“Il Papa è il leader di tutti i cristiani di Dio, quindi siamo qui per chiedere il suo intervento e, in particolare, la sua preghiera, per i cristiani del Pakistan e per la nostra famiglia”. Lo ha dichiarato in un’intervista concessa a ZENIT, a seguito di una conferenza stampa, svoltasi ieri presso la Camera dei Deputati, il marito di Asia Bibi, Ashiq Masih.
Alla conferenza stampa hanno preso parte anche Eisham Ashiq, la figlia della donna condannata a morte per blasfemia, e il loro avvocato Joseph Nadeem, anche loro giunti in Italia in questi giorni per chiedere alla comunità internazionale di intervenire affinché Asia Bibi possa essere liberata.
La conferenza si è tenuta presso la sala stampa di Palazzo Montecitorio, ed è stata promossa dal senatore Mario Mauro e dal sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, assieme all’Associazione Pakistani cristiani d’Italia e all’associazione CitizenGO.
Asia Noreen Bibi è una cristiana pakistana, madre di cinque figli. Nel 2009 è stata arrestata con l’accusa di aver insultato il profeta Maometto. Nel 2010 è stata condannata a morte. Nel corso dei suoi quattro anni di detenzione, ha affidato la sua sopravvivenza alla preghiera sua e di tutti gli altri dei membri della Chiesa.
In vista dell’incontro del marito e della figlia con papa Francesco durante l’Udienza Generale di stamattina, la Bibi ha chiesto loro di baciargli la mano, chiedendo una benedizione.
Per quanto riguarda l’importanza di questo incontro con il Papa, il marito di Asia ha osservato: “Il Papa è il leader di tutti i cristiani di Dio, quindi siamo qui per chiedere il suo intervento e, in particolare, la sua preghiera, per i cristiani del Pakistan e per la nostra famiglia”.
Rispondendo alla domanda se la voce del Papa sia ascoltata dal popolo pakistano, Ashiq ha detto ai giornalisti: “Di sicuro, la voce del Papa in Pakistan è ascoltata e lui è molto rispettato”.
Ad una domanda sulle condizioni fisiche e psicologiche della moglie, ha detto: “Lei è molto forte nella sua fede. Sta piuttosto bene, in termini di salute psicologica e mentale”.
Quando un altro giornalista ha domandato: “Qual è la vostra speranza, adesso?”, Ashiq ha risposto: “La nostra speranza è in Dio e nella nostra fede”.
Passando al lungo e faticoso viaggio suo e di sua figlia in Europa e sul perché sia valsa la pena di venire, ha detto: “L’Europa può fare molto, è impegnata e sta incoraggiando una maggiore visibilità per Asia Bibi”.
Più che riflettere sul calvario della sua famiglia, Ashiq ha parlato della situazione dei cristiani in Pakistan. “La situazione dei cristiani in Pakistan è di persecuzione”, ha detto, ricordando che “appena venerdì scorso, un ragazzo cristiano è stato arso vivo”.
“Il nostro appello è per la libertà di Asia Bibi”, ha detto il marito a ZENIT.
Ha poi spiegato di essere venuto a Roma solo con una figlia, lasciando gli altri in Pakistan, solo perché volevano lanciare un appello alla comunità internazionale per liberare la donna.
“Ci aspettiamo che l’Europa metta pressione al governo pakistano”, ha detto Ashiq, aggiungendo che si tratta di “un occasione per ottenere la libertà di Asia Bibi”.
Il caso è ora nelle mani della Corte Suprema, dopodiché l’ultima chance sarebbe quella di una grazia presidenziale. Tuttavia la possibilità della grazia potrebbe avverarsi, solo nel caso di una pressione da parte del governo italiano e di tutta la comunità internazionale.
Quando gli è stato chiesto se il suo atteggiamento rimaneva positivo, in considerazione della realtà, Ashiq ha detto: “Siamo positivi. Stiamo lottando da anni al fianco della comunità internazionale per ottenere la libertà di Asia Bibi”.
Parlando con ZENIT del coinvolgimento della Chiesa, l’avvocato Joseph Nadeem, ha sottolineato che più la Chiesa sarà coinvolta, più probabile sarà la liberazione di Asia Bibi.