Padre Pablo Martín Sanguiao è un sacerdote spagnolo di Albacete che lavora in Italia, in una parrocchia dedicata a sant’Agostino nella periferia di Civitavecchia. Nel 1994 decise di fare un pellegrinaggio a Medjugorie insieme ad una famiglia di amici.
Il 16 settembre, prima di ripartire per l’Italia decise di acquistare due statue: una di san Michele Arcangelo per la famiglia con cui aveva fatto il pellegrinaggio, l’altra, della Madonna per dei parrocchiani che volevano tenerla nel giardino di casa loro, non lontano dalla chiesa di don Pablo.
Scelse una statua della Vergine abbastanza grande, di 43 centimetri, fatta interamente in gesso ma lucida all’esterno, con la scritta “Medjugorie” sul basamento: una delle tante che si vendono in quel paesino dell’Erzegovina.
Due giorni più tardi don Pablo andò con la statuetta promessa dai suoi parrocchiani, Anna Maria e Fabio Gregori. Insieme decisero di collocarla nel giardino e don Pablo disegnò anche una grotta per sistemarla.
Fabio costruì la grotta in pochi giorni utilizzando le pietre del mare. La statuina venne sistemata nella grotta ed illuminata con due lampadine: una in basso, altra nell’abside dietro la Vergine. Ai lavori del padre assistettero i due figli dei Gregori: Jessica di sei anni e Davide di due.
Passarono i mesi e il 2 febbraio dell’anno successivo accade qualche cosa di inaspettato e di incredibile. Quel giorno era la festa della Candelora (la Presentazione di Gesù al Tempio) e nel primo pomeriggio la famiglia, su invito del parroco, andò in chiesa. Mentre si recitava il rosario Fabio tornò a casa con i bambini per dare loro la merenda.
Alle 16.20, mentre stava attraversando il giardino, sentì le grida della figlia: “Papà, papà la Madonnina piange!”, “Papà, vieni, c’è tutto sangue!” Gregori non capì cosa stava accadendo, un avvenimento che ha cambiato per sempre la vita sua e di tutta la famiglia.
Per ricordare questi fatti mi sono recato alla periferia di Civitavecchia nella casa dove i Gregori abitano ancora oggi e dove esattamente 20 anni fa si sono verificate le lacrimazioni di sangue della Madonna. Fabio è restio ad incontrare i giornalisti, ma il fatto che ero amico del cardinale Andrzej Maria Deskur e che ho scritto un libro su Giovanni Paolo II, che ha apprezzato, mi apre le porte di casa sua.
Come mai volevate la statua della Madonna di Medjugorie a casa vostra?
Fabio Gregori: Mia moglie ha una grandissima devozione al Sacro Cuore di Gesù e volevamo una statua raffigurante il Sacro Cuore. A Civitavecchia non ci sono i negozi con gli oggetti religiosi allora abbiamo chiesto al parroco, don Pablo, di comprarci la statua. Don Pablo, tornato dal pellegrinaggio, ci ha portato una statua della Madonna, dicendo: “Non ho trovato Gesù, vi ho portato la Mamma”. E’ così che la statuina della Madonna di Medjugorie è finita a casa nostra.
Come reagì alle grida di Jessica “la Madonnina piange!”?
Fabio Gregori: In giardino abbiamo un impianto di irrigazione, in un primo momento pensavo che si trattasse dell’acqua dell’irrigazione che era finita sopra la statua. Ma subito dopo Jessica ha gridato: “Papà, corri qui c’è tutto sangue!”.
Allora sono corso e ho visto sulla statuina i rivoli di sangue ma pensavo che Jessica si fosse ferita e avesse macchiato la statuina, ma lei non era ferita. In quel momento ho notato che dall’occhio destro della statua stava cominciando a scendere una lacrima di sangue che è arrivata all’altezza del cuore.
Allora con un dito ho toccato il liquido che era caldissimo. Nello stesso tempo ho sentito in senso verticale dall’alto in basso un fuoco che mi ha invaso come una scarica elettrica. E poi io e Jessica siamo rimasti abbagliati da una luce fortissima come un flash. Mi sono messo a piangere, ho stretto la bambina e con la macchina sono corso in parrocchia. Don Pablo mi ha tranquillizzato, mi ha confessato ed è venuto a casa nostra.
Che cosa accadde nella vostra casa nei giorni delle lacrimazioni, che furono tredici tra il 2 e il 6 febbraio?
