Davanti a Dio e per il mondo. La vita consacrata in mezzo a noi

Il Messaggio per la Quaresima 2015 dell’arcivescovo di Chieti-Vasto

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“La vita consacrata, profondamente radicata negli esempi e negli insegnamenti di Cristo Signore, è un dono di Dio Padre alla sua Chiesa per mezzo dello Spirito. Con la professione dei consigli evangelici i tratti caratteristici di Gesù – vergine, povero e obbediente – acquistano una tipica e permanente «visibilità» in mezzo al mondo, e lo sguardo dei fedeli è richiamato verso quel mistero del Regno di Dio che già opera nella storia, ma attende la sua piena attuazione nei cieli”.

Queste parole di San Giovanni Paolo II (Esortazione Apostolica “Vita Consecrata” del 25 Marzo 1996) fanno comprendere quanto sia importante la presenza di persone consacrate in mezzo a noi. A motivo di questa importanza Papa Francesco ha voluto indire un Anno della vita consacrata (“Lettera ai Consacrati” del 21 Novembre 2014), i cui obiettivi sono quelli di guardare al passato con gratitudine per il tanto bene che i consacrati hanno fatto, di offrire loro uno stimolo perché attuino sempre più profondamente la propria consacrazione nel presente e di incoraggiarli ad aprirsi al futuro con una speranza più forte di tutte le possibili difficoltà.

Al tempo stesso Papa Francesco ha voluto richiamare le giuste attese che interpellano i consacrati, chiedendo loro di essere testimoni della gioia, capaci di aiutare la Chiesa a crescere non per proselitismo, ma per attrazione, stimolo profetico nel denunziare con la vita le false sicurezze della mondanità, esperti di comunione, impegnati a uscire da se stessi per andare verso gli altri in tutte le periferie geografiche ed esistenziali della storia. In sintonia con questo messaggio, vorrei invitare tutti Voi che mi siete affidati a riflettere sul dono che rappresentano i consacrati in mezzo a noi, nel desiderio di vederli sempre più risplendere della luce di Cristo, che ha rapito il loro cuore e vorremmo rapisse il cuore di tutti.

“Segno” del Mistero. Carissimi Consacrati, vedo in voi anzitutto un segno forte ed eloquente della presenza di Dio accanto a noi, il Dio buono e fedele al quale rivolgere l’incondizionato affidamento del cuore. Con la radicalità della vostra vita, totalmente orientata all’Eterno, voi testimoniate che l’amore più grande, quale si esprime nella santità, va cercato e vissuto al di sopra di tutto, perché è l’unica risposta giusta all’amore con cui siamo stati creati e redenti, capace di trionfare sulla morte e di anticipare nel tempo qualcosa della bellezza dell’eternità. Vi chiedo di essere fra noi le “sentinelle del Signore”, cui poter volgere con fiducia lo sguardo, carico della domanda che tante volte ritorna nel cuore: “Sentinella, quanto resta della notte?” (Isaia 21,11).

La vostra presenza ci richiami alla promessa del futuro di Dio e ci aiuti a vivere la vigile attesa della speranza nella fatica dei giorni. Così il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla Chiesa Lumen Gentium, ha presentato il senso della vostra vita: “La professione dei consigli evangelici appare come un segno, che può e deve attirare efficacemente tutti i membri della Chiesa a compiere con slancio i doveri della vocazione cristiana. Poiché infatti il popolo di Dio non ha qui una città permanente, ma va in cerca della futura, lo stato religioso, che rende più liberi i suoi seguaci dalle cure terrene, rende visibile per tutti i credenti la presenza, già in questo mondo, dei beni celesti, meglio testimonia la vita nuova ed eterna, acquistata dalla redenzione di Cristo, e meglio preannunzia la futura resurrezione e la gloria del regno celeste… Parimenti esso manifesta in un modo speciale l’elevatezza del regno di Dio al di sopra di tutte le cose terrestri e le sue esigenze supreme, mentre dimostra a tutti gli uomini la preminente grandezza di Cristo regnante e l’infinita potenza dello Spirito Santo, mirabilmente operante nella Chiesa” (n. 44).

