Un grande amore che attraversa la storia

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 10,1-7

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Lettura

Il capitolo decimo del Vangelo di Matteo contiene il secondo discorso di Gesù. Il primo, quello detto “della montagna” (capitoli 5-7), era rivolto soprattutto alle folle. Il brano di oggi è l’inizio del discorso che Gesù rivolge agli Apostoli e ne sono elencati i nomi. È la prima volta che compare l’espressione “dodici”, tante quante erano le tribù di Israele. Li sceglie per farne annunciatori e testimoni qualificati del suo regno. Gesù li invia in missione con poteri taumaturgici, commosso dalle folle disorientate, «stanche e sfinite», disperse come «pecore senza pastore», guidate da falsi maestri, come già al tempo dei profeti (cfr. Ez 34,1-31). I rimproveri di Gesù sono riferiti da Matteo nel capitolo 23.

Meditazione

È ricco di commozione il momento della scelta e del mandato. Per Gesù non è l’inizio di una società organizzata di tutto punto. Quelli che vedono un Gesù buono e compassionevole, vicino alle folle, non salutano una Chiesa-struttura, bensì l’arrivo di un regno di giustizia, di amore e di pace, che è sempre presente, con nomi, culture, sensibilità diverse e anche con uno “che poi lo tradì”. Invero, è più difficile gestire la misericordia, che non l’ossequio, a volte cortigiano, di una Chiesa distributrice di incarichi, di onori e di carriere. I Dodici non partono come generali, ma con poteri spirituali, come annunciatori, nel tempo, di una nuova alleanza tra Dio e il suo popolo. Desideriamo sentirci dire, dagli uomini di Chiesa, che Egli ci ama, che è dalla nostra parte, che guarisce le piaghe del nostro spirito: siamo peccatori smarriti. Gesù ha promesso di essere sempre con noi. Di fatto lo è nella sua Parola, nell’Eucaristia, con il suo Spirito che ci guida alla Verità tutta intera, nella sua Chiesa. L’impresa degli Apostoli sembra essere disperata. Nel vortice di una società dai mille volti, disgregata, la storia costruisce e travolge: ogni tradizione si sgretola. Le nuove generazioni avanzano in tutti i campi e, con loro, anche gli irrequieti innovatori profetici, spesso sprovveduti. Ma poi? Dalla venuta di Cristo in avanti, qualcosa è destinato a rimanere per sempre, secondo i piani di Dio: è il suo Regno d’amore. Tutto sta nell’osservare i suoi comandamenti per “rimanere nel suo amore”. Le apparenze burocratiche, se troppo importanti, sono come il velo di un fantasma. A noi, come ai Dodici, spetta dire che la carità c’è e che «i confini della Chiesa attraversano il cuore di ogni uomo» (Card. Journet).

Preghiera

La tua Chiesa, Signore, è santa nonostante i peccati dei suoi figli, ma ci sono in noi zone non ancora raggiunte dalla tua grazia. Aiutaci a crescere nella santità perché la Chiesa, sacramento universale di salvezza, manifesti e attui nel mondo il mistero del tuo amore.

Agire

Voglio evitare le critiche non costruttive e guardare maggiormente a tutto il bene presente nella Chiesa.

Meditazione del giorno a cura di mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia-San Remo, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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