Crescere diminuendo

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 9,14-15

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Lettura

Sono i discepoli di Giovanni, oggi, a porre a Gesù una domanda. Il loro maestro dichiarò più volte di riconoscerlo come il Messia annunciato dai profeti, lo additò come “l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”; di Lui ebbe a dire “Egli deve crescere e io invece diminuire”. Non manca la polemica fra discepoli del Battista e di Gesù (cfr. Mc 2,18); il Battista stesso inviò dal carcere alcuni a domandargli se fosse lui che doveva venire o se si dovesse aspettarne un altro. Così diversi dagli scribi e dai farisei, i discepoli di Giovanni sono turbati dalla novità di certi comportamenti.

Meditazione

Prima dell’esilio il digiuno era imposto solo nel grande giorno dell’espiazione, ma si praticava anche nei periodi di lutto, di penitenza e di preghiera; nel giudaismo post-esilico aveva assunto un’importanza prima sconosciuta ed era diventato, soprattutto per i farisei, un essenziale atto di religione. «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». La risposta di Gesù, come sempre, va alla radice delle questioni. Il digiuno è aprire la vita a Dio che svela la verità di ogni rapporto: con lui, con se stessi, con i fratelli; è riconoscersi peccatori e impegnarsi a cambiare. Già attraverso Isaìa (58,4-6), infatti, il Signore aveva messo in guardia da un digiuno che non incide in profondità sulla vita: «Voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi. È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l’uomo si mortifica? Non è piuttosto sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?». L’attesa del regno di Dio è ormai compiuta. L’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo è presente. Gesù, “lo sposo”, è la piena realizzazione di quel matrimonio di cui profeti hanno parlato come espressione del rapporto fra Dio e il suo popolo. Accoglierlo, seguirlo, è il digiuno di cui l’altro – quello penitenziale – è solo il segno. «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?». «Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

Preghiera

Riscalda, Signore, la mia freddezza col fuoco del tuo amore; rischiara la mia cecità con la luce della tua presenza; trasforma in occasione di pazienza ciò che mi pesa; innalza il mio cuore verso di Te e non permettere che io mi separi da Te, perché un giorno sia ammesso al banchetto eterno.

Agire

Pregherò con il Salmo 50 e, attraverso l’astinenza dalle carni che la Chiesa chiede nei venerdì di Quaresima, richiamo alla mente l’essenziale della sequela.

Meditazione a cura di mons. Edoardo Aldo Cerrato, vescovo di Ivrea, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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