L’iniziativa è stata voluta personalmente da papa Francesco. Nessun Pontefice l’aveva mai fatto prima.
A questo proposito bisogna ricordare cosa aveva detto Jorge Mario Bergoglio il 16 marzo 2013, pochi giorni dopo cioè la sua elezione al Soglio di Pietro, quando volle incontrare circa 6.000 giornalisti. Dopo aver letto le prime righe del suo discorso scritto, decise di cestinarlo e a braccio raccontò come era andato il Conclave, in che modo era stato eletto e perché aveva scelto il nome Francesco.
Quando la sua elezione divenne certa, il cardinale brasiliano Claudio Hummes, seduto al suo fianco gli disse: “Non dimenticarti dei poveri”. Così il cardinale Bergoglio pensò subito a Francesco d’Assisi. Poi pensò alle guerre, e quella fu una conferma: Francesco, uomo di pace. E così ha scelto di chiamarsi con questo nome Francesco, diventano il primo Papa nella lunga storia della Chiesa.
Sempre durante quell’udienza, mentre indicava il suo programma di pontificato, Papa Francesco si fermò, ci guardò intensamente e molto seriamente disse: “Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!”.
In maniera cinica molti colleghi commentarono in romanesco: “ma questo Papa c’è o ci fà?”. Erano scettici anche alcuni sacerdoti che lavoravano in Curia, “vedremo tra qualche mese ….”. Sono passati quasi due anni da quel giorno, e papa Francesco ha dimostrato che il suo programma di aiuto e attenzione ai poveri e ai lontani, il suo impegno per la pace, non era retorica.
Nel Concistoro del prossimo 14 febbraio, papa Francesco conferirà la berretta cardinalizia a 15 nuovi cardinali, provenienti da ogni continente. Ad eccezione della nomina di mons. Dominique Mamberti – la cui carica di Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica prevede la nomina a cardinale -, per nessuno di questi vescovi ci si aspettava la porpora.
Il Pontefice ha nominato cardinali provenienti da paesi piccoli e poveri, alla periferia del mondo come l’isola di Tonga, nella Polinesia .e l’arcipelago di Capo Verde, al largo del Senegal. Oppure cardinali di Paesi dove la chiesa cattolica è stata discriminata e perseguitata come Hanoi (Vietnam) e Yangon (Myanmar). Di diocesi italiane non propriamente sedi cardinalizie come Ancona e Agrigento. Nomine che rappresentano una vera e propria rivoluzione e che rispondono al sogno della Chiesa povera per i poveri.
L’assoluta libertà e la determinazione con cui Francesco agisce è apprezzata dalle genti, anche quelle di altre religioni e di nazioni non cattoliche. La sua radicalità e coerenza evangelica lo he reso il personaggio più apprezzato e amato nel mondo. Nell’ultimo anno più di sei milioni di persone sono venute a Roma per assistere all’Angelus della domenica e all’Udienza generale del mercoledì. Più di un milione di lettere sono arrivate in Vaticano. Quasi diciassette milioni di followers seguono l’account @pontifex su Twitter. Nell’ultimo viaggio a Manila nelle Filippine, sette milioni di persone hanno partecipato alla celebrazione della Messa conclusiva.
Non c’è incontro dove il Papa argentino non preghi e faccia pregare. In tutti gli incontri pubblici e privati trova il tempo per ascoltare, assistere, abbracciare, consolare, incoraggiare, i malati, i diversamente abili, i sofferenti, i lontani, gli esponenti di altre religioni.
Tra le innumerevoli iniziative che ha promosso, per la pace e lo sviluppo, è impressionante quanto sia riuscito a fare contro le vecchie e nuove schiavitù. I firmatari dell’Accordo da lui voluto sono i rappresentanti di religioni che contano oltre due miliardi e mezzo di fedeli.
Grazie a Bergoglio si sono riuniti a Roma l’induista Mata Amritanandamayi (o Amma), ritenuta un guru e un Mahatma, nota anche come “la santa degli abbracci”, due esponenti buddisti, due rabbini, il Patriarca ecumenico ortodosso, un imam, due Ayatollah, uno sceicco e l’arcivescovo anglicano di Canterbury. Tutti disponibili per firmare e presentare al mondo una dichiarazione mondiale che ha l’obiettivo di estirpare, nel giro di cinque anni, l’orrore della nuove forme di schiavitù. Dalla prostituzione al avoro minorile, dallo sfruttamento economico e sessuale agli eserciti che usano i bambini per combattere o farne scudi umani. Così Papa Francesco è riuscito mettere insieme una sorta di ONU delle religioni per combattere la barbarie e sconfiggere definitivamente la schiavitù.