Prima del Festival molti erano preoccupati per le sorti di una manifestazione che andava sempre più verso il declino. Addirittura su Facebook una pagina invitava a “Boicottare il Festival di Sanremo”, ma l’edizione 2015 ha presentato al pubblico nostrano così tante cose belle che non poteva che essere un successo.
I molti timori sollevati in ambienti cattolici dalla presenza della cantante transgender Conchita Wurst e dalla soubrette Platinette sono stati spazzati via dalla positività del clima generale. Ancor di più ha stupito la ‘apertura’ a favore della famiglia naturale grazie all’invito della famiglia Anania di Catanzaro, la famiglia più numerosa d’Italia che vanta ben 16 figli, ospiti durante la prima serata.
Papà Aurelio, 47 anni e mamma Rita, 43 anni, si sono presentati sul palco dell’Ariston con tutti i loro figli: dalla più grande Marta di 20 anni, alla più piccola Paola di 19 mesi. Inizialmente, quando erano stati contattati dalla Rai, avevano scelto di non andare; poi, discutendo tra loro, hanno pensato che fosse una buona occasione per testimoniare la misericordia di Dio.
Aurelio, che da giovane voleva diventare sacerdote, ha incontrato Rita, marxista accanita. Si sono incontrati nel Cammino Neocatecumenale. Non si erano prefissati il numero dei figli, né pensavano di averne così tanti, anzi il diciassettesimo lo hanno perso.
Aurelio fa il Bidello all’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro, guadagna 3500 euro al mese e vive con gli assegni familiari. Anche se neanche quelli bastano visto che in appena una settimana i soldi si esauriscono. E per cinque giorni ci sono anche le bollette da pagare… Il resto del mese questa famiglia extra large vive di provvidenza, grazie alla solidarietà di parenti, amici e da tanta gente che gli sta vicino: dal macellaio, al farmacista, ai commessi del supermercato. La figlia più grande frequenta l’Università grazie al contributo di una persona che si è offerta di pagare le tasse. “Ci amiamo e siamo felici perché ci fidiamo di Dio”, ha detto Aurelio.
Oltre alla famiglia catanzarese, uno dei momenti da ricordare di questo Festival è stata la reunion di Albano e Romina, conclusa con un abbraccio che ha risvegliato nel pubblico i ricordi di una delle coppie più belle d’Italia, nell’arte e nella vita.
Poi il buono dell’Italia: il dottore di “Medici Senza Frontiere” guarito dall’Ebola contratta in Africa, dove era andato per curare le persone malate. Il medico si è salvato grazie ai colleghi italiani che hanno sviluppato una cura specifica contro il terribile virus.
Ancora il collegamento con l’astronauta italiana Samantha Cristoferetti, registrata un paio di ore prima dalla Stazione Spaziale Internazionale. “Di tutte le interviste che ho fatto, questa è quella che mi ha portato più in alto”, ha detto Conti alla Cristoferetti, mentre lei spiegava l’effetto meraviglioso e commovente di vedere l’alba e la terra dallo spazio.
Come non citare la frescherzza dei giovani Imagine Dragon, band vincitrice di un Grammy Award, che ha venduto 25 milioni di singoli e 7 milioni di album nel mondo, salita sul palco del Teatro Ariston il 10 febbraio. Reynolds, il cantante e capo del gruppo, ha ringraziato la sua famiglia per quanto sta facendo ed ha ricordato che la band ha composto una canzone per un amico scomparso a causa di un cancro.
Infine, a coronare il tutto, la bellissima testimonianza dei vincitori: Gianluca Ginoble, Ignazio Boschetto e Piero Barone, ovvero “Il Volo”. Tre giovani italiani che stanno facendo impazzire il mondo riportando in vita il “bel canto” lirico di tradizione italiana. Appena ventenni hanno già cantato con Placido Domingo, sono stati in tour con Barbra Streisand, si sono esibiti con Miguel Bosé, Gloria Estefan, Ivete Sangalo, Biagio Antonacci e Laura Pausini al Madison Square Garden di New York. Vincitori di numerosi dischi d’oro e premi internazionali, sono il gruppo musicale tra i più richiesti al mondo.
In una intervista concessa a ZENIT nel luglio del 2014, i tre ragazzi raccontavano di essere cresciuti con la fede cattolica trasmessagli dalle loro famiglie. Vanno in Chiesa ogni domenica e pregano ogni giorno. Sono convinti che chi “canta prega due volte” e che per alimentare la speranza e la fede è molto importante pregare. Il loro essere così ‘buoni ragazzi’ non è piaciuto tanto alla critica, che nonostante il tripudio del pubblico, li ha bollati come “giovani vecchi”.
Nella conferenza stampa dopo il Festival, Ignazio Boschetto, uno dei tre componenti, ha infatti ironizzato: “Dicono che facciamo un genere vecchio, non adatto a ragazzi della nostra età: si sbagliano. Forse è più vecchio pensare una cosa del genere che dare a noi degli anacronistici. Mi vengono in mente Vasco Rossi, Zucchero e lo stesso Andrea Bocelli, che quando venne qui fu guardato dall’alto in basso. Speriamo allora che le critiche abbiano lo stesso effetto che hanno avuto su di loro e ci aiutino a crescere”
Che il clima del Festival fosse diverso lo mostra anche il posto da secondo classificato di Nek con la canzone Fatti avanti amore, dedicata a quell’amore che serve a mantenere in vita gli uomini.
Insomma un Sanremo nel segno della positività, della famiglia, del bel canto e dell’italianità. Un bel segnale che fa sperare in una rinascita del nostro Paese.