Sanno cosa sono i diritti umani, tra i più importanti scelgono quello alla vita e quello all’istruzione, tra i più violati in Italia mettono il diritto al lavoro, sono insoddisfatti della formazione ricevuta in proposito. E’ chiaro il quadro che emerge sulla percezione dei diritti umani da parte dei giovani dall’indagine comparata e internazionale condotta dall’Istituto Salesiano di Venezia e, contemporaneamente, dal Ces don Bosco di Madrid e dall’Università Cattolica di Brasilia. Risultati presentati durante il convegno annuale che si è svolto allo IUSVE sabato 18 aprile, aperto dall’analisi Elogio della dignità, condotta da Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale.
Iniziata nel settembre 2013, la ricerca ha coinvolto 315 studenti veneziani di età compresa tra i 18 e i 30 anni, con un’età media di 25, a cui è stato sottoposto un questionario diviso in 4 aree per un totale di 44 domande. Obiettivo: capire che percezione dei diritti umani hanno i ragazzi, ma anche la loro conoscenza del tema e il loro atteggiamento nei confronti della politica e delle attività sociali in genere. Ne è emerso che ben il 90% del campione ha un’idea precisa di cosa siano i diritti umani e che l’80% ritiene siano diritti imprescindibili per l’essere umano. Tra quelli più importanti, gli studenti IUSVE individuano il diritto alla vita (58%), quello all’educazione e all’istruzione (40%) e quello alla salute (38,4%).
Ben il 90,82% degli studenti intervistati ritiene che i diritti umani non siano rispettati nel mondo per tre cause principali: motivi politici (59%), socio-economici (58,7%) e religiosi (38%). Sarà la crisi che ha toccato nel nostro paese tante famiglie, ma la ricerca dice che il diritto più violato in Italia è quello del lavoro (38,1%), seguito dal diritto alla giustizia (25,3%) e da quello all’uguaglianza (18,6%). L’indagine rivela anche che poteri economici, mass media e imprese sono poco sensibili al tema, mentre si accende l’attenzione del volontariato, delle associazioni culturali e di quelle religiose, Chiesa in primis.
Se praticamente tutti gli studenti intervistati si dichiarano fiduciosi sulla possibilità di contribuire a migliorare il rispetto per i diritti umani, il campanello d’allarme scatta sul fronte della formazione: emerge una generale insoddisfazione e si sottolinea la richiesta di avere a cuore fin dall’inizio della scuola l’educazione a questi temi, cosa che potrebbe stimolare anche un maggiore interesse dei giovani alla politica e allo sviluppo di un’etica della responsabilità e della partecipazione. Il primo passo, insomma, per diventare cittadini attivi.
Risultati interessanti su cui l’Istituto Salesiano di Venezia è intenzionato a riflettere per adeguare la propria proposta formativa. “La globalizzazione e la crisi economica – ha spiegato il preside dello IUSVE Arduino Salatin aprendo i lavori – hanno messo in discussione molti fondamenti del vivere insieme. Assistiamo all’aumento di disuglianze, a processi di esclusione, a nuovi conflitti e a molte violazione dei diritti. Vogliamo capire verso dove stiamo andando ed esplorare fino a che punto l’università è in grado di formare la coscienza su questi valori – giustizia, uguaglianza, solidarietà, ambiente – e orientare a una cittadinanza attiva”.
L’Istituo Salesiano di Venezia conta circa 1.800 studenti, 200 docenti, 3 dipartimenti e 6 indirizzi di laurea. Il convegno annuale, giunto alla quinta edizione, si propone come occasione culturale di riflessione per il territorio. Tra le novità di quest’anno: la diretta live via Twitter e, al posto dei consueti workshop pomeridiani, una performance teatrale per sperimentare un linguaggio diverso d’incontro.
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La ricerca è stata condotta dai docenti IUSVE Davide Marchioro, Fabio Benatti, Christian Crocetta e Roberto Albarea. Il convegno è stato seguito con una diretta livetwitting da @IUS_VE #IUSVEhumanrights