"Dio ci offre un'arca come quella di Noè"

Nel suo messaggio per la Quaresima, l’Ordinario militare mons. Marcianò ricorda che la salvezza “non è attribuibile ai nostri meriti ma alla grazia di Dio”

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Come fece con Noè nel diluvio universale, il Signore sospinge anche noi – durante la Quaresima – “in un tempo difficile, certamente, ma anche un tempo privilegiato, perché il nostro cuore superi le malvagità che ci spiazzano, ci impauriscono, ci scoraggiano e possono contagiarci, ritrovando la speranza e la fede attraverso l’amore”.

Così l’Ordinario militare mons. Santo Marcianò, nel suo Messaggio per la Quaresima 2015. Il presule parla del “diluvio universale”, evento che definisce “terribile” poiché “Dio, il Creatore”, “si pente di aver creato l’uomo!”.

Di qui una domanda: “Cosa può essere successo di tanto irreparabile?”. Lo spiegano i versetti biblici: “Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre” (Gen 6,5).

Questa situazione per cui il Signore “guarda all’intimo del cuore e non vi riconosce più i segni del Suo Amore” si ripropone ancora oggi. L’elenco di mons. Marcianò è implacabile: “Dinanzi ai fatti più terribili, dinanzi a eventi incomprensibili, dinanzi alle immagini strazianti dei 22 cristiani copti giustiziati come tanti altri innocenti, dinanzi ai barconi carichi di migranti morti assiderati o precipitati in mare, dinanzi a madri che vivono l’inspiegabile follia di eliminare i propri bambini, dinanzi ai senzatetto uccisi dalla fame o del freddo, dinanzi ai popoli delle guerre dimenticate, dinanzi alle tante donne e bambini vittime di ogni violenza, dinanzi ai moderni martiri della fede…”. In tutte queste occasioni – commenta il vescovo – “ci sembra di non riconoscere più il cuore dell’uomo!”.

Mons. Marcianò sottolinea che, sebbene Dio si pentì, quel giorno, e decise di mandare il diluvio sulla terra, “non distrusse l’umanità”, infatti “gli bastò Noè, gli bastò un solo cuore umano, per continuare ad avere fiducia nell’uomo, per continuare a scommettere sull’uomo”.

Noè sale quindi sull’arca, ma non lo abbandonano i timori. “È immerso nelle acque, ha certamente paura, forse non capisce che senso abbia rimanere solo sulla terra – afferma mons. Marcianò -. Eppure lì, in quel tempo di solitudine, povertà e prova, il suo cuore matura nell’umanità, nella fiducia e nella speranza. Noè custodisce il proprio cuore e custodisce nel cuore la promessa di Dio: da quel cuore, Dio ricomincerà la vita sulla terra”.

L’insegnamento biblico giunge anche a noi, in questo inizio di Quaresima. “Proprio oggi, proprio in questi giorni, mentre ci sentiamo circondati da inaudite violenze e tempeste della vita, non dobbiamo cedere a quella che il Papa chiama ‘la tentazione dell’indifferenza. Siamo saturi di notizie e immagini sconvolgenti che ci narrano la sofferenza umana – spiega il Pontefice – e sentiamo nel medesimo tempo tutta la nostra incapacità a intervenire’.

Ed “è qui che si impone, forte, l’invito a ripartire dalla formazione del cuore”, osserva l’Ordinario militare. Che sottolinea: “La Quaresima è un po’ come il tempo dell’Arca per Noè. Un tempo difficile, certamente, ma anche un tempo privilegiato, perché il nostro cuore superi le malvagità che ci spiazzano, ci impauriscono, ci scoraggiano e possono contagiarci, ritrovando la speranza e la fede attraverso l’amore”.

La Quaresima – prosegue mons. Marcianò – “è un tempo di penitenza, di conversione; è tempo per crescere, come Noè, nella consapevolezza che essere salvati non è attribuibile ai nostri meriti ma alla grazia di Dio. È solo per il Suo amore che il nostro cuore può essere capace di non cadere o, se caduto, può rialzarsi”. Per questo, “il tempo della Quaresima è tempo di amare. Di amare, ad esempio, le tante vittime della malvagità e dell’indifferenza umana, le tante vittime dell’ingiustizia e dell’iniquità, ponendo gesti concreti di carità, di attenzione, di accoglienza. Perché è l’amore che forma il cuore”.

Ma la Quaresima è anche tempo per pregare e per chiedere a Dio un cuore nuovo, “simile al Suo”, come suggerisce papa Francesco. “Un cuore che – aggiunge mons. Marcianò – sempre più, sia presente nei nostri gesti, nel nostro dovere quotidiano, nell’espletamento delle diverse missioni che, come militari, ci vengono affidate. Un cuore che arrivi dove il dovere non riesce e impari, ogni giorno di nuovo, a ‘spendersi per l’altro’. Un cuore che non venga a compromessi e non ceda a quel male da cui proprio noi siamo chiamati a proteggere e a difendere i fratelli. Un cuore che resista, creda e speri per tutti”.

Ed è “da questo cuore, come per Noè”, che “rinascerà la vita”. E – conclude mons. Marcianò – “con questo cuore, in Gesù, sarà ancora Pasqua!”.

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ZENIT Staff

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