Resterà uno dei capitoli fondamentali del suo Magistero il lungo messaggio inviato da Papa Francesco a tutti i giovani che parteciperanno alla Giornata mondiale della Gioventù a livello diocesano, il giorno della Domenica delle Palme. Una piccola tappa, questa, del cammino che porterà gli stessi giovani nel luglio 2016 a Cracovia, in Polonia, per vivere l’incontro internazionale presieduto dal Successore di Pietro.

Ai ragazzi e alle ragazze di tutto il mondo, Bergoglio nel suo messaggio parla di amore e sessualità, di soddisfazione e di fiducia, di responsabilità e vocazione, guidato nella sua riflessione dal ‘Discorso della Montagna’ in cui Cristo spiega ai discepoli come vivere da cristiani veri. Una delle Beatitudini elencate dal Signore - la sesta per l’esattezza: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» - è infatti il tema della Gmg diocesana.  

E proprio traendo spunto da questa prima grande predicazione del Signore, Francesco svela ai giovani come poter essere anche loro “beati”, quindi felici. Una parola che Cristo pronuncia nove volte nel suo Discorso, proprio per indicare la ricerca della felicità “comune alle persone di tutti i tempi e di tutte le età”.

“Dio ha deposto nel cuore di ogni uomo e di ogni donna un desiderio irreprimibile di felicità, di pienezza”, afferma infatti il Pontefice. E domanda: “Non avvertite che i vostri cuori sono inquieti e in continua ricerca di un bene che possa saziare la loro sete d’infinito?”.

Questa sete si placa solo nella “comunione perfetta con Dio, con gli altri, con la natura, con se stessi”, come annotano i primi capitoli della Genesi. Tuttavia questo anelito, così puro, così spontaneo, è minato dal peccato che, entrato nella storia, ha reso impossibile “l’accesso diretto alla presenza di Dio”: “La ‘bussola’ interiore che guidava gli uomini nella ricerca della felicità perde il suo punto di riferimento e subentrano tristezza e angoscia”, dice il Papa.

L’umanità grida allora a Dio, il quale non resta indifferente ma risponde a questa supplica inviando il suo unico Figlio che “con la sua incarnazione, vita, morte e risurrezione ci redime dal peccato e ci apre orizzonti nuovi, finora impensabili”. E così, in Cristo, tutto si sublima: “In Cristo si trova il pieno compimento dei sogni di bontà e felicità”, afferma il Papa, “Lui solo può soddisfare le vostre attese tante volte deluse dalle false promesse mondane”.

Come disse San Giovanni Paolo II - il cui spirito aleggia lungo tutto il messaggio - nella Veglia di preghiera a Torvergata, durante la Gmg del 2000: “È Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita…”.

E questa beatitudine che si sperimenta solo attraverso Gesù Cristo passa attraverso “la purezza del cuore”. Intendendo per “cuore” - spiega il Santo Padre - “il centro dei sentimenti, dei pensieri e delle intenzioni della persona umana”. Questo cuore deve essere pertanto “puro”, ovvero pulito, limpido, libero da contaminazioni, perché esso “riassume l’essere umano nella sua totalità e unità di corpo e anima, nella sua capacità di amare ed essere amato”.

La purezza del cuore, infatti, non è un qualcosa solo interiore ma tocca soprattutto “il campo delle nostre relazioni”, sottolinea Francesco. E parla dunque di “ecologia”, perché come siamo chiamati ad una “sana attenzione per la custodia del creato”, tanto più – dice – “dobbiamo custodire la purezza di ciò che abbiamo di più prezioso: i nostri cuori e le nostre relazioni”. 

Una "ecologia umana" quella proposta da Bergoglio, dunque, che - assicura - “ci aiuterà a respirare l’aria pura che proviene dalle cose belle, dall’amore vero, dalla santità”.

Come nell’intervista ai giovani del Belgio, il Papa interroga quindi i giovani: “Dov’è il vostro tesoro? Su quale tesoro riposa il vostro cuore?”. Perché “sì, – soggiunge - i nostri cuori possono attaccarsi a veri o falsi tesori, possono trovare un riposo autentico oppure addormentarsi, diventando pigri e intorpiditi”. Allora “il bene più prezioso che possiamo avere nella vita è la nostra relazione con Dio”.

