"Crimini gravissimi, una piaga nel corpo dell'umanità contemporanea"

Discorso del Papa ai partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali

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Papa Francesco ha ricevuto in udienza questa mattina anche i partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Nell’occasione ha tenuto un discorso, che riprendiamo integralmente.

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Cari fratelli e sorelle,

dò il benvenuto a voi, membri della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e partecipanti a questa sessione plenaria dedicata alla tratta di persone. Sono grato delle cortesi parole della Presidente, Signora Margaret Archer. Saluto tutti cordialmente e vi assicuro che sono molto riconoscente per quanto questa Accademia realizza per approfondire la conoscenza delle nuove forme di schiavitù e per sradicare la tratta di esseri umani, nell’unico intento di servire l’uomo, specialmente le persone emarginate ed escluse.

Come cristiani, voi vi sentite interpellati dal Discorso della Montagna del Signore Gesù e anche dal “protocollo” con cui saremo giudicati alla fine della nostra vita, secondo il Vangelo di Matteo, capitolo 25. “Beati i poveri, beati gli afflitti, beati i miti, beati i puri di cuore, beati i misericordiosi, beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, beati i perseguitati per causa della giustizia: questi possederanno la terra, questi saranno figli di Dio, questi vedranno Dio” (cfr Mt 5,3-10). I “benedetti dal Padre”, i suoi figli che lo vedranno sono quelli che si preoccupano degli ultimi e che amano i più piccoli tra i loro fratelli: “Quanto avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”, dice il Signore (cfr Mt 25,40).

E oggi, tra questi fratelli più bisognosi ci sono coloro che patiscono la tragedia delle moderne forme di schiavitù, del lavoro forzato, del lavoro schiavo, della prostituzione, del traffico di organi, della droga.

San Pietro Claver, in un momento storico nel quale la schiavitù era molto diffusa e socialmente accettata, purtroppo – e scandalosamente – anche nel mondo cristiano, perché era un grande affare, sentendosi interpellato da queste parole del Signore, si consacrò per essere “schiavo degli schiavi”. Tanti altri santi e sante, come per esempio San Giovanni de Matha, hanno combattuto la schiavitù, seguendo il mandato di Paolo: “Non più servo né serva ma fratello e sorella in Cristo” (cfr Fm 16).

Sappiamo che l’abolizione storica della schiavitù come struttura sociale è la conseguenza diretta del messaggio di libertà portato al mondo da Cristo con la sua pienezza di grazia, verità e amore, con il suo programma delle Beatitudini. La progressiva coscienza di questo messaggio nel corso della storia è opera dello Spirito di Cristo e dei suoi doni partecipati ai suoi santi e a tanti uomini e donne di buona volontà, che non si riconoscono in una fede religiosa, ma si impegnano per migliorare la condizione umana.

Purtroppo, in un sistema economico globale dominato dal profitto, si sono sviluppate nuove forme di schiavitù in certo modo peggiori e più disumane di quelle del passato. Ancora di più oggi, quindi, seguendo il messaggio di redenzione del Signore, siamo chiamati a denunciarle e a combatterle. Innanzitutto, dobbiamo far prendere più consapevolezza di questo nuovo male che, nel mondo globale, si vuole occultare perché scandaloso e “politicamente scorretto”. A nessuno piace riconoscere che nella propria città, nel proprio quartiere pure, nella propria regione o nazione ci sono nuove forme di schiavitù, mentre sappiamo che questa piaga riguarda quasi tutti i Paesi. Dobbiamo poi denunciare questo terribile flagello nella sua gravità. Già Papa Benedetto XVI condannò senza mezzi termini ogni violazione della pari dignità tra gli esseri umani (cfr Discorso al neo-Ambasciatore della R.F. di Germania presso la Santa Sede, 7 nov. 2011). Da parte mia, ho dichiarato più volte che queste nuove forme di schiavitù – traffico di esseri umani, lavoro forzato, prostituzione, commercio di organi – «sono crimini gravissimi, una piaga nel corpo dell’umanità contemporanea» (Discorso alla II Conferenza Internazionale Combating Human Traffiking, 10 aprile 2014). Tutta la società è chiamata a crescere in questa consapevolezza, specialmente per quanto riguarda la legislazione nazionale e internazionale, in modo da poter assicurare i trafficanti alla giustizia e reimpiegare i loro ingiusti guadagni per la riabilitazione delle vittime. Si dovrebbero cercare le modalità più idonee per penalizzare quanti si rendono complici di questo mercato disumano. Siamo chiamati a migliorare le modalità di riscatto e di inclusione sociale delle vittime, aggiornando anche le normative sul diritto di asilo. Deve aumentare la consapevolezza delle autorità civili circa la gravità di tale tragedia, che costituisce un regresso dell’umanità. E tante volte – tante volte! – queste nuove forme di schiavitù sono protette dalle istituzioni che devono difendere la popolazione da questi crimini.

Cari amici, vi incoraggio a proseguire in questo lavoro, col quale contribuite a rendere il mondo più cosciente di tale sfida. La luce del Vangelo è guida per chiunque si pone al servizio della civiltà dell’amore, dove le Beatitudini hanno una risonanza sociale, dove c’è una reale inclusione degli ultimi. Bisogna costruire la città terrena alla luce delle Beatitudini, e così camminare verso il Cielo in compagnia dei piccoli e degli ultimi.

Benedico tutti voi, benedico il vostro lavoro e le vostre iniziative. Vi ringrazio tanto per quello che fate. Vi accompagno con la mia preghiera e anche voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.

© Copyright – Libreria Editrice Vaticana

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ZENIT Staff

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