Non una guerra civile ma un’invasione da parte della Russia. Questa la visione del conflitto ucraino, espressa stamattina dal patriarca greco-cattolico di Kiev, monsignor Sviatoslav Shevchuk, nel corso di una conferenza stampa a Radio Vaticana, che segue di tre giorni la visita ad limina apostolorum dei vescovi ucraini.
Durante la conferenza stampa, è stato diffuso il discorso pronunciato da Shevchuk venerdì scorso durante l’incontro con papa Francesco. Secondo il patriarca, l’Ucraina “vive gli orrori della guerra che gli sono stati imposti dall’esterno e non a causa di un conflitto civile interno. I milioni di vittime innocenti di questa guerra ingiusta – ha proseguito monsignor Shevchuk – urlano nel loro cuore a Dio chiedendo giustizia e solidarietà. Questo gemito del loro cuore, giorno e notte, sta davanti al Signore”.
Commentando le parole del Papa, che venerdì scorso aveva auspicato l’applicazione delle “intese raggiunte di comune accordo” e il rispetto del “principio della legalità internazionale”, invitando i presuli ucraini ad ascoltare il popolo alla “ricerca della pace possibile”, Shevchuk ha detto: “ci ha confermato che abbiamo preso la posizione giusta, accanto al nostro popolo”.
Contro la “oligarchia che ha condotto il paese al disastro”, la chiesa ucraina non ha il compito di “fare politica” ma, di fatto, appoggia la “rivoluzione della dignità”, ha proseguito il patriarca, secondo il quale la Santa Sede è a favore della “integrità territoriale”.
Monsignor Shevchuk ha menzionato poi alcuni tragici numeri del conflitto: secondo l’ONU, gli sfollati e i profughi sono più di un milione ma la “cifra reale” sarebbe “doppia”; si stimano poi quasi 6000 morti (di cui 60 bambini) e 12.500 feriti (di cui 160 bambini).
Il patriarca ha anche invitato il Santo Padre a visitare l’Ucraina, con la consapevolezza che “forse è chiedere troppo, ma sarebbe un passo profetico di pace e lo attendiamo quando vorrà venire nel momento opportuno”. Francesco saprà essere “voce di coloro che soffrono in Ucraina”, ha auspicato Shevchuk.
Al Pontefice, Shevchuk ha chiesto di fare “appello alla comunità internazionale, perché si presti assistenza umanitaria alla popolazione ucraina”.
Ai microfoni di Radio Vaticana, il capo della chiesa greco-cattolica ucraina ha affermato che non è solo il corpo della popolazione a soffrire ma “soffre anche l’anima: tutti quanti siamo feriti pure psicologicamente”. Al punto che, nel paese, dilagano i suicidi e l’abuso di droghe ed alcol.
Rovescio della medaglia di tale fenomeno è la solidarietà che si sta rafforzando tra la popolazione, ai fini della ricostruzione delle abitazioni, della distribuzione di abiti e di medicinali. “La società ha imparato, ormai da anni, a non aspettare che qualcuno dal di fuori o che anche il governo stesso cominci a lavorare” e ciò è un “segno della maturità della società civile”, ha detto a tal proposito il Patriarca.
Infine, con riferimento alla mediazione del Consiglio Mondiale delle Chiese, Shevchuk ha auspicato che ciò possa aiutare ad “aprire un dialogo” vero, fatto di “incontri personali” e non distorto dai mezzi di comunicazione”, affinché vengano meno “pregiudizi” e “immagini false”.