Fabio Gregori: Il 2 febbraio quando il parroco venne da noi, ci ordinò di rimanere nel massimo silenzio e di non dire niente a nessuno. Il 3 febbraio alle 18,45, don Pablo ha visto lui stesso per la prima volta la lacrimazione della Madonna. Il giorno stesso il parroco ha fatto una relazione e ha avvisato monsignor Girolamo Grillo, che era vescovo di Civitavecchia, io invece chiamai la Polizia perché non sapevo cosa stava accadendo a casa mia.
La notte del 3 su ordine dei magistrati i poliziotti hanno transennato tutto e hanno messo la teca di cristallo davanti alla grotta con la statuina: da quel momento la Madonnina venne piantonata giorno e notte. I giorni seguenti la statuina continuò a lacrimare alla presenza anche dei poliziotti. Il 4 febbraio don Pablo si recò da mons. Grillo con la relazione.
Qual è stata la prima reazione del vescovo Grillo alle notizie delle lacrimazioni?
Fabio Gregori: La prima reazione del Vescovo fu scettica e nervosa: senza leggere le carte, le ha strappate dicendo: “Ancora si crede a queste stupidaggini delle Madonne che piangono!”
Nel frattempo la Madonna continuava a lacrimare. Mons. Grillo mandò una lettera al parroco con l’ordine di distruggere la statua. Ma i poliziotti lo fermarono dicendo che non aveva nessuna autorità per farlo perché la statua era di proprietà della famiglia Gregori. Mi sono rifiutato di rompere la statuina: la polizia ha scritto tutto in un verbale e la Madonnina è rimasta dove era.
Cosa è successo nei giorni seguenti?
Fabio Gregori: La sera del 5 febbraio non riuscivamo a prendere sonno. Quando ci siamo addormentati attraverso le fessure delle persiane è entrata una luce, la stessa che ho visto il primo giorno delle lacrimazioni, e da dentro di questa luce, che ha invaso tutta la stanza, usciva per tre volte una voce: “La devi portare in Chiesa, vuole andare da Suo figlio, Gesù”.
Sconvolto ho chiamato il parroco dicendo che dovevo portare la Madonnina in chiesa da Gesù. Sono uscito in pigiama, ho preso la statuina che, anche se cementata, si è levata dal piedistallo e con la macchina della polizia siamo andati verso la parrocchia.
Don Pablo ci aspettava già alla porta, ma non poteva mettere la Madonnina nella chiesa, perché c’era il divieto del vescovo. Allora ha deciso di portarla in canonica, a casa sua dove ha esposto anche il Santissimo Sacramento.
Interpellato in proposito il Vescovo chiese a don Pablo di buttare la statuina nel secchio. Il parroco doveva disfarsi della Madonnina.
Ero al lavoro, don Pablo chiamò mio fratello e, in gran segreto, hanno portato la Madonnina a casa sua chiudendola nella mansarda. Poi don Pablo ha raccontato questi fatti nuovi anche a mons. Grillo che per la prima volta ha accettato di vederci.
Chi è andato da mons. Grillo e come si è svolto il vostro incontro?
Fabio Gregori: Siamo andati in tre, cioè io con mia moglie e Jessica. Il vescovo ha fatto gli esorcismi a tutti noi e ci ha tranquillizzati dicendo che non c’era la presenza di satana. Ma io dovevo dirgli anche che noi avevamo già deciso, con l’aiuto dell’avvocato, di fare degli accertamenti sulla statuina.
Nel frattempo ci hanno consigliato di affidare la Madonnina al vescovo. Con tutta la famiglia siamo andati da monsignor Grillo per consegnargli la statuina.
Da quel giorno è stato monsignor Grillo a “gestire” la statuina. E’ stato lui a chiedere degli esami di verifica?
Fabio Gregori: Si. Era lui che ci informava circa i risultati degli esami. Gli esami sono stati effettuati dai professori Angelo Fiori dell’ospedale Agostino Gemelli e Giancarlo Umani Ronchi dell’Università la Sapienza di Roma. Secondo le indagini e le analisi fatte
dai due professori: le lacrime erano di sangue umano maschile (gruppo XY); la statuina sottoposta all’esame radiologico non aveva al suo interno strutture o apparecchiature o cavità, perciò veniva escluso ogni trucco interno. Successivamente la magistratura ha fatto fare un esame TAC: il risultato era lo stesso, cioè la statua risultava solida senza cavità interne.
Quando sono cambiati i vostri rapporti con il vescovo?
