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Su vita e famiglia gli americani la pensano come il Governo del Texas

Dopo la disputa sulle nozze omosessuali, nuova polemica tra Texas e Corte Suprema riguardo la chiusura delle cliniche abortiste. In tutto il Paese, intanto, cresce la cultura ‘pro-life’

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Quello in atto tra il Texas e la Corte Suprema degli Stati Uniti è sempre più simile a un duello a distanza sui temi della vita e della famiglia. Dapprima il Procuratore Generale texano Ken Paxton ha deciso che i funzionari pubblici del suo Stato potranno negare i matrimoni omosessuali – imposti dai giudici in tutto il territorio nazionale con una sentenza del 26 giugno – in nome della “obiezione di coscienza per motivi religiosi”.

Quasi fosse una reazione a questo gesto di disobbedienza, lunedì scorso la Corte Suprema, con 5 voti a favore e 4 contro, ha bloccato temporaneamente la chiusura di almeno dieci cliniche (su 19) che praticano gli aborti in Texas. La decisione, entrata in vigore lo scorso primo luglio, neutralizza così il blocco degli ambulatori abortisti deciso dal Governo del Texas poiché il loro adeguamento agli standard ospedalieri avrebbe comportato “tasse per milioni di dollari” per consentire le interruzioni di gravidanza.

Le cliniche potranno restare aperte almeno sino a quando la Corte Suprema non deciderà di esaminare il caso che riguarda due articoli di una legge del Texas, proposta dal Governo e approvata dal Parlamento nel 2013, la quale impone che gli aborti siano effettuati in chirurgia ambulatoriale o in mini ospedali dagli standard di sicurezza molto elevati, a tal punto da rendere necessari investimenti per milioni di dollari.

Molte di queste cliniche, non avendo i fondi per adeguarsi, si sono trovate così costrette a chiudere i battenti. Dopo l’entrata in vigore della norma, è già avvenuta una drastica riduzione dei centri che praticano aborti: erano 41 nel 2012, oggi sono 18 e rischiano a breve di diventare ancor meno. Di qui la protesta degli attivisti pro-choice, che si era tuttavia infranta lo scorso 9 giugno dinanzi la sentenza della Corte d’appello federale di New Orleans, la quale aveva considerato legittima la norma.

Nel giro di tre settimane la situazione si è però ribaltata. La discordante decisione della Corte Suprema ha elargito nuova linfa agli oppositori delle restrizioni all’aborto. Gli obiettivi dei fotografi hanno indugiato, nei giorni scorsi, sui nugoli di attivisti riuniti sotto la sede della Corte Suprema che prima brandivano cartelli contro la legge del Texas e poi, dopo la sentenza, alzavano le braccia al cielo in segno di vittoria.

Immagini che hanno fatto il giro dei media di massa in tutto il pianeta ma che potrebbero tuttavia trarre in inganno. Al di là di quanto stabilito dai giudici, infatti, gli americani sono nient’affatto soddisfatti nei confronti delle leggi sull’aborto, perché le vorrebbero meno permissive e con maggiori limitazioni.

Uno studio condotto dalla società di sondaggi Gallup dimostra che ad inizio 2015 solo il 34% degli americani si ritiene favorevole alle attuali politiche sull’interruzione di gravidanza negli Stati Uniti. Il calo si è iniziato a registrare dal 2012, anno in cui il consenso si aggirava intorno al 39%. Significativo che tra il 2002 e il 2008, quando il presidente era il repubblicano George W. Bush e le politiche nazionali sull’aborto erano più restrittive, circa il 43% dei cittadini si diceva bendisposto rispetto a questo atteggiamento delle Istituzioni.

Per fugare ogni dubbio, i sondaggisti hanno chiesto se l’insoddisfazione sia dovuta al desiderio che le leggi siano più o meno rigorose. Ebbene, il 24% degli intervistati si dichiara insoddisfatto perché vorrebbe leggi più severe, a fronte di un 12% che esprime invece il proprio favore affinché vi sia maggiore permissivismo.

Risultati, quelli del sondaggio in questione, che fanno il paio con il crescente successo della Marcia per la Vita. Lo scorso 22 gennaio, una folla enorme (500mila persone) ha sfilato per le vie di Washington, in occasione dei 42 anni dalla sentenza Roe contro Wade, che nel 1973 aveva obbligato tutti gli Stati a prevedere l’aborto volontario, fino a quel momento considerato reato in gran parte del Paese.

Corsi e ricorsi storici. Ancora oggi, sono le decisioni dei magistrati ad accendere la passione pro-life del popolo americano. In questo duello con le toghe della Corte Suprema sui temi di vita e famiglia, il Governo del Texas gode di un sostegno che travalica i confini del suo Stato.

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Federico Cenci

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