“Ne siete convinti?”, chiede il Papa, “siete consapevoli del valore inestimabile che avete agli occhi di Dio? Sapete di essere amati e accolti da Lui in modo incondizionato, così come siete? Quando questa percezione viene meno, l’essere umano diventa un enigma incomprensibile, perché proprio il sapere di essere amati da Dio incondizionatamente dà senso alla nostra vita”.

E la vita ha bisogno di avere un senso. Specie nel periodo della giovinezza, un’epoca di vorticose emozioni e sentimenti, in cui “sboccia il desiderio profondo di un amore vero, bello e grande”. “Quanta forza c’è in questa capacità di amare ed essere amati!”, esclama il Vescovo di Roma, esortando a non permettere “che questo valore prezioso sia falsato, distrutto o deturpato”.

Ovvero ciò che accade “quando nelle nostre relazioni subentra la strumentalizzazione del prossimo per i propri fini egoistici, talvolta come puro oggetto di piacere”. La tendenza è infatti quella di banalizzare l’amore e di sminuirlo alla sola sfera sessuale, “svincolandolo così dalle sue essenziali caratteristiche di bellezza, comunione, fedeltà e responsabilità”. Il problema è che “il cuore rimane ferito e triste in seguito a queste esperienze negative”, avverte Francesco.

Quindi, “vi prego: non abbiate paura di un amore vero”, implora il Santo Padre, “vi chiedo di essere rivoluzionari, vi chiedo di andare controcorrente; sì, in questo vi chiedo di ribellarvi a questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità, crede che voi non siate capaci di amare veramente”.

“Io – insiste - ho fiducia in voi giovani e prego per voi”, che siete “bravi esploratori!”. “Se vi lanciate alla scoperta del ricco insegnamento della Chiesa in questo campo, scoprirete che il cristianesimo non consiste in una serie di divieti che soffocano i nostri desideri di felicità, ma in un progetto di vita capace di affascinare i nostri cuori!”.

In questo percorso non sempre facile, il Papa invita a farsi accompagnare del Signore. Dio stesso esorta: «Cercate il mio volto!». “Sì, cari giovani, il Signore vuole incontrarci, lasciarsi ‘vedere’ da noi”, dice. Ma come fare?

Le strade sono tre. Prima di tutto la preghiera: “Sapete che potete parlare con Gesù, con il Padre, con lo Spirito Santo, come si parla con un amico?”, domanda Bergoglio. Poi la lettura quotidiana del Vangelo e l’amore ai fratelli, specialmente quelli “più dimenticati”. In questo modo diventerà possibile “riconoscere la sua presenza nella vostra storia”. 

“Interrogatevi con animo puro e non abbiate paura di quello che Dio vi chiede!”, esorta ancora il Santo Padre; “a partire dal vostro ‘sì’ alla chiamata del Signore diventerete nuovi semi di speranza nella Chiesa e nella società”.

E questa chiamata può essere il matrimonio – anche se “molti oggi pensano che questa vocazione sia ‘fuori moda’, ma non è vero!” – come pure la vita consacrata o il sacerdozio. Ognuno ha la sua strada prospettata dal Signore. L’importante – rimarca il Papa -  è seguirla fino in fondo, perché “non dimenticate la volontà di Dio è la nostra felicità!”. E “quanto è bello vedere giovani che abbracciano la vocazione di donarsi pienamente a Cristo e al servizio della sua Chiesa!”.

In conclusione del messaggio, Francesco guarda ancora con gratitudine al ‘gigante della Fede” che fu san Giovanni Paolo II , il quale quasi 30 anni fa istituì le Giornate Mondiali della Gioventù, iniziativa rivelatasi negli anni “provvidenziale e profe tica” e che ha portato “preziosi frutti nella vita di tanti giovani in tutto il pianeta!”.

La preghiera è dunque che “il santo Pontefice, Patrono delle GMG, interceda per il nostro pellegrinaggio verso la sua Cracovia”. E anche che “lo sguardo materno della Beata Vergine Maria, la piena di grazia, tutta bella e tutta pura, ci accompagni in questo cammino”.