La Messa dell'Aurora in onore di Sant'Agata

Il 4 febbraio, vigilia della festa della Patrona di Catania, le suggestive celebrazioni iniziano prima ancora dell’alba

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Il 4 febbraio, vigilia della festa di Sant’Agata, la sveglia suona nel cuore della notte e quando si giunge nei pressi della Cattedrale c’è già un brulicare di gente con il devozionale sacco bianco, cappotti, sciarpe e cappelli per il freddo, che si avvia verso il Duomo, che da alcuni anni apre molto presto. Un tempo si attendeva con ansia dietro il portone chiuso per alcune ore ed era spettacolare la corsa per occupare i posti speciali vicino alla Santa.

Ancor prima degli anni ’70 la ;essa dell’aurora era riservata ai Canonici della Cattedrale, i quali nella Cappella di San’Agata assistevano alla Messa Prelatizia celebrata dal Canonico Tesoriere, responsabile della gestione e dell’organizzazione della festa per conto del Capitolo e del Vescovo, e partecipavano all’uscita delle Reliquie e del Busto Reliquario dalla “cameretta”. Le quali Reliquie, terminata la Messa, venivano traslate a spalla dai Chierici tonsurati, sotto al baldacchino rosso (così come aveva imposto l’Eminentissimo Cardinale Francica Nava) fino alla porta della Cattedrale, e quindi venivano poi “affidate ai Cittadini” per il “giro esterno”.

La dimensione post conciliare ha man mano allargato a un pubblico sempre più vasto di fedeli la partecipazione alla Messa dell’Aurora, che oggi viene celebrata dall’Arcivescovo, diventando così positiva occasione di fruttuosa catechesi.

Già intorno alle ore cinque del mattino la Cattedraleè stracolma di fedeli e devoti e da alcuni anni è stata introdotta anche la tradizione della recita del Santo Rosario, intercalato dall’inno di San’Agata, quasi per predisporre lo spirito, mediante la preghiera, all’atteso incontro con la Bella Agatache, quando esce dalla sua buia “cameretta” e trova la gioia di suoi devoti, manifesta quasi un volto sorridente e luminoso. Le espressioni recitate ad alta voce“Avi du’ occhi ca parunu stiddi, avi la ucca ca pari na rosa”, rivelano quel forte senso di devoto affetto dei catanesi verso la giovane concittadina Agata.

La mutazione di espressione si nota quando la mattina del 6 febbraio, a conclusione della festa, il Busto Reliquario viene riposto nella “cameretta” e allora il volto di Sant’Agata appare triste e i fedeli piangono di emozione rivolgendole un devoto saluto. Da alcuni anni l’apertura della cameretta è ritornata, come un tempo, ad avere maggiore ordine e disciplina, contrariamente a quanto accadeva da un ventennio, dove la devozione alla Santa Patrona manifestava, a volte, atteggiamenti di lite e di sopraffazione tra i devoti.

Il grido festante “Cittadini, Viva Sant’Agata”, i festosi battimani, lo sventolio dei fazzoletti bianchi (di matrice spagnola), in segno di saluto, fanno da cornice all’emozionante e devota accoglienza della Santa Patrona che riappare dopo sei mesi, creando una così emozionante atmosfera, che non si può descrivere se non si è presenti.

L’attesa e l’emozione s’intensificano fino al momento in cui il Busto Reliquario, ricco dei preziosi gioielli, dono ed ex voto dei fedeli devoti, appare dai cancelli della cappella di San’Agata e quindi si snoda la prima breve processione per collocare al centro del presbiterio la sacra reliquia che contiene il cranio della Santa Martire.

Alle ore sei giungono in cattedrale le autorità cittadine e S.E. l’Arcivescovo, il quale, dopo il saluto alla Patrona, si prepara per la celebrazione della Santa Messa, partecipata con fervida devozione e raccoglimento da parte dei numerosissimi fedeli, che hanno occupato tutti gli spazi utili del grande tempio catanese.

Sono ancora vive le espressioni che ogni anno vengono riproposte: “Come sarebbe e bello se tutte le domeniche le chiese fossero così affollate e la partecipazione dei fedeli fosse sempre così devota”. Anche le numerose comunioni sanciscono il legame spirituale con la sacralità della festa che va ben oltre gli aspetti folcloristici e di pietà popolare che costituiscono la cornice della festa. Intanto dalle vetrate delle navate, cominciano ad apparire le prime luci dell’alba, che segna l’inizio della lunga giornata di festa in compagnia della Santa Patrona.

Al termine della Santa Messa le Reliquie vengono deposte sull’artistico Fercolo d’argento per il “giro esterno” la piazza è colma di fedeli e i primi giochi d’artificio e le osannanti campane annunciano a tutta la cittadinanza l’inizio della festa.

Nel saluto di avvio della “processione” il Parroco della Cattedrale, mons. Barbaro Scionti, illustra il significato valoriale della “consegna delle sacre Reliquie ai cittadini devoti” e come la presenza della Martire Agata per le vie della Città è segno di protezione e benedizione celeste.

Comincia a formarsi il lungo fiume di devoti, i quali con il sacco bianco tirano il cordone del Fercolo e passando da Porta Uzeda, appare il sole che comincia a salire alto nel cielo ed è spettacolare la processione nei pressi degli archi della marina, illuminati dal primo sole della festa e tutto diventa suggestivo e incantevole.

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Giuseppe Adernò

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