Memoria, compagnia e profezia del Dio con noi. Nella vostra vita di persone consacrate, il dono dall’alto e la risposta della libertà umana s’incontrano in maniera significativa per tutti. In rapporto all’iniziativa divina nella storia, voi rappresentate la memoria vivente di quanto il Signore ha fatto e fa per noi, testimoniando la necessità di dare a Dio il primato in ogni cosa. Nella fedeltà a questa chiamata, vi chiediamo di essere esperti della dimensione contemplativa della vita e di aiutare tutti noi a scoprirla e ad amarla. Come il vecchio Simeone, che vivendo nel Santuario attende per tutta la vita l’avvento del Signore e ne riconosce la presenza nel Bambino presentato al Tempio, siate uomini e donne della memoria e dell’attesa di Dio, protesi verso l’Eterno, fatti lode vivente per Lui.

In rapporto al presente, in mezzo al popolo di Dio, pellegrino fra il già e il non ancora della promessa del Signore, siate segno vivo della comunione offertaci in Cristo, mostrandone la ricchezza nella condivisione dei beni spirituali e materiali, nella sobrietà della vita e nell’esercizio generoso e pronto della carità. Aiutateci a essere una Chiesa unita nell’amore, segno levato fra le genti per convocarle all’alleanza offerta dal Signore. Come la profetessa Anna, che comunica a tutti con gioia le meraviglie che Dio ha operato e opererà nel Bambino Gesù, testimoniateci la bellezza del mettere in comune i doni dell’Eterno, con gratuità e dedizione convinta. Infine, in rapporto alla patria trinitaria, verso cui siamo chiamati ad avanzare nella speranza, la consacrazione del vostro cuore a Dio costituisca per ognuno di noi il richiamo alla nostra condizione di pellegrini in cammino verso la patria. Come Simeone e Anna, che vivono nella speranza della venuta del Salvatore, paghi di amarLo nell’attesa e pronti a far festa nell’ora dell’incontro, siate i “prigionieri della speranza” (Zaccaria 9,12), in grado di tirare il domani di Dio nel presente degli uomini con la parola e con la vita.

Vivendo i consigli evangelici. Attraverso la pratica dei consigli evangelici – povertà, castità e obbedienza, vissute a “imitazione” umile e innamorata di Cristo – siete chiamati a mostrarci come valga la pena impegnarsi a rispondere alla chiamata alla santità, che ci riguarda tutti e in null’altro consiste che nella sequela fedele di Gesù. La vostra povertà sia credibile e ci ricordi che passa la scena di questo mondo e che solo ciò che accumuliamo davanti a Dio dura in eterno. La vostra castità ci faccia comprendere com’è bello vivere la propria vocazione con cuore puro, nell’offerta di tutto quanto siamo al Signore.

La vostra obbedienza ci aiuti a essere umili e aperti all’ascolto dei segni di Dio, docili alla guida dei pastori, sapendo imparare da chiunque ci testimoni il Vangelo. Poiché, poi, povertà, castità e obbedienza possono essere vissute fedelmente solo con l’aiuto dello Spirito Santo, la vostra consacrazione ci ricordi che la santità è frutto dello Spirito: col vostro esempio, aiutateci a essere docili al vento della Pentecoste! Con la vostra vita comune, fedelmente vissuta, aiutateci a comprendere che la santità si attua nell’accoglienza e nel dono di sé agli altri, in comunione con tutta la Chiesa. In quanto, poi, con la vostra esistenza costituite un anticipo della città futura, ricordateci che la santità è anticipazione e profezia del compimento promesso, quando Dio sarà tutto in tutti e il mondo intero sarà la Sua patria.

Ricchi di umanità, fedeli nelle prove con la forza che viene dall’alto. Tutto questo siete chiamati a realizzarlo nella pienezza della vostra umanità, mostrando come il dono di se stessi a Dio rende non meno, ma più umani, non meno, ma più vicini ai nostri compagni di strada, con tutto il bagaglio delle gioie e dei dolori, delle lacrime e delle attese che li caratterizzano. Certamente l’altezza di queste esigenze è tale da produrre timore e tremore in chi vi è chiamato, anche per le difficoltà inevitabili che la vita consacrata presenta: penso, ad esempio, alla riduzione numerica dei
consacrati e al loro invecchiamento, che potrebbero indurre a una sorta di tristezza e di pessimismo, nell’inconfessata convinzione di essere arrivati al termine; penso alla tentazione di abbandonarsi a una deriva, in cui si perda l’entusiasmo evangelico e si ceda a uno stile di vita mondano; e penso alle fatiche della vita comunitaria, ai conflitti vissuti al suo interno, che a volte sono di scandalo, mentre dovrebbero essere affrontati alla luce del Vangelo come una scuola concreta di carità, offrendo esempio e stimolo a tutta la comunità cristiana. Nella fede, tuttavia, voi ben sapete che la vostra vita è dono e compito, è compito perché è anzitutto dono, da invocare incessantemente e con sempre nuova freschezza.

