti gli aspetti della creazione.

Il Magistero della Chiesa ha voluto – con papa Francesco – sottolineare questi aspetti fondamentali del rapporto dell’uomo con la natura e con il Creato ma già San Giovanni Paolo definiva la natura come “una realtà, bella e ordinata, dono di Dio all’uomo, imprescindibile per il suo sviluppo individuale e sociale”. L’uomo, di conseguenza, è chiamato a coltivare e custodire il giardino del mondo; l’essere umano ha una specifica responsabilità circa l’ambiente vitale, in rapporto non solo al presente, ma anche alle generazioni future. La dottrina cristiana fornisce una definizione chiara e pienamente fruibile dell’ambiente, inteso come “casa” e, allo stesso tempo, “risorsa” dell’uomo. Gli uomini devono imparare a resistere alle tentazioni di una conoscenza non più intesa come sapienza e contemplazione che consente di penetrare il mistero della creazione ma come potere sulla natura, vista come un insieme di risorse non animate da sfruttare in nome del profitto. Su tale visione deve vincere quella di una natura vista nell’accezione francescana, come la casa di un uomo che rispetta ed ama le creature con cui vive. La fiducia che la Chiesa pone nell’uomo, nella sua responsabilità superiore, costituisce altresì un invito a prendere le distanze da quelle ideologie ambientaliste che, teorizzando l’esaurimento imminente delle risorse ambientali, invocano, come soluzione finale, la repressione nella natalità nei paesi poveri ed in via di sviluppo. Affermando che non è accettabile una considerazione egualitaria della dignità di tutti i viventi rileva come un eco-pessimismo di ispirazione ecocentrica, limitandosi ad una visione della biosfera intesa come un’unità biotica di valore indifferenziato, viene ad eliminare ogni differenza ontologica tra l’uomo e gli altri esseri viventi.. Occorre una solidarietà aperta e comprensiva verso tutti gli uomini, una solidarietà fondata sul rispetto della vita e sulla promozione di risorse sufficienti per i più poveri e per le generazioni future. L’auspicio è, quindi, di non confondersi con facili ritorni alla natura, opponendo ad una venerazione neo-pagana della Madre Terra, una visione unica del creato, dove risalti la responsabilità superiore dell’uomo verso le altre forme del creato. La difesa dell’ambiente, quindi, si concretizza in un impegno etico volto a difesa della vita e della salute, specialmente nelle popolazioni più povere e in via di sviluppo e non deve servire a pretesto per riproporre politiche neo-malthusiane di controllo delle nascite e dello sviluppo. 

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Paolo Gulisano

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