Ancora una volta le acque del Mar Mediterraneo sono divenute una tomba a cielo aperto: 29 migranti sono morti durante il viaggio per attraversare il Canale di Sicilia sognando una vita migliore.
La tragedia si è consumata ieri pomeriggio, quando un’imbarcazione è finita alla deriva al largo delle coste libiche. Dopo il segnale lanciato al centro nazionale di soccorso della Guardia costiera di Roma tramite telefono satellitare, sono arrivati i soccorsi, ma era già troppo tardi: sette migranti erano morti per il freddo. Gli altri ventidue sono deceduti invece durante il trasporto sulle motovedette della Guardia costiera italiana, per ipotermia perché costretti a viaggiare bagnati e in condizioni inadeguate.
Alcuni soccorritori hanno parlato infatti di sintomi di assideramento. “È terribile… erano tutti bagnati, sono morti di freddo”, ha dichiarato Pietro Bartolo, direttore sanitario della Guardia medica di Lampedusa. Il medico ha duramente criticato il sistema di soccorso adottato con l’introduzione del dispositivo Triton che nei mesi scorsi ha sostituito la precedente operazione Mare nostrum, a guida italiana.
Per Bartolo, infatti, i migranti vengono soccorsi troppo al largo dalle coste africane, senza la possibilità di riparo. Già Save the Children si era scagliata contro Triton:“Lampedusa oggi accoglie di nuovo i corpi senza vita di migranti in fuga da guerre, fame, violenze o gravi rischi per la loro vita, morti in mare per il freddo. Le cattive condizioni climatiche invernali non hanno interrotto il flusso degli arrivi via mare, a dimostrazione della mancanza di alterative per chi è costretto, nonostante tutto, a tentare la traversata”, ha dichiarato Raffaela Milano, direttore programmi Italia-Europa dell’associazione.
“Come Save the Children ha più volte denunciato – ha soggiunto -, la cessazione dell’operazione Mare Nostrum espone a rischi estremi tutti, e in particolare chi è più vulnerabile, come le donne, i bambini e gli adolescenti giovanissimi che sono una presenza costante negli sbarchi: secondo le nostre stime, dall’inizio dell’anno a ieri, su 3.709 migranti sbarcati in Italia, 195 erano donne e 390 minori, di cui 149 accompagnati e 241 non accompagnati”.
Dunque, anche da parte dell’associazione la richiesta che Italia e Europa garantiscano il potenziamento del sistema di soccorso in mare al fine di scongiurare nuove tragedie come questa. “Triton, così com’è concepito – ha affermato Milano – non può e non deve essere l’unica risposta dell’Italia e dell’Europa a migliaia di bambini, ragazzi e famiglie costrette a fuggire per poter sopravvivere”.
Tra le vittime della strage, un uomo, dopo esser giunto a Lampedusa già in condizioni gravissime, è stato trasferito in elicottero a Palermo. Al momento è ricoverato in coma. Chi è sopravvissuto ha trascorso la notte nel centro d’accoglienza di Lampedusa. Le salme dei migranti, chiuse in sacchi di plastica – riferisce L’Osservatore Romano – sono state sistemate all’interno del vecchio aeroporto in disuso. Una squadra della polizia scientifica italiana dovrà ora identificare le vittime, secondo una prima ispezione giovani tra i 18 e i 25 anni. Le salme verranno portate poi in nave a Porto Empedocle per la tumulazione. Tra i sopravvissuti ci sono anche tre minori non accompagnati: due della Costa d’Avorio e uno del Mali. Gli altri provengono sempre dall’Africa subsahariana: Guinea, Senegal, Gambia e Niger.
Sulla tragedia – la prima del 2015 – si è pronunciato anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale italiana, il quale ha denunciato l’indifferenza di un’Europa che di fronte a queste tragedie “resta a guardare”. “Fino a quando l’Europa guarda dalle altre parti e fa finta di non capire che l’Italia è veramente la porta dell’Europa e che ciò che accade in Italia appartiene a tutti, le cose andranno avanti così, con queste tragedie del mare”, ha detto il porporato.