Il presidente Rivlin: "Mai più crimini nei luoghi santi"

In visita ai capi delle Chiese cristiane a Gerusalemme, il presidente israeliano rimarca la necessità della protezione dei cristiani e della tutela della libertà religiosa

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Per la prima volta dopo 30 anni, un presidente israeliano ha fatto visita ai capi delle Chiese cristiane. È accaduto lo scorso martedì 13 aprile, quando il presidente Reuven Rivlin si è recato nella sede del patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme, nel quartiere cristiano della Città Vecchia, per un incontro con i capi delle Chiese cristiane in Israele in occasione della Pasqua.

Un evento particolarmente importante, oltre che un’iniziativa — sottolinea una nota del patriarcato di Gerusalemme dei Latini — “per salutare la minoranza cristiana, demograficamente piccola rispetto alle comunità ebraica e musulmana, ma che assicura una presenza importante con la custodia dei luoghi santi, o con il suo impegno nei campi della sanità e dell’educazione”. 

Nei loro rispettivi interventi – riporta invece L’Osservatore Romano – Rivlin, il patriarca ortodosso Teofilo III e il patriarca di Gerusalemme dei Latini Fouad Twal, hanno insistito sull’importanza di proteggere i cristiani proprio come avviene per gli ebrei e i musulmani, specie dopo gli attacchi antireligiosi avvenuti negli ultimi mesi.

“Questi crimini non devono avere luogo né sul Monte Sion, né sul Monte degli Ulivi, né dentro le sinagoghe, né dentro le moschee o le chiese”, ha affermato il presidente israeliano.Teofilo ha espressamente ringraziato il presidente per questa ferma presa di posizione, e ha sottolineato che “nell’attuale situazione particolarmente turbolenta in Medio Oriente non c’è alternativa migliore che vivere insieme nella sincera armonia”.

Nel ribadire che certi crimini non devono avere luogo, il presidente dello Stato di Israele ha inoltre ricordato che “viviamo una realtà politica e religiosa complessa, specialmente qui a Gerusalemme, la città della pace, la città di Dio. Le nostre relazioni — ha proseguito — si sono conservate grazie allo Statu quo. Benché questo non sia un patto ufficiale resta un segno di comprensione reciproca tra le diverse comunità”.

“La libertà religiosa è un valore dello Stato di Israele come Stato ebraico e democratico”, ha aggiunto Rivlin, perciò “non possiamo permettere crimini contro le persone o gli edifici di culto. Un attacco contro i vostri luoghi santi è come un attacco contro i nostri luoghi santi”.

Dal canto suo, mons. Twal ha espresso il rammarico per l’indifferenza dei leader mondiali davanti alle persecuzioni e alle uccisioni dei cristiani. Ha quindi esortato a pregare “affinché Dio impartisca la pace tra la nostra gente in Medio Oriente e in tutto il mondo”. “Cerchiamo di diventare, partendo da Gerusalemme, costruttori di pace e protagonisti di un autentico dialogo interreligioso”, ha detto.

Durante l’incontro, i rappresentanti cristiani, tutti insieme, hanno auspicato quindi che durante il mandato di Rivlin si possa raggiungere la pace tra Israele e Palestina. 

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ZENIT Staff

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