La notizia è stata confermata durante un’audizione al Senato da Getulio Napenas jr, capo delle forze speciali filippine (Special Action Force) recentemente rimosso dall’incarico: un gruppo terrorista islamico legato ad al-Qaeda, Jamaah Islamiyah, avrebbe pianificato un attentato ai danni di papa Francesco nel corso del suo recente viaggio nelle Filippine (15-19 gennaio).
L’ex capo delle teste di cuio ha precisato che il gruppo aveva pianificato di costruire una bomba da far esplodere al passaggio del corteo papale lungo T.M. Kalaw street, a Manila, il 18 gennaio. “Queste informazioni – ha aggiunto – non sono state né confermate né smentite dalla polizia filippina nazionale. Resta il fatto che queste informazioni esistono”.
Secondo Napenas jr, il gruppo islamista sarebbe stato in collegamento con il terrorista malese Zulkifli “Marwan” Bin Hiri, ucciso in un raid della polizia il 25 gennaio scorso a Tukanalipao, zona a maggioranza musulmana del Paese. L’operazione ha causato numerose vittime (250 secondo fonti della stampa locale), tra cui diversi civili e 44 poliziotti dello Special Action Force. Il New York Times ha parlato della “più ampia perdita di vite umane della polizia filippina nella storia recente e la prima interruzione di un cessate-il-fuoco che durava da quasi un anno con i ribelli musulmani, conseguenza di un fragile accordo di pace con il governo”. A seguito di questi fatti, Napenas jr è stato rimosso dall’incarico e chiamato a rispondere, oggi, davanti al Senato.
Le sue dichiarazioni sul tentativo di compiere un attentato al Papa non trovano però riscontri tra i servizi di sicurezza vaticani. Il portale Vatican Insider rivela che “non erano stati avvisati di alcuna minaccia nei confronti del Papa” e “che il programma del viaggio non ha subito alcuna modifica”. La notizia riferita da Napenas jr sarebbe stata appresa dagli uomini che si occupano della sicurezza del Pontefice “attraverso i giornali”.