Vi chiediamo, allora, di testimoniarci in tutte le possibili situazioni la forza che viene dall’alto. Da parte nostra, sappiamo di non dovervi lasciare soli: voi appartenete a tutta la Chiesa, che ha il dovere di pregare per Voi e di sostenere in tutti i modi la fedeltà della vostra testimonianza. Corrispondete con fiducia al dono di Dio, vivendo un’alta temperatura spirituale, innamorati del Signore, pienamente inseriti nella vita della Chiesa locale, nel cui seno siete stati posti mediante la grazia di una vocazione riconosciuta dai Pastori e destinata a farvi risplendere come segno profetico e presenza contagiosa della santità, cui tutti siamo chiamati. Vorrei anche ricordare a tutti che l’impoverimento della vita religiosa è impoverimento di tutta la Chiesa: una comunità incapace di esprimere vocazioni alla verginità consacrata in vista del Regno dei cieli, non saprà esprimere neanche vocazioni autentiche e gioiose al matrimonio cristiano e, in generale, alla vita vissuta nella sequela di Gesù.

Affidandovi al Santo e alla Tutta Santa. Carissimi consacrati e consacrate che vivete in mezzo a noi, il Santo per eccellenza, Cristo Signore, vi ottenga il dono della fedeltà piena e gioiosa alla vostra vocazione: e a noi che guardiamo alla vostra presenza come a un dono per cui ringraziare e a un esempio da imitare, sia data la capacità di sostenervi e valorizzarvi in tutte le potenzialità della vostra missione stupenda ed esigente. Un impegno che chiederei a ogni persona consacrata che vive fra noi è quello di annunciare a tutti, in particolare ai giovani, la bellezza della propria consacrazione a Dio. A ogni battezzato, poi, proporrei di interrogare con amore i consacrati sulla loro vocazione e sull’esperienza che continuamente ne fanno, per coglierne sempre meglio il messaggio che il Signore invia a tutti noi attraverso di loro.

E inviterei ognuno ad accompagnare questa riscoperta del dono della vita consacrata, cui ci esorta l’anno voluto da Papa Francesco, con la preghiera con cui San Giovanni Paolo II chiudeva la sua lettera “Vita consecrata”, rivolgendosi a Colei che col suo “eccomi” rappresenta il modello puro e irradiante di ogni consacrazione, la Madre di tutti i consacrati nel battesimo e nella vita donata a Dio e al prossimo: Maria, figura della Chiesa, Sposa senza ruga e senza macchia, che imitandoti «conserva verginalmente integra la fede, salda la speranza, sincera la carità», sostieni le persone consacrate nel loro tendere all’eterna e unica Beatitudine. A Te, Vergine della Visitazione, le affidiamo, perché sappiano correre incontro alle necessità umane, per portare aiuto, ma soprattutto per portare Gesù. Insegna loro a proclamare le meraviglie che il Signore compie nel mondo, perché i popoli tutti magnifichino il suo nome. Sostienile nella loro opera a favore dei poveri, degli affamati, dei senza speranza, degli ultimi e di tutti coloro che cercano il Figlio tuo con cuore sincero.

A te, Madre, che vuoi il rinnovamento spirituale e apostolico dei tuoi figli e figlie nella risposta d’amore e di dedizione totale a Cristo, rivolgiamo fiduciosi la nostra preghiera. Tu che hai fatto la volontà del Padre, pronta nell’obbedienza, coraggiosa nella povertà, accogliente nella verginità feconda, ottieni dal tuo divin Figlio che quanti hanno ricevuto il dono di seguirlo nella vita consacrata lo sappiano testimoniare con una esistenza trasfigurata, camminando gioiosamente, con tutti gli altri fratelli e sorelle, verso la patria celeste e la luce che non conosce tramonto. Te lo chiediamo, perché in tutti e in tutto sia glorificato, benedetto e amato il Sommo Signore di tutte le cose che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen.

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Bruno Forte

Arcivescovo di Chieti-Vasto

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