“La vita, la terra e il creato è un dono dato da Dio affinché con Lui possiamo farlo nostro. Dio non vuole un creato per sé, per guardare sé stesso. Tutto al contrario. Il creato è un dono che dev’essere condiviso”.
Lo ha detto Papa Francesco nell’incontro con il mondo della scuola e dell’università, presso la Pontificia Università Cattolica dell’Ecuador a Quito.
Secondo il Pontefice con il suo parlare per parabole Gesù cercava di arrivare al cuore dell’uomo, al suo ingegno, alla sua vita, affinché questa dia frutto.
Il Creatore ha affidato agli umani le sementi, la terra, l’acqua, il sole e anche un invito, far parte della sua opera creatrice e gli dice: “coltiva!”.
Ma non basta, il Creatore invita anche a prendersi cura e custodire il creato.
Il Papa ha spiegato che questo non significa solo la cura del creato ma soprattutto prendersi cura degli esseri umani, soprattutto dei più poveri e maltrattati.
Citando la Laudato si’, Francesco ha ripetuto: “L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale”.
Però, così come ci sono processi di degrado, possono esserci anche realtà in cui gli umani “si sostengono e si possono trasfigurare”.
In questo contesto universitario il Pontefice ha invitato a pensare alle scuole come ad un vivaio, “una possibilità, terra fertile che dobbiamo curare, stimolare e proteggere. Terra fertile assetata di vita”.
Ha quindi invitato le famiglie, le scuole, i docenti ad aiutare i giovani a non identificare il diploma universitario come un sinonimo di status più elevato, soldi, prestigio sociale, bensì a realizzare le comunità educative per la costruzione della cittadinanza e della cultura.
“Non basta fare le analisi, la descrizione della realtà – ha sottolineato – è necessario dar vita ad ambiti, a luoghi di ricerca vera e propria, a dibattiti che generino alternative ai problemi esistenti, specialmente oggi”.
In particolare papa Francesco ha invitato le Università, le istituzioni educative, i docenti e gli studenti, a rispondere a questa domanda: “perché abbiamo bisogno di questa terra? Dov’è tuo fratello?”.
Il Vescovo di Roma ha concluso invocando lo Spirito Santo a non abbandonarci per ispirarci e accompagnarci, per trovare nuovi modi di vita: “Che sia Lui il nostro maestro e compagno di viaggio!”.