“Dopo cento anni, la comunità internazionale sta cercando una definizione per il genocidio armeno e ha paura di chiamarlo genocidio perché ne teme le conseguenze legali”. Così il cardinale Bechara Boutros Rai, patriarca di Antiochia dei Maroniti, ha spiegato la riluttanza di nazioni e organismi internazionali a pronunciare la parola genocidio per indicare i massacri pianificati di armeni avvenuti in Anatolia nel 1915.
Le dichiarazioni di Rai – spiega l’agenzia Fides – sono state rilasciate a Erevan, dove il primate della Chiesa maronita si trova per prendere parte alle commemorazioni ufficiali del centenario del Genocidio armeno.
Il porporato non ha citato espressamente la Turchia, la quale esercita pressioni diplomatiche a tutti i livelli e in tutte le direzioni per evitare che la definizione di “genocidio armeno” sia utilizzata dai leader politici e religiosi, dalle istituzioni politiche delle singole nazioni e dagli organismi internazionali.
Rai ha tuttavia ribadito l’urgenza per la comunità internazionale di riconoscere il genocidio armeno “non per rivalersi, ma per evitare il ripetersi di altri genocidi”. “Nessun Genocidio, attacco o massacro può essere giustificato per ragioni economiche, come sta succedendo adesso”, ha aggiunto.
Tra i rappresentanti religiosi presenti alle celebrazioni in corso a Erevan, oltre al atriarca Rai, sono presenti anche il patriarca copto ortodosso Tawadros II e il patriarca siro ortodosso Ignatius Aphrem II. In rappresentanza del Papa è giunta una delegazione della Santa Sede guidata dal cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani.