Tratta delle persone: tanti luoghi comuni da combattere

Secondo quanto emerge dalla Sessione Plenaria dell’Accademia delle Scienze Sociali, le donne non sono soggette soltanto allo sfruttamento sessuale ma anche a quello lavorativo

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Un argomento di sempre maggiore attualità ma ancora poco conosciuto nelle sue dinamiche e viziato dai luoghi comuni. La tratta degli esseri umani è un fenomeno sempre esistito, tuttavia, in epoca di globalizzazione, è opportuno rinnovare l’attenzione su di esso e affrontarlo con più decisione.

Negli ultimi anni, ed in particolare con l’avvento al soglio pontificio di papa Francesco, la Chiesa Cattolica sta assumendo un ruolo di alto profilo, nella lotta alle nuove schiavitù, che è stata oggetto della Sessione Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, che si conclude oggi presso la Casina Pio IV in Vaticano, sul tema Human trafficking: Issues beyond criminalization.

Intervenendo oggi in Sala Stampa Vaticana, la presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, Margaret Archer, ha sottolineato lo sforzo del Santo Padre di affrontare in modo sistematico la piaga della “moderna schiavitù”, come dimostra anche il suo “appello trasversale, ecumenico, interreligioso, che va raccolto da tutti gli uomini di buona volontà”.

Contro la tratta delle persone, tuttavia, sanzionare i responsabili è condizione “necessaria ma non sufficiente”. La professoressa Archer ha quindi affermato la necessità di andare “oltre la criminalizzazione”, mettendo in pratica forme di “prevenzione”, in particolare nei confronti della “domanda”.

In conferenza stampa è intervenuto anche l’economista Stefano Zamagni, docente all’Università di Bologna e membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, che ha sottolineato in primo luogo la modalità di svolgimento della Sessione Plenaria: l’interazione di tre categorie di soggetti – i docenti universitari, gli operatori sociali e i politici – “ha arricchito il dibattito”, ha detto il professor Zamagni.

Tra gli aspetti più significativi emersi dalla Plenaria, l’economista ha evidenziato il fatto che le donne (il 70% delle persone ridotte in schiavitù sono di sesso femminile) diventano oggetto non solo di sfruttamento sessuale ma anche di lavoro forzato.

L’elenco dei luoghi comuni sul fenomeno è comunque lungo, a partire dall’idea che la tratta delle persone sia sempre esistita: ciò è vero, ha spiegato Zamagni, tuttavia va tenuto conto che oggi essa si manifesta “nel contesto della globalizzazione”, con tutti i rischi e le complicazioni che ciò comporta.

C’è poi il nodo legato alla “domanda” nella tratta delle persone, un fattore indubbiamente più influente rispetto all’offerta, secondo Zamagni. “Se qualcuno mi offre un lavoro a tre euro all’ora, devo insospettirmi”, ha commentato l’economista.

Un terzo luogo comune da demolire è quello secondo cui, la tratta delle persone sia un fenomeno che riguarda solo “alcuni segmenti della società”.

Zamagni ha poi stigmatizzato l’etica “libertaria” che sottende molte forme di sfruttamento: in tal senso, si tende a pensare che ogni atto si desideri compiere sia in sé lecito, quando spesso l’alternativa è tra la morte e una qualche forma di schiavitù. “La vera libertà è invece poter scegliere davvero e non tra una gamma ristretta di possibilità”, ha osservato l’economista.

Tra le strategie suggerite da Zamagni figurano l’istituzione di una “agenzia mondiale antitratta” che vigili su tutte le forme di sfruttamento – dalla prostituzione, al lavoro forzato fino alla compravendita di organi – e sull’applicazione degli accordi internazionali, come il Protocollo di Palermo che, pur sottoscritto dal 90% dei governi, non è mai stato ratificato. È poi necessario configurare la tratta degli esseri umani come “crimine contro l’umanità”, mentre oggi esso è sostanzialmente sanzionato da norme di diritto positivo vigenti nei singoli stati.

Ad una domanda riguardante le tragedie degli immigrati nel Mediterraneo, Zamagni ha risposto che non basta arrestare gli scafisti ma è necessario “confiscare i barconi”.

Sul tema dei migranti si è soffermato anche il sociologo Pierpaolo Donati, anch’egli membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e docente all’Università di Bologna. Secondo Donati è necessario superare i pregiudizi e non confondere l’“immigrato illegale” con la “persona schiavizzata”. Se da un lato è vero che i barconi provenienti dal Nord Africa, sono un potenziale “bacino” di futuri schiavi, non è altrettanto vero che, per chi si imbarca, il destino sia già segnato.

Il sociologo ha poi ribadito che “la prevenzione dal lato dell’offerta sortisce pochi effetti”, mentre, al contrario, è molto più utile lavorare sulla domanda, salvando così le potenziali vittime.

Emerge inoltre un “dato preoccupante” di natura etica: la solidarietà offerta alle persone sfruttate, è spesso “superficiale”, nonché carica di “pietismo” e “fatalismo”, pertanto, in tal senso, c’è bisogno di una “rivoluzione culturale”.

Sul fronte del traffico di organi, potrà essere utile incoraggiare una loro donazione e, a tale scopo, la Chiesa può svolgere un “ruolo importante”, ha poi concluso il professor Donati.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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