La legge di stabilità, varata dal governo per il 2014, ha approvato un emendamento che istituisce il Registro dei donanti per la fecondazione eterologa. L’obiettivo di questo registro è quello di garantire la tracciabilità dei donatori e dei gameti, in modo tale che la struttura sanitaria pubblica possa contattare il donatore per richiedere cellule o tessuti in caso di malattie genetiche. L’altro scopo, che si propone l’utilizzo di questi registri, è quello di evitare che uno stesso donatore “offra” i suoi gameti in diverse sedi regionali.
La finalità ultima di questa legge è quella di aprire la strada alla gratuità dell’eterologa nel sistema pubblico nazionale. Anche se l’obiettivo di questo emendamento vuole cercare di dare dei criteri di controllo per la donazione dei gameti nella fecondazione eterologa, di fatto il governo ha legiferato approvando la sentenza della corte costituzionale. E’ stato considerato dalla politica poco conveniente, per ragioni ideologiche e elettorali, annullare quella sentenza, e ritornare alla situazione precedente, dove non era previsto l’utilizzo dell’eterologa.
Preso atto di questa situazione, è interessante delineare il profilo motivazionale del donatore dei gameti. La legge attuale non prevede alcun ricompenso economico per i danatori dei gameti, e questo potrebbe essere sicuramente un aiuto per limitare i casi di fecondazione eterologa. Ad oggi, si parla di pochi casi di fecondazione eterologa in Italia, chiaramente tutti pubblicizzati, per cercare di convincere l’opinione pubblica che ormai è diventata una prassi comune nella nostra società, e così indurre molti a seguire lo stesso comportamento.
Allo stato attuale, poichè vi è l’assoluta gratuita della donazione dei gameti, cerchiamo di capire cosa spinge un donatore a compiere questo gesto. Colui che dona il gamete è sicuramente fertile, altrimenti la sua donazione sarebbe rifiutata. Ma che senso ha donare un gamete per dare origine ad una nuova vita umana, quando quella persona potrebbe essere lei stessa la madre o il padre di quella creatura? Perchè si cerca una genitorialità distaccata, quando si potrebbe avere una esperienza diretta di famiglia, vivendo la gioia di essere un padre o una madre vicino al proprio figlio? Dove è la responsabilità nel dare un gamete per generare una vita e poi ci si disinteressa di quella vita? Il donatore sarebbe stato contento se anche lui fosse nato con un gamete offerto da un donatore?
Tutte queste domande lasciano tante perplessità, perchè lasciano aperte tante questioni sul senso e sulla ragione di questo gesto. Questi interrogativi non interpellano soltanto questioni di fede, ma piuttosto questioni che riguardano il buon senso comune.
Allora, volendo cercare di delineare un ritratto esistenziale del donatore dei gameti, possiamo affermare che si tratta di una persona che non vuole formarsi una famiglia, preferisce relazioni precarie e rifiuta di prendersi la responsabilità di educare e crescere i figli. Il suo profilo caratteriale è esattamente opposto a quello dei genitori adottivi, che pur non avendo dato la vita biologica, si assumono la responsabilità della crescita umana e spirituale dei loro figli.
Il donatore dei gameti compie il gesto di offrire il principio della vita, perchè lo ritiene un atto di generosità verso una coppia sterile. In realtà stiamo parlando di un gesto esteriore, il quale denota una voragine esistenziale, che inevitabilmente sarà trasmessa non solo alla coppia richiedente, ma anche verso il nascituro. Il donatore, compiendo il gesto di offrire i suoi gameti, estirpa la radicalità della verità sulla vita umana, che richiede non solo di dare la disponibilità per la nascita ad una nuova esistenza, ma soprattutto di accompagnarla nelle sue fasi di maturazione e di sviluppo.
Il gesto compiuto dal donatore dei gameti è un dare la vita e nello stesso tempo abbandonarla. La sua incompletezza temporale e gestuale è il suo più grande limite. La segretezza del donatore, che da molti è considerata il raggiungimento di un diritto, in realtà è una sconfitta per l’intera società. La fecondazione eterologa porta alla nascita di un bambino, che ha il diritto di conoscere la verità su coloro che hanno preso parte alla sua nascita. Quel bambino, una volta cresciuto, si vedrà privato del diritto di conoscere i donatori dei gameti che gli hanno permesso l’origine della sua vita.
Un figlio, che non avrà la possibilità di conoscere i donatori dei gameti, avrà nel suo cuore tante domande che freneranno il suo entusiamo per la vita: perchè ha compiuto quel gesto? Perchè non ha voluto lui o lei essere mio padre o mia madre? Perchè si è disinterrato totalmente della mia vita?
Queste domande, quando non trovano una adeguata risposta, lasciano delle crepe esistenziali sulle quali è difficile costruire la propria esistenza. Queste domande del cuore sono delle falde che renderanno instabili le fondamenta di quella vita. Questi interrogativi saranno ferite aperte che sanguineranno per tutta l’esistenza. Anche se nascoste interiormente, saranno visibili esteriormente, adombrate da un velo di tristezza.
Allora, considerate tutte queste cose, qual’e il senso di dover compiere il gesto di donare i propri gameti? Prima di compiere questo gesto i donatori dovrebbero considerare tutti gli effetti di abbandono, dolore e disorientamento che tale atto produce in se stessi, nella coppia richiedente e soprattutto nel futuro nascituro.