Dopo ripetuti inviti e altrettante mie difficoltà ad accettare, finalmente Andy fissa a casa sua un buon pranzetto che vuol essere un’occasione per fare, con i cinque componenti la famiglia, quelle due chiacchiere in cui sua madre ha molta fiducia.
Arriviamo puntuali a quel pranzo che desidererei “alla buona” (poter, cioè, mangiare quel che si trova, quel che passa il convento) ma invece t’accorgi del lavoro a cui si sottopone la “cuoca” Fernanda. Più che per fare bella figura, è proprio tutta venerazione riconoscente per l’ospite.
Lasciata la macchina davanti alla casa, scendiamo e, prima di entrare, mi soffermo incantato sul gradino esterno della porta d’entrata. Osservo un fiorellino spuntato tra le fessure del marmo. “Che meraviglia, signora, questo fiore!”. Quasi in tono di rimprovero mi redarguisce: “Ma come!?!…e non mi dice nulla del giardino che mi ruba tanto tempo, mi dà tanto lavoro, per curare le aiuole e per liberare i fiori dalle erbacce!?!.”
“Mi incanta questo fiore da nessuno seminato, da tutti, disprezzato come erbaccia da strappare quanto prima, …ma per me è più bello degli altri ben curati nelle aiuole. E’ un inno alla libertà, un canto alla forza della vita, è la bandiera della “gratuità”.
Soffermandoti ad ammirarlo, t’accorgerai di essere ben circondato, onorato dalla bellezza non coltivata da te, più che dalla tua opera in cui perdi tanto tempo e spendi energie e denaro. E’ un tocco di Colui che t’ama senza chiederti nulla.
Ciao da p. Andrea
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