Sierra Leone. Colpo di coda di Ebola: 700 case in quarantena

La decisione del governo dopo la morte di un pescatore della capitale Freetown positivo al virus. Nel paese di nuovo allarme

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Circa 700 abitazioni della Sierra Leone sono state messe in quarantena, nel quartiere costiero della capitale Freetown, a causa dell’Ebola. La scioccante decisione è stata presa dal governo dopo la morte di un pescatore della zona, risultato positivo al virus.

Il provvedimento avrà durata di almeno tre settimane, e giunge a meno di un mese dalla revoca delle pesanti restrizioni agli spostamenti in vigore nel Paese africano dal luglio dell’anno scorso. La Sierra Leone, con quasi 11.000 casi di contagio e oltre 3.600 decessi, è infatti uno dei paesi più colpiti dal virus in tutta l’Africa.

Negli ultimi giorni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva lanciato l’allarme per un aumento dei casi per la seconda settimana consecutiva, mentre in altri Paesi come Liberia e Guinea stanno riaprendo le scuole, dopo sette mesi di chiusura dovuta all’emergenza Ebola. 

Quest’ultimo caso “è stato come un fulmine a ciel sereno, perché sembrava proprio che il contagio stesse diminuendo”, afferma ai microfoni di Radio Vaticana padre Maurizio Boa, della congregazione dei Giuseppini del Murialdo. “In questi giorni, è un completo disastro”, aggiunge, “quello che mi colpisce di più sono le morti a grappolo: 6-8-10 per famiglia, anche di più. Ebola entra, infetta uno e fa morire tutti! Un immane dolore per chi resta, i ‘survivors’, che hanno seriamente bisogno di vicinanza ed affetto”.

“Non si capisce questo colpo di coda di Ebola: che cosa stia succedendo e perché”, aggiunge il sacerdote, Eppure “c’è continua attenzione da parte della gente, ancora nessuno si tocca. Addirittura si sta parlando su come poter dare le Ceneri, senza toccare le persone per evitare così ogni contatto e ogni contagio”.

Padre Boa vede comunque un barlume di speranza grazie ai diversi centri ben attrezzati presenti nel Paese, soprattutto quello di Emergency, che hanno macchinari per cambiare il sangue e mettere quello delle persone che hanno avuto Ebola e sono guarite. “Ci sono anche dei medicinali – riferisce – ma su questo ci sono parecchie opinioni diverse: qualcuno dice che vanno bene, qualcun altro no, perché non sono stati sufficientemente testati. Si fa quel che si può. Molti guariscano – e questo è un buon segno – quando vengono presi in tempo e trattati nel giusto modo”.

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ZENIT Staff

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