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Il Papa in America Latina, che Wojtyla definì il "continente della speranza"

In un’intervista al CTV, il Segretario di Stato Pietro Parolin traccia una panoramica del viaggio del Papa in Ecuador, Bolivia e Paraguay, i prossimi 5-13 luglio

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È carico di speranze il viaggio che dal 5 al 13 luglio porterà Francesco in America Latina, dove toccherà tre paesi – Ecuador, Bolivia, Paraguay -, volerà per sette volte in aereo, pronuncerà 22 discorsi, e annuncerà “la gioia del Vangelo” (filo conduttore del viaggio) davanti a oltre un milione di persone.

Non poteva essere altrimenti per quello che già Giovanni Paolo II definì, visitandolo più volte, “il continente della speranza”. Una espressione rimasta agli annali, ricordata con emozione dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, in una lunga intervista concessa oggi al Centro Televisivo Vaticano alla vigilia del “più lungo viaggio” del pontificato di Bergoglio.

Per capirne l’importanza, il porporato richiama proprio alle parole del santo Papa polacco, che Francesco stesso ha citato nella Messa nella Basilica di San Pietro, il 12 dicembre 2014, in occasione della solennità di Nostra Signora di Guadalupe: l’America Latina come “continente della speranza”. “Da essa – evidenzia Parolin citando direttamente le parole di Wojtyla – si è attendono nuovi modelli di sviluppo che coniughino tradizione cristiana e progresso civile, giustizia ed equità con riconciliazione, sviluppo scientifico e tecnologico con saggezza umana, sofferenza feconda con gioia speranza”.

Questa è dunque “la fisionomia” della terra che il Santo Padre si appresta a visitare. Terra che può offrire nuovi impulsi alla Chiesa e alla politica mondiale, come rileva l’intervistatrice Barbara Castelli. “Il continente latino-americano è un continente in movimento – conferma infatti il Segretario di Stato – dove sono presenti trasformazioni, cambiamenti a livello culturale, a livello economico, a livello politico”, che, durante questi decenni, in una “fase positiva”, hanno permesso a molte persone di emergere dalla povertà estrema miseria e “di incorporarsi progressivamente anche nel ceto medio”.

Il cardinale denota al contempo “accentuati fenomeni di urbanizzazione” o altri legati, da un lato, alla globalizzazione, dall’altro alla “progressiva secolarizzazione della società latino-americana”, davanti ai quali la Chiesa “ha scelto la via della conversione pastorale” e “dell’impegno missionario”, in una forma che “può diventare anche paradigmatica per molte altre parti del mondo”.

Tutto ciò è espresso pienamente nel Magistero del Papa, che “fonda le sue radici” sul documento di Aparecida e ai suoi riferimenti al primato della grazia, alla misericordia e al coraggio apostolico. Riferimenti proposti ora da Papa Francesco all’intera Chiesa universale.

Da un punto di vista politico, Parolin definisce invece l’America Latina come un “laboratorio, dove si stanno cercando e si stanno sperimentando nuovi modelli di partecipazione, forme più rappresentative” che diano voce a fasce di popolazione finora non sufficientemente ascoltate. “Una via – spiega – è la ricerca di una via propria alla democrazia, che tenga conto delle peculiarità di questi Paesi e che sappia coniugare la partecipazione di tutti: quindi il pluralismo; quindi le libertà, le libertà fondamentali; e quindi il rispetto dei diritti umani”.

Soffermandosi poi più nel dettaglio sulle tre tappe che affronterà il Pontefice, il cardinale Segretario di Stato parla della Chiesa in Ecuador, che – dice – è oggi chiamata a far fronte comune contro quelle ‘colonizzazioni ideologiche’ che tendono a sovvertire l’ethos e le tradizioni delle popolazioni.

A tal proposito, Parolin ricorda una lettera pastorale diffusa lo scorso anno dalla Conferenza Episcopale ecuadoriana, in cui i presuli “hanno cercato di descrivere quale sia il ruolo della Chiesa nella società e hanno cercato di definire anche cosa si intenda per una sana laicità, per una vera laicità”. “La Chiesa domanda soltanto la possibilità di esercitare la propria missione, che contribuisce al bene della società, che contribuisce al dibattito democratico, che contribuisce alla promozione di ogni persona umana e soprattutto dei gruppi più vulnerabili”, rimarca il cardinale.

Passa poi ad analizzare la tappa in Bolivia, dove il Papa sarà accolto dal presidente Evo Morales, con il quale condivide diverse preoccupazioni come l’attenzione ai poveri o la tutela ambientale. In terra boliviana, Bergoglio avrà modo dunque di ribadire questi forti inviti già chiaramente espressi nella recente enciclica Laudato Si’: la salvaguardia del creato, la giustizia sociale; la ricerca di “una pace che sia rispettosa dei diritti di tutti”. Ma anche “l’invito a una società che sia più inclusiva dei poveri, alla lotta contro le forme estreme di povertà perché sia riconosciuta la dignità di ogni persona”.

Inoltre, sottolinea Parolin, il Santo Padre porrà all’attenzione mondiale la questione del “rispetto di quella che è l’identità culturale di ogni Paese, contro questa tendenza della globalizzazione a uniformare tutto”, per evitare anche che “i rapporti sociali siano commercializzati”.

Infine, la terza tappa del viaggio, il Paraguay, dove Papa Francesco – ricorda l’intervistatrice – si recherà come “missionario”, secondo la definizione dei vescovi del paese. Lì, a pochi passi dalla sua Argentina, il Papa porrà al centro il tema della famiglia, inserendosi così nel cammino catechetico e missionario delle Chiese locali, centrato in questo triennio soprattutto sulla famiglia.

“Una famiglia che rispecchia la famiglia latinoamericana, quindi che ha tanti valori”, chiosa il cardinale Parolin, spiegando che “in Paraguay le famiglie sono ancora solide e numerose” e che esso “è uno dei paesi più giovani del mondo”. Nel paese, inoltre, è molto forte l’impegno “a livello costituzionale per il rispetto della vita, dal suo inizio alla sua fine”, dice.

Anche se non mancano le “debolezze”. Tra queste, ad esempio, “le famiglie unigenitoriali, dove la mamma è sola e praticamente porta tutto il peso della famiglia”. O la disoccupazione e la sottoccupazione, che “evidentemente – riferisce il cardinale – compromette la stabilità e la vita normale delle famiglie”. Senza dimenticare poi la piaga della droga, “che destabilizza molte famiglie”.

Ebbene, proprio di fronte a questi scenari spesso cupi, il Papa – assicura il Segretario di Stato – sarà “una presenza di vicinanza a tutte le famiglie, soprattutto a quelle che soffrono per uno di questi motivi”, nonché un “incoraggiamento per andare avanti”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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