Per non ripetere gli errori del passato, la Conferenza Episcopale Irlandese sta tenendo una conferenza nazionale sulla tutela dei minori, che si conclude oggi ad Athlone.
“Non dobbiamo dimenticare l’eredità di tradimenti, traumi e vergogna lasciati dagli abusi, perché essi hanno distrutto le vite dei bambini, segnandoli in modo indelebile”, ha dichiarato il primate d’Irlanda ed arcivescovo di Armagh, monsignor Eamon Martin.
Perché tali “terribili atti” non si verifichino più, è necessaria una “responsabilità condivisa” che non sarà mai un “onere scomodo” o un “ostacolo all’opera pastorale”, quanto piuttosto “una parte intrinseca e necessaria della missione ecclesiale”, che mette così al centro “le necessità dei bambini e dei più vulnerabili”, ha sottolineato il presule.
Andrà quindi coltivata una “cultura della salvaguardia” ed andrà mantenuta “alta l’allerta” sul problema, attraverso “una formazione adeguata per sacerdoti, religiosi e laici riguardo agli abusi”.
Andrà invece abbandonata quella “cultura del silenzio e dell’evitamento”, che in passato ha permesso gli abusi sessuali da parte di ministri della Chiesa.
“Non possiamo essere compiacenti – ha ribadito il presule – perché è proprio quando si abbassa la guardia che il rischio cresce”, ha proseguito monsignor Martin.
Un altro strumento per evitare gli abomini del passato sarà la creazione di “servizi di sostegno ed accompagnamento per le vittime di violenze”, con cui i rappresentanti della Chiesa irlandese ascolteranno la sofferenza delle vittime, garantendo tutto il loro appoggio e chiedendo perdono.
“La cura dei sopravvissuti agli abusi non è un compito esterno alla Chiesa, ma è una parte intrinseca della sua missione”, ha spiegato l’arcivescovo.
In conclusione, monsignor Martin ha ricordato che “la fiducia tra preti, vescovi, religiosi e fedeli cattolici può essere ricostruita solo in un clima di trasparenza ed attuando pratiche per la salvaguardia dei minori che siano davvero professionali”.