Anche il Cile potrebbe presto dotarsi di una legge sull’aborto. Il progetto di legge è stato presentato in questi giorni dalla presidentessa della Repubblica Michelle Bachelet. Il Paese sudamericano, dal 1989, è uno dei pochi al mondo in cui l’interruzione di gravidanza è vietata in ogni caso.
Ora la Bachelet ha intenzione di depenalizzare l’aborto quando la gravidanza mette in pericolo la vita della madre, se il feto presenta malformazioni incompatibili con la vita e se la madre è rimasta incinta a seguito di uno stupro.
L’ipotesi di una legge di questo tipo ha già suscitato un ampio dibattito. Il card. Ricardo Ezzati Andrello, presidente della Conferenza episcopale cilena, in un’intervista al quotidiano El Mercurio ha esposto in modo molto eloquente la posizione della Chiesa sul tema.
“L’aborto è una pratica che va contro ogni logica”, ha detto il porporato. Che ha poi aggiunto: “Un bambino non è solo parte della madre, ma è una creatura unica ed irripetibile”. Per questo, “la vita va difesa sin dal concepimento, che è l’unica origine biologica che possiamo definire”.
La proposta di legge innesca anche la polemica sul diritto all’obiezione di coscienza, poiché rende obbligatorio in tutti gli ospedali, compresi quelli cattolici, l’applicazione di tale normativa. Il card. Ezzati ricorda pertanto: “Lo Stato deve permettere l’espressione delle diverse identità e missioni degli ospedali. Non si può forzatamente andare contro la coscienza di un medico” e “non si può imporre l’obbligo di eliminare un bambino in gestazione”, perché “la missione degli ospedali cattolici è quella di tutelare la vita”.Di qui il suo auspicio affinché “i legislatori, i governanti ed i professionisti della sanità, consapevoli della dignità umana e del fondamento del nostro popolo nella famiglia, difendano e proteggano tali principi da crimini abominevoli come l’aborto e l’eutanasia, poiché questa è la loro responsabilità”.
Il presidente dei vescovi cileni mette infine in relazione la difesa della vita del nascituro con la tutela dei diritti umani. Riprendendo l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium di papa Francesco, il card. Ezzati sottolinea che il nascituro “è un fine di per sé e non è mai un mezzo per risolvere altre difficoltà. Se questa convinzione cade, vengono a mancare i fondamenti per la difesa dei diritti umani, che diverrebbero oggetto di tornaconti temporanei dei potenti di turno”.