“Completato all’80%” il progetto residenziale promosso dalla Chiesa filippina, a favore delle popolazioni vittime di calamità e dei sopravvissuti ai disastri naturali, il più recente dei quali è il tifone Yolanda. Lo afferma in un’intervista a Radio Veritas – ripresa da Asia News – padre Edu Gariguez, segretario esecutivo della Caritas filippina (il National Secretariat for social Action – Justice and Peace, Nassa).
Il sacerote è ottimista e assicura che entro la fine di marzo saranno ultimati i lavori tra i complessi abitativi sparsi fra le nove province ecclesiastiche colpite dal tifone dell’8 novembre 2013, nel centro dell’arcipelago. A margine di un incontro tenutosi nei giorni scorsi a Cebu con i rappresentanti di questa nove diocesi, padre Gariguez ha confermato che Nassa-Cbcp sta centrando l’obiettivo iniziale, che prevedeva la costruzione di 3.753 alloggi da destinare ai sopravvissuti e alle loro famiglie. Oltre a garantire case sicure e dignitose, ha aggiunto, esso intende fornire tutti i mezzi di sussistenza necessari per sopravvivere.
Il progetto della Chiesa, inoltre, – ha spiegato il sacerdote – non intende fornire solo alloggi, ma guarda anche allo “sviluppo umano integrato” delle vittime dei disastri naturali, che comprende sicurezza, formazione spirituale, organizzazione comunitaria: “Il bello è che la gente vuole partecipare, sono loro stessi a contribuire alla costruzione delle case”.
Da parte sua la Chiesa filippina ha già stanziato circa 9,7 milioni di euro in progetti di recupero, assistenza, riabilitazione a favore di oltre due milioni di persone colpite dal supertifone Yolanda che, abbattutosi sulle isole Visayas nel 2013, ha colpito circa 11 milioni di persone, sparsi in 574 fra municipalità e città diverse.
Ancora oggi risultano oltre 1.700 dispersi; il numero delle vittime sarebbe superiore a 5mila, anche se il presidente Aquino ha voluto ridimensionare le cifre, sottolineando che le prime stime [superiori a 10mila] erano frutto della reazione emotiva alla tragedia e il numero dei morti non supera i 2.500. In ogni caso – afferma Asia News -, per un ritorno alla normalità saranno necessari otto miliardi di dollari.