Don Giussani: una vita diventata un'opera d'arte (Seconda parte)

In una nuova biografia, Renato Farina racconta lo “sguardo d’amore” del fondatore di CL, a dieci dalla scomparsa

Share this Entry

[Leggi prima parte]

C’è un santo a cui ritiene che don Giussani assomigli più di altri?

È curioso perché io mi sono sempre sentito portato a vedere una parentela tra don Giussani e Santa Teresa del Bambino Gesù, il che è un po’ paradossale visto dall’esterno: don Giussani, infatti, era sempre visto come una persona che esprimeva la “presenza pubblica” dei cristiani, in un tempo in cui tutti si nascondevano in sacrestia, mentre Santa Teresa era una carmelitana di clausura. Era stato il futuro papa Bergoglio ad aver intuito un legame profondo tra il modo di accostarsi a Cristo di Santa Teresa di Lisieux e don Giussani. Il mio libro è pieno di questi paralleli e anche di molte testimonianze sul presente del movimento attinte in un po’ tutto il mondo, che sono confluite nel documentario sul 60° di CL, La bella strada.

Don Giussani è stato artefice di una grande rivoluzione del linguaggio, conferendo una luce e un significato nuovo a parole molto comuni come “incontro”, “esperienza”, “desiderio”, “realtà”. Secondo alcuni detrattori, tuttavia, il suo lessico era piuttosto oscuro ed incomprensibile…

Se fosse stato davvero così incomprensibile, perché tutti i ragazzi che lui seguiva, lo capivano in modo così immediato? A sedici anni, lo sentii parlare di quando uno saliva sul tram e vedeva una bella ragazza e sentiva il suo cuore pulsare. Tutto rientrava in questo “desiderio delle stelle”. Don Giussani si esprime in modo limpidissimo, quando racconta di Gesù Cristo o di episodi della sua vita. Naturalmente, egli offriva anche del “pane duro” per rafforzare i denti: l’uomo deve mettere tutto se stesso per capire le cose, fa quindi dei ragionamenti che sono profondi ed esigono una grande attenzione. Don Giussani ha davvero inventato un linguaggio. Quando tu incontri una realtà nuova e sei una grande personalità, trovi nuove parole. Come scriveva Gabriel Garcia Marquez, “il vocabolario è il cimitero delle parole”. Don Giussani ha messo al mondo delle nuove parole che, guarda caso, sono diventate attualissime. Mi ricordo nel 1975, quando ci fu l’incontro con Paolo VI alla domenica delle Palme, il Papa usò la parola “identità” ed ammise di averla attinta proprio dal lessico di don Giussani. Quelle parole, un tempo ritenute oscure, difficili o gergali, sono oggi diventate linguaggio di altre esperienze. Se prendiamo la prima enciclica di Benedetto XVI, Deus caritas est, vediamo che è tutta basata sull’idea che il cristianesimo è un avvenimento e questo nessuno lo aveva mai detto; non quindi una dottrina ma qualcosa che nasce da un incontro. Parole come “incontro”, “esperienza”, “appartenenza”, sono parole che descrivono la vita.

Oggi esce in dvd con il Corriere della Sera, un ciclo di discorsi di don Giussani dal vivo e io sfido chiunque a dire che non si capisce. Chi meglio di lui ha raccontato l’incontro dei primi discepoli con Gesù o il tradimento di Pietro o il suo sì a Gesù che gli diceva: “Pasci le mie pecorelle”? Chi ha raccontato come lui, il misterioso silenzio della Madonna, dopo che l’Angelo ha annunziato l’Avvenimento nel suo grembo? E io ho sempre cercato di capire come quella ragazza di sedici anni possa essersi sentita nelle ore successive a quell’annuncio… Il linguaggio di don Giussani è comprensibilissimo anche a chi è nato in altre culture e in altre lingue, dai carcerati in America alle ragazze delle favelas brasiliane che hanno incontrato il movimento attraverso le persone di Marcos e Cleuza Zerbini, fino alle donne di Kampala che vivono spaccando le pietre: tutti felici del loro incontro con Cristo attraverso don Giussani. Tutti coloro che l’hanno incontrato, sono rimasti come colpiti dalla fiamma che c’era in quest’uomo.

Dopo che don Giussani venne a casa nostra, mia moglie mi disse di lui: “Dio guarda così”. Nel senso che gli occhi di Dio su di noi, sono gli occhi dei santi, da quelli conosciuti a quelli sconosciuti che don Giussani ha seminato nel mondo.

In sessant’anni, Comunione e Liberazione ha messo a battesimo una serie impressionante di esperienze culturali, sociali, imprenditoriali e politiche. Tutto ciò era in qualche modo nelle attese o nei piani di don Giussani?

Don Giussani non pensò mai ad uno sviluppo così grande delle sue opere e del movimento. D’altronde lui non pensò mai ad un “progetto”, né si è mai sentito un fondatore. Ha semplicemente obbedito all’impeto che aveva nel cuore dopo aver incontrato Cristo e che non poteva tenere per sé. Diceva sempre che noi siamo stati scelti, che la vocazione è una scelta di Dio. Non è però una scelta per noi stessi, è una scelta per gli altri. Quando uno è dentro situazioni di bisogno, naturalmente risponde, al suo bisogno è stato risposto e questo genera opere, che saranno giudicate alla fine dei tempi. Non sono opere sigillate dalla purezza ma sono opere degli uomini, impastate anche di fango, che creano, custodiscono cose che magari vengono distrutte. Tutto questo non è assolutamente un progetto. Don Giussani non ha mai pensato al movimento come un’opera complessiva che invadeva tutti i campi dell’agire umano. Ha sempre pensato che il centro di tutto fosse la persona, l’io e il tu che diventavano subito un noi. Uno può dedicarsi a costruire le fognature a Salvador de Bahia o semplicemente a lavare i piatti in casa: ogni atto ha lo stesso peso nel bilancio di Dio. Non c’è alcun progetto di egemonia che don Giussani abbia mai coltivato. Naturalmente se dalla fede operosa nasce una civiltà della verità e dell’amore, come disse San Giovanni Paolo II al Meeting di Rimini del 1982, noi stessi siamo stupiti perché, oltre che un frutto dell’incontro che è stato fatto, è il frutto di una novità nel mondo. È come una fioritura non programmata, né progettata. Nel libro sono riportate anche le parole di Carrón sugli errori che i membri di Comunione e Liberazione hanno commesso ma ciò non toglie lo zampillare sorgivo del movimento.

Share this Entry

Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione