Il clima era sereno ieri all’interno del Palazzo Borromeo, sede dell’ambasciata italiana presso la Santa Sede, dove nel pomeriggio si è svolto l’annuale vertice Italia-Vaticano, in occasione dell’anniversario dei Patti lateranensi l’11 febbraio.
Lo sono un po’ meno le due delegazioni, più che altro per le questioni sul tavolo da affrontare. I drammi e le problematiche dell’immigrazione, un eventuale intervento militare in Libia guidato dall’Onu, i cristiani perseguitati e uccisi in Iraq e in Medio Oriente da quegli stessi jihadisti che minacciano di “essere a sud di Roma”. E poi le diverse ‘faccende interne’: scuola paritaria, questioni finanziarie, famiglia, migranti spalmati per tutto il paese.
Insomma hanno avuto un bel da fare gli ospiti dell’ambasciatore italiano presso la Santa Sede uscente, Francesco Maria Greco, che, a marzo, sarà succeduto da Daniele Mancini, ex ambasciatore in India.
In rappresentanza dell’Italia c’erano il nuovo presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al suo primo vertice, e il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Poi i ministri Gentiloni, Alfano, Franceschini, Lupi, e le ‘ministre’ Boschi, Lorenzin, Giannini e Pinotti. Presenti anche i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio e Luca Lotti.
Per parte vaticana, il gruppo, guidato dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, era composto dal Sostituto alla Segreteria di Stato mons. Becciu, il “ministro degli Esteri” Gallagher e i due vice Wells e Camilleri. Poi il cardinale Attilio Nicora, e per la Conferenza Episcopale, il presidente Angelo Bagnasco e il segretario, mons. Nunzio Galantino. Altri cardinali come Ravasi, Baldisseri, Mueller, Ouellet, Vegliò, Mamberti, sono giunti nell’ambasciata intorno alle 18, al termine del bilaterale.
Le discussioni interne si ricostruiscono grazie alle generose dichiarazioni del cardinale Parolin, l’unico tra gli ospiti che si è fermato a parlare con un piccolo pool di giornalisti radunati nel cortile dell’edificio. Il porporato ha spiegato come centro dei colloqui sia stato soprattutto la situazione in Libia, verso cui tutti i partecipanti al vertice hanno rimarcato la necessità di un intervento immediato, ma sotto l’egida delle Nazioni Unite.
“Abbiamo parlato della Libia – ha confermato Parolin – dell’importanza di rilanciare l’iniziativa diplomatica, e che qualsiasi intervento di tipo armato sia sempre fatto secondo le norme della legalità internazionale, e quindi che ci sia un’iniziativa dell’Onu…”. Non si può negare infatti che “c’è una minaccia”, che “la situazione è grave” e che esige “una risposta della comunità internazionale e una risposta, la più rapida possibile, dall’Onu”.
Sulle minacce dei terroristi a Roma, il Segretario di Stato ha ripreso le parole del ministro degli Interni Alfano, il quale ha rassicurato “che non ci sono minacce specifiche nei confronti del Vaticano” da parte dello Stato Islamico. “Ci siamo chiesti anche, ma senza poter dare una risposta, se queste minacce sono mediatiche”, ha aggiunto il cardinale. “Certo da parte dell’Isis c’è una guerra mediatica. Però questo non significa che non si debba essere attenti, vigilanti, senza cadere in allarmismi”.
Sulla stessa linea padre Federico Lombardi che alla Radio Vaticana ha ribadito “che ci vuole un’attenzione, però non ci sono minacce particolari, quindi non bisogna neanche alimentare una preoccupazione che non ha riferimenti concreti precisi”.
Durante la riunione, ha poi informato sempre il Segretario di Stato vaticano, è stata ribadita la piena assistenza ai profughi che fuggono da fame e persecuzioni. “Abbiamo toccato questo tema sottolineando soprattutto l’attenzione del Papa e della Chiesa per l’accoglienza”, ha detto, spiegando che questo tema è stato “molto recepito” anche da parte del governo.
Ci sono persone infatti “che evocano la proposta di lasciare le navi in mezzo al mare”, invece, secondo il cardinale, “c’è un dovere di carità, ma prima di tutto un dovere di giustizia”. “Per le autorità italiane ci sono delle convenzioni internazionali alle quali sono obbligate”, mentre “noi come Chiesa sottolineiamo principalmente l’aspetto della carità”, ha soggiunto.
Italia e Santa Sede si sono trovate d’accordo invece nel ribadire l’importanza della scuola paritaria che, “può ancora migliorare e diventare sempre più una scuola di eccellenza”, ma che intanto è stata ritenuta da entrambe le parti come “fondamentale” per il sistema educativo. Di famiglia si è parlato, ma “in termini generali”, senza nessun cenno sul tema delle unioni civili. Sul tavolo anche il martirio dei cristiani in Medio Oriente, l’assistenza religiosa ai militari e questioni finanziarie di reciproco interesse.
Il tutto si è concluso tra tartine e spumante, in un clima che, nonostante le tensioni internazionali, era evidentemente cordiale e disteso.