A Firmino piaceva girare per i supermercati, andare a visitare tutte le fiere che nell’anno venivano allestite. Ultimamente, girando per le vie della sua città, si è lasciato prendere dalla voglia di prendere tutto ciò che gli piaceva. Vede delle mele: gli piacciono, e le porta a casa; vede una bicicletta e la porta a casa; vede una Ferrari e la guida fino a casa.
Vede tante, tante cose belle, e, portando tutto a casa, riempie ogni locale e ogni angolo della casa e del grande giardino di ogni ben di Dio. Più ne portava a casa, più ne vedeva; più ne vedeva, più ne portava. Insomma più ne aveva, più ne voleva.
Con una avidità inappagabile, costruì nuovi capannoni, comprò una grande campagna attorno alla sua casa per ammucchiare quanto vedeva in giro. Voleva tutto, tutto per sé.
Un giorno tornò il papà da un lungo viaggio e interpellò il figlio: “Tutto mi piace – papà – voglio tutto portare a casa: frutta, fiori, automobili, tutto, tutto ciò che vedo, tutto ciò che mi piace”.
Il papà gli risponde: “Figlio mio, ti conviene riportare e lasciare tutto dov’era prima, perché quanto riuscirai a vedere, a toccare, è tutto mio, quindi è tutto tuo.
Puoi girare per i nostri possedimenti senza un soldo in tasca: non devi proprio comprare niente, perché tutto è tuo: il figlio del padrone possiede tutto ciò che possiede suo padre.
Il povero di spirito con la sua vita dice a tutti: tutto è mio, perché Dio è mio.
Ciao da p. Andrea
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