Fabio Gregori: I rapporti sono cambiati quando sono cominciati ad arrivare da Roma i primi risultati delle analisi. E’ cominciato un rapporto di trasparenza: ogni volta ci metteva al corrente dei risultati.
La statuina è stata sottoposta agli esami ma dopo è tornata al vescovo vero?
Fabio Gregori: Si. Per dire la verità monsignor Grillo ha consegnato la statuina alle suore dell’appartamento che la tenevano nell’armadio, anche se ufficialmente aveva annunciato che la Madonnina veniva custodita nel caveau di una banca (tutto per evitare l’assalto di giornalisti e curiosi).
La Madonnina ha pianto anche a casa di mons. Grillo?
Fabio Gregori: Una delle sorelle del vescovo è andata a pregare davanti alla Madonnina e entrando nella stanza ha sentito un profumo forte di rose, che nessuno sentiva. Successivamente, tutti sono andati a pregare davanti alla statuina. In quel momento la sorella del Vescovo si è accorta della nuova lacrimazione della Madonna e ha toccato il sangue che colava. Il vescovo è rimasto sconvolto, si è sentito male, aveva una forte tachicardia e bisognò chiamare i medici del pronto soccorso.
Il medico del pronto soccorso, dott. Di Gennaro, era lo stesso medico che aveva portato la statuina a Roma per le analisi, e in quel momento potè osservare il sangue vivo, per questo chiamò subito i periti di Roma per fare degli accertamenti sul sangue “fresco”.
Dalle analisi che vennero fatte in quel momento risultò che il sangue era della stessa natura delle precedenti lacrimazioni.
Da quel giorno tutto il mondo venne a conoscenza che la Madonnina aveva pianto tra le mani del vescovo…
Fabio Gregori: A quel punto la situazione si ribaltò: il vescovo che non credeva si mise a capo dell’organizzazione della processione per la Madonnina. Come reazione la magistratura ordinò il sequestro della statuina. A noi venne notificano il mandato di sequestro e andammo insieme ai poliziotti nella casa vescovile.
Mons. Grillo si rifiutò di consegnare la Madonnina e la Polizia sigillò l’armadio dove si trovava. Il vescovo avvertì Giovanni Paolo II dell’accaduto e organizzò una veglia di riparazione per questo sacrilegio con l’aiuto della Pontificia Accademia dell’Immacolata e con il clero della diocesi.
Il Papa inviò alla veglia il suo amico il card. Deskur con una statuina identica a quella della Madonnina che aveva lacrimato.
E’ vero che anche questa seconda statuina risultò speciale?
Fabio Gregori: E’ vero. La statuina regalataci dal card. Deskur trasudava e trasuda ancora un liquido. Mons. Grillo ha raccolto personalmente il liquido e successivamente è stato portato a Roma per farlo analizzare.
All’inizia il professore era scettico, temendo una burla. Ma dalle sue analisi risultava che il liquido non era di origine umana, nè animale, probabilmente di origine vegetale, ma la cosa strana che dentro c’erano parti organiche sconosciute.
Un pomeriggio è venuto da noi monsignor Emery Kabongo, ex-segretario particolare di Giovanni Paolo II. Ci siamo messi a pregare davanti alla Madonnina: una preghiera silenziosa e intensa. Ad un certo momento si è sentito una vampata di aria calda ed il profumo forte di rose: mons. Kabongo ha preso in mano la statuina che ha cominciato a trasudare copiosamente macchiandolo. Ho chiesto a mia moglie di portare del cotone ma più la asciugavamo, più la Madonnina si copriva di liquido. Anche l’ex-segretario del Papa è stato testimone di questo fenomeno.
Torniamo alla prima Madonnina che è stata “dissequestrata” il 17 giugno. Che cosa è successo dopo?
Fabio Gregori: Quando la Madonnina venne dissequestrata, c’era già il parere favorevole della Commissione teologica voluta dal Vescovo con padre Flavio Ubodi come presidente. Il card. Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, inviò una comunicazione a mons. Grillo, nella quale invitava il vescovo ad accogliere i fedeli ed indirizzarli alla giusta devozione mariana secondo gli insegnamenti della Chiesa. Così la Madonnina venne sistemata nella chiesa parrocchiale per il culto dei fedeli.
La seconda parte dell’intervista a Fabio Gregori sarà pubblicata domani, lunedì 9 febbraio.
La sintesi dell’intervista sarà pubblicata in polacco sul settimanale “Niedziela” (nr. 7/2015)