A suonare il campanello d’allarme sul calo demografico dell’Italia, di tanto in tanto, è l’Istat. L’ultimo rapporto dell’istituto di ricerca, risalente a questo mese, smentisce quanti pensavano che il record negativo di nascite del 2013 non sarebbe stato oltrepassato. Nel 2014, infatti, le nascite sono state 509mila, 5mila in meno rispetto all’anno precedente. Si tratta del livello minimo dall’Unità d’Italia, quando gli abitanti erano tra i 20 e i 30milioni contro i circa 60milioni di oggi. Se non si ribalta la tendenza, il rischio concreto è l’estinzione del nostro popolo.

Rischio al quale, negli anni ’90, dopo decenni di dittatura comunista e di pianificazioni familiari per mezzo dell’aborto, fu esposta la Russia. Una seria politica attuata da Mosca da quindici anni a questa parte a favore della vita e della famiglia, tuttavia, sta contribuendo a invertire la curva demografica. ZENIT ne ha parlato con Alexey Komov, ambasciatore russo all’Onu del Congresso Mondiale delle Famiglie, il quale in questi giorni si trova in Italia per un nuovo ciclo di conferenze organizzato dall’associazione ProVita Onlus.

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Ambasciatore, nel 2013 e nella prima metà del 2014 in Russia si è registrato per la prima volta dopo un lungo periodo, un lieve aumento della popolazione. A cosa va attribuita questa tendenza?

Negli anni recenti in Russia abbiamo adottato diverse buone leggi e politiche atte a sostenere la famiglia e la demografia. Per ogni secondo figlio, lo Stato elargisce alle coppie l’equivalente di circa 10mila dollari. Per ogni terzo figlio, invece, viene concesso un appezzamento di terra. I valori della famiglia sono costantemente promossi dai funzionari pubblici e questo sta contribuendo a cambiare il clima in favore delle famiglie numerose. In questo senso si collocano due decisioni risalenti all’anno scorso e a due anni fa: il divieto di pubblicizzare l’aborto e di propagandare lo stile di vita omosessuale nei confronti di bambini e minori di diciotto anni. L’indottrinamento Lgbt non è quindi più di casa in Russia, e questo è stato motivo di demonizzazione nei nostri confronti da parte dei leader politici e dei media di massa occidentali, i quali hanno raccontato notizie che non corrispondono alla realtà.

A quali notizie fa riferimento?

È stato detto che gli omosessuali in Russia sono perseguitati, ma non è vero. Lo dimostrano l’esistenza di numerosi night-club dedicati ai gay oppure il fatto che alcuni omosessuali non ideologizzati hanno ricevuto dei riconoscimenti istituzionali. Quindi non c’è persecuzione bensì la volontà di proteggere i bambini. Ma questo causa molteplici attacchi da parte dell’Occidente perché molti suoi importanti Governi sono sotto l’influenza delle lobby Lgbt.

Sta forse dicendo che in Occidente è in atto un processo anti-democratico?

In Occidente è in atto una rivoluzione ideologica radicale. Molti cittadini occidentali lamentano che la democrazia stia diventando, paradossalmente, il dominio di una ristretta minoranza: i gay e le lesbiche sono il 3% della popolazione, eppure dettano il loro stile di vita al restante 97%. Questo è anti-democratico. Inoltre, le statistiche ci dicono che questo stile di vita non è sano, poiché gli omosessuali sono più soggetti a contrarre malattie e muoiono più frequentemente a causa di Aids, droghe o abuso di alcol. Alla luce di questi dati, non capiamo perché tale stile di vita dovrebbe essere imposto, specie ai bambini. Persino alcune organizzazioni della sanità incoraggiano l’indottrinamento di bambini anche molto piccoli alla teoria gender e a fare strani esperimenti con il proprio corpo. E questo, oltre che anti-democratico, è irragionevole, contro natura e assolutamente dannoso per la crescita dei bambini.

