Oggi come ieri, il mondo continua ad essere caratterizzato da “gente che odia Gesù” e da tante altre persone che, attraverso il martirio, fanno le spese di questo odio. Lo ha ricordato papa Francesco durante l’omelia di stamattina alla Casa Santa Marta.
Il primo di questi martiri è San Giovanni Battista, protagonista del Vangelo odierno (cfr. Mc 6,14-29), il cui dovere fu semplicemente quello di annunciare la “prossimità del Messia”. Giovanni era consapevole di essere soltanto la “voce” della “Parola di un altro” e, per questo, non ha “mai tradito la sua vocazione”, concludendo la sua vita “come il Signore, col martirio”.
E così il Battista, non senza essere stato prima colpito dal “buio dell’anima” – quando arriva a dubitare che era proprio Gesù, colui al quale aveva spianato la strada – diventa vittima di Erode Antipa, “un re mediocre, ubriaco e corrotto”, del “capriccio di una ballerina” e dell’“odio vendicativo di un’adultera”.
Il Santo Padre ha quindi confidato di essersi sempre commosso, alla lettura della fine dell’“uomo più grande nato da donna”, un episodio biblico, che lo ha spinto a due riflessioni, la prima delle quali riguarda il martirio dei cristiani, in particolare l’odio che essi subiscono ai giorni nostri, finendo “perseguitati, cacciati via dalle case, torturati, massacrati”.
Il martirio, quindi, ha sottolineato Francesco, “non è una cosa del passato” ed anche “nel 2015” vi sono cristiani che “finiscono la loro vita sotto l’autorità corrotta di gente che odia Gesù Cristo”.
Il Papa ha poi commentato il “diminuire”, ovvero l’autoumiliazione del Battista, da lui definito “Giovanni il Grande”: un atteggiamento che fa pensare che “siamo su questa strada e andiamo verso la terra, dove tutti finiremo”.
Scaturisce così una seconda riflessione, che il Pontefice ha fatto su se stesso e sull’umanità tutta: “Anche io finirò. Tutti noi finiremo. Nessuno ha la vita ‘comprata’. Anche noi, volendo o non volendo, andiamo sulla strada dell’annientamento esistenziale della vita, e questo, almeno a me, fa pregare che questo annientamento assomigli il più possibile a Gesù Cristo, al suo annientamento”.