Informare obbligatoriamente della possibilità di seppellire i bambini non nati, siano essi vittime di aborto spontaneo o di interruzione volontaria di gravidanza, prima della ventesima settimana dal concepimento.
È la proposta avanzata alla Regione Marche dal consigliere regionale Luca Marconi, che suggerisce una modifica del regolamento regionale riguardante le attività funebri e cimiteriali, introducendo l’obbligo per l’ASUR e le aziende ospedaliere di informare i genitori.
Tale possibilità, sebbene prevista dalla legge italiana, è pressoché ignorata dai cittadini ed anche dalle strutture sanitarie. Più spesso i feti abortiti vengono destinati ai rifiuti speciali, finendo inceneriti o, addirittura, utilizzati come combustibili.
Ciò avviene in modo particolare per i feti abortiti prima della ventesima settimana dal concepimento, i quali non essendo mai oggetto di richiesta di inumazione, dopo ventiquattro ore dall’espulsione divengono automaticamente “proprietà” della struttura sanitaria e finiscono trattati come “rifiuto ospedaliero”.
La proposta di legge dell’on. Marconi nasce dalla considerazione che il nascituro abbia una personalità giuridica e sia titolare di diritti, a partire dal diritto alla vita, alla salute o all’integrità psicofisica, all’onore e alla reputazione, all’identità personale e alla certezza di poter avere una tomba dove i suoi genitori possano piangerlo e rendergli omaggio.
“Seppellire questi bambini non significa soltanto onorarli come persone – ha dichiarato Marconi – ma vuol dire anche compiere un grande atto di civiltà, un gesto dal valore umano e civile incommensurabile. La proposta di modifica del regolamento impone l’adozione di misure volte a salvaguardare la dignità del concepito, embrione o feto, anche con riferimento alla custodia delle sue spoglie mortali”.
Già nel 1988 l’allora ministro della Salute, Carlo Donat Cattin, aveva previsto il seppellimento anche in assenza di richiesta dei genitori perché “lo smaltimento attraverso la linea dei rifiuti speciali urta contro i principi dell’etica comune”.
La proposta di modifica legislativa è stata recepita dall’onorevole Luca Marconi, su suggerimento di alcuni attivisti pro-life: Roberto Festa, presidente del CAV di Loreto e Segretario Ufficio Regionale Pastorale della Salute; Enrico Masini, animatore nazionale presso l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII – Servizio Maternità Difficile e Vita; l’avvocato Cinzia Ceccaroli; Pamela Salucci, presidente del CAV di Fano; Padre Aldo Marinelli, Cappellano all’Ospedale di San Salvatore di Pesaro e Direttore Ufficio Diocesano Pastorale Sanitaria.
Hanno manifestato interessamento alla proposta anche alcuni vescovi delle Marche, a partire da monsignor Armando Trasarti, titolare della diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola, che già lo scorso ottobre aveva scritto ai presuli della Conferenza Episcopale Regionale, mettendoli al corrente dell’iniziativa.
La proposta fa leva su sentenze e fonti legislative, nazionali e sovranazionali, che riconoscono diritto alla vita, all’onore e alla dignità al concepito: tra queste figura una sentenza della Corte di Strasburgo, che l’anno scorso ha condannato un ospedale croato per aver smaltito un feto come rifiuto ospedaliero speciale, senza il consenso dei genitori.