Il vostro atteggiamento su determinati temi incide sui rapporti diplomatici tra la Russia e i Paesi occidentali?

Questo nostro modo d’agire è la causa di una crescita di paura e di aggressività nei nostri confronti, di cui abbiamo avuto prova in occasione delle Olimpiadi di Sochi del 2014. Barack Obama ed altri presidenti non sono venuti all’inaugurazione e hanno dichiarato che la manifestazione fosse da boicottare. Tuttavia non capiamo quale sia il legame tra gli omosessuali e un evento sportivo, se non con il fatto che le loro lobby esercitano una forte influenza sui Governi occidentali. Basti pensare che l’apertura all’aborto e ai diritti Lgbt sono parte delle condizioni richieste all’Ucraina (così come a Paesi quali Georgia e Moldavia) per avvicinarsi all’Unione europea.

Tornando all’aborto, le politiche restrittive adottate dal Governo russo quali risultati hanno ottenuto finora?

Rispetto a vent’anni fa, in Russia, è sceso di cinque volte il numero di aborti praticati. Siamo passati da circa 4milioni di aborti all’anno a 700mila, che è ancora una cifra enorme ma drasticamente inferiore a quelle del passato. Senz’altro si tratta di un segnale positivo per la Russia, che ci incoraggia molto.

Il ministro della Salute russo, Elena Baibarina, ha annunciato un anno fa “l’apertura di centri di sostegno per le donne incinte”, definendo questa iniziativa “il modo migliore e più umano per ridurre il numero degli aborti”. Può spiegarci di cosa si tratta?

Recentemente in Russia sono stati aperti, grazie al sostegno della Chiesa ortodossa e di diverse associazioni pro-life, molti di questi centri di aiuto alla vita. Si ispirano alla migliore esperienza nell’ambito, dei nostri amici cattolici e di alcuni gruppi protestanti attivi in America. Va detto che per noi è fondamentale attingere al patrimonio pro-life di altri Paesi perché, specie in Occidente, i movimenti a favore della vita sono più rodati. Questi centri garantiscono consiglio, sostegno e aiuto - sia materiale che spirituale - nei confronti delle donne incinte. Per legge, in Russia, prima di poter abortire, una donna deve avere dei colloqui con uno psicologo o con un prete. Dopo di che, passa almeno una settimana durante la quale la donna può meditare sull’atto che si propone di compiere. Sono molti i sacerdoti che collaborano con questi centri, svolgendo un ruolo determinante per la salvezza dei bambini.

Politiche restrittive sull’interruzione di gravidanza potrebbero tuttavia accrescere il numero di aborti clandestini?

L’esperienza dimostra che non è così. Nei Paesi in cui esistono leggi più restrittive in tal senso non si verifica un aumento degli aborti clandestini. In Russia, da quando abbiamo limitato l’aborto entro le 12 settimane di gravidanza, c’è stata una riduzione dei tentativi clandestini. Non possiamo però dimostrare scientificamente che esiste una correlazione tra le due cose, e questo è il motivo per cui alcune lobby abortiste (tipo Planned Parenthood) continuano ad usare questa falsa argomentazione dell’aumento degli aborti illegali. Ma si tratta di lobby ipocrite, che parlano di diritti umani, quando il primo a essere calpestato da parte loro è il diritto alla vita, che va tutelato dal concepimento alla morte naturale.

Contribuisce la rinascita della fede cristiana del popolo russo alla sua maggiore “apertura alla vita”, testimoniata dal sensibile incremento demografico?

Per mantenere in una nazione il livello minimo di riproduzione, ogni donna deve fare almeno 2,1 figli. E noi vediamo che nella maggior parte dei Paesi europei in cui questo livello non viene raggiunto, si assiste a un suicidio demografico nonché a un regresso culturale. In Russia, al contrario, si verifica un attaccamento ai valori tradizionali della famiglia, che costituiscono il motore della demografia e che senz’altro il Cristianesimo contribuisce a veicolare nel popolo.