A Roma vincono i passeggini: il Tar annulla gli aumenti degli asili

La sentenza afferma che la Giunta capitolina, aumentando le tariffe a iscrizioni già avvenute, ha leso le regole di “imparzialità, correttezza, lealtà dei comportamenti e buona fede”

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Il sindaco di Roma Ignazio Marino e la sua Giunta hanno leso le regole di “imparzialità, correttezza, lealtà dei comportamenti e buona fede”. Non si tratta, come si potrebbe intuire a fronte della durezza dei termini usati, delle accuse di un’opposizione immischiata nella dialettica politica, bensì della sentenza con cui i giudici della II sezione del Tar del Lazio hanno annullato gli aumenti per le tariffe degli asili nido capitolini per l’attuale anno scolastico.

I genitori romani si erano rivolti al Tar per lamentare il fatto che, a iscrizioni già perfezionate, una delibera del Campidoglio aveva rideterminato le tariffe aumentandole e abolendo l’esenzione per il terzo figlio. Ad appoggiare i genitori in questa battaglia si era schierato il Codacons, a guidarli l’ex assessore alla Scuola nella Giunta Alemanno e attuale consigliere comunale di CittadiniXRoma Gianluigi De Palo.

La prima parte di questa agognata vittoria era arrivata già ad ottobre, quando le toghe avevano sospeso la delibera dell’Assemblea capitolina. In quell’occasione, intervistato da ZENIT, De Palo si rivolse al sindaco Marino invitandolo a chiedere scusa a tutte quelle famiglie “che hanno pagato le prime due rate dell’asilo nido con quegli aumenti giudicati dal Tar illegittimi”.

La speranza del consigliere è rimasta inevasa nel corso di questi mesi e proprio nelle ultime ore si è sciolta dinanzi alle parole con cui Paolo Masini, assessore alla Scuola di Roma Capitale, ha accolto la decisione del Tar. “La tariffa media mensile del servizio nido è rimasta invariata per molti anni e risulta essere la più bassa tra quelle applicate dalle altre grandi città italiane”, dice l’assessore. Il quale rincara: “Un maggiore contributo in senso progressivo da parte di chi può permettersi di pagare di più va nella direzione di garantire la centralità nel pubblico dei servizi educativi e scolatici per tutti”.

Le giustificazioni di Masini non lavano la Giunta dal torto di aver deciso gli aumenti delle tariffe a iscrizioni già avvenute, caricandoli sulle spalle di famiglie (spesso numerose) che, al contrario della sua supposizione, non possono permettersi di pagare di più. Per questo il Tar ha sentenziato che “deve ritenersi l’illegittimità della delibera con cui, una volta perfezionatosi il procedimento di iscrizione agli asili nido comunali, vengono introdotte modifiche tariffarie più gravose per gli utenti i quali, al momento del perfezionamento dell’iscrizione, hanno fatto affidamento sull’applicazione delle tariffe vigenti all’epoca conosciute e conoscibili”.

Pertanto – aggiungono i giudici amministrativi – la revisione delle tariffe a iscrizioni già avvenute “si traduce in una lesione dell’affidamento legittimamente riposto dai ricorrenti nella permanenza degli unici costi conosciuti e conoscibili di fruizione del servizio richiesto e accettato, e, più in generale, delle regole di imparzialità, correttezza, lealtà dei comportamenti e buona fede”.

La delibera – conclude la sentenza – incide negativamente “sugli interessi delle famiglie cui era stata richiesta la conferma delle iscrizioni ed oramai impossibilitate a reperire soluzioni alternative per i propri figli stante l’imminente avvio del nuovo anno educativo”.

È ora tempo di tirare un lungo sospiro di sollievo per il consigliere De Palo e per le tante coppie di genitori che il 4 ottobre avevano inscenato una originale manifestazione sotto la statua di Marco Aurelio, in Campidoglio. De Palo ha commentato la sentenza con la stessa allegoria usata dopo la sospensione degli aumenti delle tariffe (“Una vittoria di Davide contro Golia”), inoltre ha chiesto alle famiglie di restare unite per la prossima battaglia da intraprendere contro una Giunta “che non ha a cuore le sorti delle famiglie della sua città”.

Le accuse di De Palo troverebbero riscontro nella delibera 236/2014, entrata in vigore lo scorso 7 gennaio. In base ad essa, non vengono più inviate supplenti in sostituzione della prima assenza delle educatrici, neanche in caso di soprannumero. Ciò significa che le maestre sono costrette a sostituire le colleghe in caso di assenza. Una decisione che – accusano i suoi detrattori – “sta mandando in tilt” il sistema scolastico. Ne dà prova l’episodio verificatosi la settimana scorsa nella materna “Enrico Toti”, dove per due giorni le classi sono rimaste scoperte per l’assenza di un’insegnante.

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Federico Cenci

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