Ai milioni di pellegrini che ogni anno affollano il Santuario di Fatima se ne aggiungerà uno speciale nel 2017. Si tratta di Papa Francesco che si recherà alla Cova da Iria in occasione del centenario delle apparizioni della Vergine ai tre pastorelli.
La notizia era già filtrata qualche giorno fa attraverso alcuni organi di stampa; ha quindi trovato conferma attraverso una dichiarazione pubblica di mons. Antonio Marto, vescovo di Leiria-Fatima, ricevuto sabato scorso dal Pontefice in udienza privata.
Come si legge nel testo – pubblicato sul sito web della diocesi portoghese e del Santuario di Fatima, ripresa dall’agenzia Ecclesia -, Francesco ha risposto all’invito del presule dicendo che avrebbe voluto recarsi al Santuario entro due anni. Sempre “se Dio mi dà vita e la salute”, ha aggiunto il Papa, autorizzando la divulgazione della sua intenzione.
Sempre secondo quanto riferito dalla dichiarazione pubblica, durante l’udienza, mons. Marto ha consegnato al Papa un’offerta in denaro del Santuario da destinare “alle azioni di aiuto ai poveri”. Un gesto che ha “particolarmente toccato” Bergoglio. Il vescovo ha poi ringraziato il Papa per “la nuova fase di gioia e freschezza che il suo pontificato ha portato alla Chiesa”.
In tanti avevano già invitato il Pontefice a visitare il Santuario mariano, e nel mese di febbraio, il patriarca di Lisbona Manuel Josè Macario do Nascimento Clemente, creato cardinale nel recente Concistoro, ha rivelato che in Vaticano c’è la certezza “quasi assoluta” che Francesco si sarebbe recato in Portogallo nel 2017, per i 100 anni delle apparizioni. “Speriamo che venga”, aveva detto ai giornalisti. Desiderio avverato. Per ora tuttavia non si ha una data esatta del viaggio del Pontefice, probabilmente verrà decisa dopo la messa a punto del piano delle celebrazioni per il centenario.
Francesco rinforzerà, dunque, il legame che da sempre unisce i Papi e il celebre luogo di culto mariano, dove la Vergine Maria apparve, tra il 13 maggio e il 13 ottobre del 1917, a tre piccoli pastori, i fratelli Francisco e Giacinta Marto (9 e 7 anni) e la loro cugina Lucia dos Santos (10 anni). La Chiesa cattolica proclamò il carattere soprannaturale delle apparizioni nel 1930, autorizzandone il culto.
Il primo Papa a visitare Fatima fu Paolo VI nel 1967, in occasione del 50° anniversario della prima apparizione; Giovanni Paolo II vi si recò tre volte: 1982, 1991 e 2000; infine Benedetto XVI nel 2010.
Il nome e il pontificato di Wojtyla, in particolare, si legano al culto di Fatima. Fu per volontà del Papa polacco infatti che venne svelato, nel 2000, la terza parte del “segreto”, ovvero le tre rivelazioni che la Vergine consegnò agli umili pastorelli, ancora bambini peraltro analfabeti.
La prima riguardava la visione dell’inferno e parlava – come testimoniò Suor Lucia – di “un grande mare di fuoco, con demoni e anime”. La seconda invece avvertiva dell’inizio di “una guerra ancora peggiore di quella in corso”, che la suora identificò nel secondo conflitto mondiale e descrisse come “guerra atea, contro la fede, contro Dio, contro il popolo di Dio. Una guerra che voleva sterminare il giudaismo da dove provenivano Gesù Cristo, la Madonna e gli Apostoli che ci hanno trasmesso la parola di Dio ed il dono della fede, della speranza e della carità”. In questa seconda visione, la Vergine chiedeva inoltre la consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato.
Infine, la terza parte – consegnata da Suor Lucia al vescovo di Leiria nel 1944 in una busta chiusa da aprire, per ordine espresso della Madonna, nel 1960 – che parlava della “uccisione di un vescovo vestito di bianco”. Furono in tanti a pensare che questa profezia si riferisse all’attentato in cui il turco Ali Agca sparò a Giovanni Paolo II in piazza San Pietro, il 13 maggio del 1981.
Lo stesso Wojtyla vide una connessione in questa vicenda che andava al di là della mera coincidenza. Lo confermava il suo più stretto collaboratore, il cardinale Stanislaw Dziwisz, nel libro-intervista di Gian Franco Svidercoschi “Una vita con Karol”, edito da Rizzoli e Lev nel 2007. “Per la verità, a Fatima Giovanni Paolo II non aveva mai pensato nei giorni immediatamente successivi all’attentato. Solo più tardi, dopo essersi ripreso e aver riacquistato un po’ le forze, aveva cominciato a riflettere su quella a dir poco singolare coincidenza”, scriveva l’attuale arcivescovo di Cracovia.
“Alla fine, il Papa si decise. Domandò di poter vedere il terzo ‘segreto’”, conservato allora nell’archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il 18 luglio, poi, il il cardinale prefetto Franjo Seper – raccontava Dziwisz – consegnò due buste a mons. Eduardo Martinez Somalo, sostituto della Segreteria di Stato: l’una conteneva il testo originale di suor Lucia in portoghese, l’altra una traduzione in italiano.
Somalo le portò poi al Gemelli, l’ospedale romano dove il Papa era ricoverato; “una volta letto” il segreto, Giovanni Paolo II “non ebbe più dubbi”. “In quella ‘visione’ aveva riconosciuto il proprio destino”, affermava il suo ‘braccio destro’, “si convinse che la vita gli era stata salvata, anzi, gli era stata nuovamente donata grazie all’intervento della Madonna, alla sua protezione”.
“Una mano ha sparato e un’altra ha guidato la pallottola” è infatti la frase del Pontefice polacco rimasta alla storia. Quella stessa pallottola è incastonata oggi nella corona della statua della Madonna di Fatima.
Nonostante tutto ciò, e nonostante la rivelazione ufficiale, non si sono mai sopite le polemiche circa il terzo “segreto”. C’è chi ritiene che ne esistesse un’altra parte, andata perduta o fatta scomparire, sottolineando una serie di incongruenze fra le testimonianze dei decenni passati e la versione ufficiale.