Il digiuno quaresimale va compiuto come chiesto da Gesù Cristo e non secondo le modalità dei farisei ipocriti. Lo ha detto papa Francesco durante l’omelia di oggi pomeriggio in occasione della liturgia del Mercoledì delle Ceneri, durante la quale il Pontefice si è nuovamente soffermato sul “dono delle lacrime”, per vivere con più autenticità il cammino di conversione.
Come da tradizione, il rito è stato aperto da un momento di preghiera presso la chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino, cui è seguita la processione penitenziale verso la basilica di Santa Sabina. Alla processione hanno preso parte i Cardinali, gli Arcivescovi, i Vescovi, i Monaci Benedettini di Sant’Anselmo, i Padri Domenicani di Santa Sabina ed alcuni fedeli.
Al termine della processione, nella basilica di Santa Sabina, il Santo Padre ha presieduto la celebrazione dell’Eucarestia con il rito di benedizione e di imposizione delle ceneri.
La conversione interiore, di cui parla anche il profeta Gioele nella prima lettura (2,12), non è una conversione “superficiale e transitoria”, bensì un “itinerario spirituale che riguarda il luogo più intimo della nostra persona”, ha spiegato il Papa nell’omelia.
Le Scritture predicano un ritorno al Signore “con tutto il cuore”, che “non coinvolge solamente i singoli, ma si estende all’intera comunità” (cfr. v. 16).
Sempre attingendo alla Lettura odierna, il Pontefice ha affermato: “Ci farà bene chiedere, all’inizio di questa Quaresima, il dono delle lacrime, così da rendere la nostra preghiera e il nostro cammino di conversione sempre più autentici e senza ipocrisia”.
Anche il Vangelo di oggi, del resto, trasmette tale messaggio, con Gesù che “rilegge le tre opere di pietà previste dalla legge mosaica: l’elemosina, la preghiera e il digiuno”. Queste pratiche, nel corso degli anni, “erano state intaccate dalla ruggine del formalismo esteriore, o addirittura si erano mutate in un segno di superiorità sociale”, ha sottolineato.
È proprio Gesù a mettere in guardia da un elemosina, da una preghiera e da un digiuno compiuti alla maniera degli “ipocriti” (cfr. Mt 6,1.2.5.16), i quali “non sanno piangere, hanno dimenticato come si piange, non chiedono il dono delle lacrime”, ha detto il Papa.
“Quando si compie qualcosa di buono, quasi istintivamente nasce in noi il desiderio di essere stimati e ammirati per questa buona azione, per ricavarne una soddisfazione”, mentre Gesù ci invita a compiere queste opere “senza alcuna ostentazione”, confidando unicamente “nella ricompensa del Padre”.
Il Signore, quindi, ci offre nuovamente il suo perdono, invitandoci a “tornare a Lui con un cuore nuovo, purificato dal male, per prendere parte alla sua gioia”, compiendo uno “sforzo di conversione” che “non è soltanto un’opera umana”, mentre “la riconciliazione tra noi e Dio è possibile grazie alla misericordia del Padre che, per amore verso di noi, non ha esitato a sacrificare il suo Figlio unigenito”.
Dopo aver invocato Maria Immacolata perché “sostenga il nostro combattimento spirituale contro il peccato” e accompagni il popolo di Dio verso “l’esultanza della vittoria nella Pasqua di Risurrezione”, il Papa ha introdotto il gesto dell’imposizione delle ceneri.
Entrambe le formule comunemente usate – «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai» (cfr. Gen 3,19) e «Convertitevi e credete al Vangelo» (cfr. Mc 1,15) – costituiscono un richiamo alla verità dell’esistenza umana: siamo creature limitate, peccatori sempre bisognosi di penitenza e di conversione”, ha spiegato Francesco, prima dell’esortazione finale ad affidarsi “tra le braccia di Dio, Padre tenero e misericordioso”, per compiere pienamente la nostra conversione.