“Il diritto di cercare Dio e di conseguenza ispirare alla fede la propria condotta è una libertà dell’essere umano e delle comunità di credenti che non può essere marginalizzata o esclusa dal vivere sociale, magari in nome di una tolleranza o nel timore di derive fondamentaliste”. È uno dei passaggi più forti dell’intervento di oggi di mons. Antoine Camilleri, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, all’High Level Informal Meeting dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), a Helsinki.
“Il diritto alla libertà religiosa – ha sottolineato il presule nel suo discorso riportato da L’Osservatore Romano – è un ambito che impone un ripensamento nell’attuale contesto interno e internazionale, di fronte a una cultura che sembra ritenere superfluo il credere e la dimensione religiosa, relegati ad atti di culto o a riti celebrati su concessione delle autorità, evitando un loro inserimento nella sfera pubblica”.
Camilleri ha sottolineato anche l’importanza dell’adozione, avvenuta 40 anni fa, dell’Atto finale di Helsinki da cui è nato l’Osce e che ha permesso la costituzione di “un meccanismo di regole, istituzioni e programmi che con perseveranza e grande impegno è riuscito a determinare decisioni importanti a vantaggio di persone, popoli e Stati”. “Oggi come allora – ha aggiunto – la Santa Sede non cessa di ribadire la validità di quanto è stato realizzato ricordando che obiettivo dell’Atto finale non è una pace astratta, ma una ‘strategia di pace’ fondata sulla sicurezza tra le Nazioni, ispirata dal rispetto della dignità umana in tutte le sue dimensioni e garantita da una reale cooperazione e coesione sociale”.
Proprio questo concetto di unità della famiglia umana sta alla base dell’Europa. Pertanto occorre rafforzarlo, ha sottolineato il sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, ricordando i punti cardinali di tale visione. Ovvero: “La tutela della centralità della persona umana con i suoi diritti” e “una cooperazione fondata sulla solidarietà e la sussidiarietà, e un effettivo rispetto per l’ambiente naturale e umano”.
In tale contesto s’inserisce il diritto alla libertà religiosa perché – ha concluso Camilleri – “i credenti possono essere una risorsa positiva per la vita delle nostre società in quanto portatori di una retta coscienza”.