Da oggi, fino all’8 marzo, è esposto al Museo Diocesano di Milano il “Cristo” attribuito a Giusto di Ravensburg, un capolavoro del rinascimento lombardo, profondamente legato alla storia della città e alla Chiesa ambrosiana, che per la prima volta potrà essere ammirato dai cittadini.
Il dipinto (un olio su tavola cm 160 X 140), attualmente di proprietà privata, appare e scompare nei documenti. Dalle metà degli anni 20 del XX secolo, quando l’oratorio di Sant’Ambrogio a Brugherio dove è conservata, cambia proprietari, l’opera fa perdere le proprie tracce.
“Ora auspico che un’opera di tale portata possa rimanere esposta al pubblico per la comunitá milanese”, ha dichiarato il direttore del Museo Diocesano Paolo Biscottini.
La tavola rappresenta Cristo che mostra le ferita al costato tra i due santi milanesi, Sant’Ambrogio e Sant’Agostino.Nella parte centrale, Cristo raffigurato secondo l’iconografia dello Schmerzensmann come Giudice ultimo con indosso il mantello rosso sorretto dagli angeli, è un rimando esplicito alla Trinità: Dio Padre, nella parte superiore è affiancato dalla colomba dello Spirito Santo, inserita significativamente, a conferma della provenienza milanese, nella Raza viscontea.
Del tutto straordinaria nel contesto artistico milanese è la cornice trompe l’oeil in stile gotico fiorito con guglie cuspidate, nicchie, statue e sottilissimi e raffinati trafori. Secondo la critica l’autore potrebbe essere lo stesso maestro che affresca il Cristo davanti a Pilato nell’Oratorio di San Bernardo a Chiaravalle, nel quale si riscontrano evidenti affinità di stile.
Inoltre entrambe le opere presentano analogie con un altro affresco, raffigurante l’Annunciazione, dipinto da Giusto di Ravensburg nel 1451 nel chiostro di Santa Maria di Castello a Genova. Analogo è l’impianto architettonico, come anche il gusto decorativo dei dettagli e la resa dei volti, oltre al modo di definire panneggi morbidi, ma nervosi e bagnati dalla luce.
Giusto di Ravensburg, artista molto apprezzato nelle terre ambrosiane, intorno alla metà del Quattrocento ricopre un ruolo fondamentale nel testimoniare l’aggiornamento dell’arte lombarda sulle novità nordiche.