Riportiamo di seguito il testo integrale dell’omelia pronunciata stamattina da monsignor Lorenzo Leuzzi, vescovo ausiliare di Roma, Incaricato per la Pastorale Universitaria e Sanitaria.
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Cari amici,
siamo qui riuniti per celebrare la 37° giornata per la vita promossa dalla
Conferenza Italiana.
La Parola che è stata proclamata in questa IV domenica del tempo ordinario ci indica la strada del nostro convenire in questa parrocchia mariana e del nostro incamminarci verso Piazza S. Pietro per pregare con papa Francesco.
La stessa indizione di una Giornata per la Vita l’occasione per scoprire quando sia frequente in noi, nel nostro cuore e sulle nostre labbra, la stessa domanda dello spirito impuro rivolta a Gesù: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?”. Si, nel nostro cuore e sulle nostre labbra quante volte ci siamo lamentati con il Signore pur avendo professato la nostra fede in lui: “Tu sei il santo di Dio”.
È questa profonda contraddizione il dramma della nostra esistenza, di fronte alla quale vogliamo chiedere al Signore di liberarci da ogni tentazione per essere sempre fedeli a Lui, come ci ha inviato l’Apostolo Paolo.
Non è facile restare fedeli al Signore, fedeli alla vocazione alla quale ci ha chiamati. Molte volte la mia vocazione è quella che ho scelto per mio desiderio, per interesse, ma non quella che Lui ha pensato per me dall’eternità. È la vocazione suggerita dal successo, dal mio realizzarmi anche in esperienze religiose o sociali.
Quante volte abbiamo professa la nostra fiducia in Gesù, ma poi lo abbiamo abbandonato quando la strada volgeva verso traguardi diversi rispetto ai miei progetti: “Gesù Nazareno, sei venuto a rovinarmi?”. Apriamo a Gesù il nostro cuore, con umiltà e semplicità e chiediamogli perdono per la nostra poca fede.
Ma il Signore non ci abbandona nel nostro cammino di discernimento vocazionale. Per ben due Domeniche tutta la Chiesa si è lasciata plasmare dalla presenza del Signore che, come quando passeggiava sulle vie della Galilea, continua a chiamare alla sua sequela, affidandoci compiti ben precisi nella sua opera evangelizzatrice.
Già Mosè, come ci ricorda la pagina del Deuteronomio, aveva consolato il suo popolo che Dio non lo avrebbe abbandonato. Dopo di lui Dio avrebbe suscitato altri profeti, fedeli al comando di Javhè. Oggi siamo noi i profeti, chiamati a proseguire con la parola e la testimonianza l’azione di Gesù Nazareno, la vera novità presente nella storia.
È questa novità la sorgente delle nostre contraddizioni. Gesù Nazareno non è un qualsiasi profeta, un fondatore di una religione. Gesù Nazareno è Colui che insegna con autorità. Ed è un’autorità che gli deriva dal fatto che Lui è il “santo di Dio”. Anche lo spirito impuro lo riconosce. Ma lo rifiuta perché gli rivela la sua verità, quello di essere spirito impuro.
Anche noi ci comportiamo così. La nostra fede va bene, funziona è efficace finché il Signore non ci rivela la mia verità, chi sono io! Ecco perché celebrare la Giornata per la vita è impegnativo per ciascuno di noi. Perché oggi il Signore ci rivela la mia verità. E lo fa con le parole di Paolo: “se sei sposato devi piacere alla tua sposa”; “se non sei sposato, devi preoccuparti delle cose del Signore”.
Cari amici, queste parole di Paolo sono sconcertanti per la nostra esistenza, soprattutto di battezzati. La vocazione cristiana non è anzitutto fare esperienza di Dio, non è vivere nel servire i fratelli? Sì, ma prima bisogna partire da questa distinzione: chi è sposato e chi non lo è! Sono due vocazioni non opzionali, ma fondative per la vita di ciascuno di noi, del nostro essere fedeli al Signore.
Non si può progettare la nostra vita cristiana a prescindere da queste due fondamentali chiamate: al matrimonio e alla consacrazione nelle sue diverse forme. La prima si preoccupa delle cose del mondo; la seconda delle cose del Signore. Ma ambedue sono vie per essere fedeli al Signore. È questa la verità che talvolta ci porta a dire al Signore: “Sei venuto per rovinarci”. Sì, Signore, sei venuto a rovinarci perché pensiamo che preoccuparci delle cose del mondo fosse qualcosa che non ti interessa. È questo lo scandalo della Giornata per la vita: a Gesù Nazareno interessa che l’uomo e la donna si preoccupino delle cose del mondo.
Ma c’è di più: preoccuparsi delle cose del mondo significa che il coniuge deve piacere all’altro coniuge. È come dire che l’amore coniugale è la vocazione attraverso cui l’uomo e la donna si preoccupano delle cose del mondo. È questo l’insegnamento nuovo, dato con autorità. È la vera profezia per il mondo. Com’è e continua ad essere l’Enciclica Humanae vitae del Beato Paolo VI. Quante volte nella teologia contemporanea si è percepito il grido, il lamento: “Gesù Nazareno, sei venuto a rovinarci?”. Quante volte abbiamo rifiutato l’amore coniugale anche a vantaggio del figlio. Piacere al marito; piacere alla moglie: è questa la vocazione che rende degna dell’uomo la nascita di un figlio. È questa la vera fonte della generazione di una nuova esistenza. “Sei venuto a rovinarci?”.
Cari amici,
è la cultura dello scarto che tante volte abita in noi e ci fa rimproverare il Signore perché abbiamo preferito la strumentalizzazione dell’altro e non il donarci all’altro. Non è avviene così nell’amore coniugale? Paolo ci ricorda che il coniuge deve piacere all’altro, perché in questa esperienza di profonda comunione si vive la prima e più alta preoccupazione delle cose del mondo.
L’amore coniugale non è un fatto privato, ma è la partecipazione dell’uomo e della donna alla stessa preoccupazione di Dio, che in questa esperienza vede realizzarsi il luogo dove l’uomo, ogni uomo, può venire all’esistenza. È l’incontro dell’amore disinteressato e gratuito: ti amo perché ti amo. Piacere all’altro significa volere il suo bene, la sua crescita, le sue attese.
Senza questo amore verrà meno la preoccupazione per le cose di questo mondo. Se oggi prevale – come ci ricorda papa Francesco – la cultura dello scarto, è perché sta venendo meno l’amore coniugale.
Cari amici,
di fronte a noi c’è un cammino da percorrere un po’ in salita. Non siamo soli. Con noi ci sono tanti docenti universitari che in preparazione a questa Giornata si sono riuniti per riflettere e per individuare progetti per promuovere la cultura della solidarietà alla vita. Per questo li ringraziamo di cuore, a nome di tutta la Chiesa di Roma.
A tutti voi vorrei suggervi un impegno. Tornando a casa prendete fra le vostre mani l’Enciclica Humanae vitae del Beato Paolo VI. Voi ragazzi chiedete al vostri genitori e ai vostri insegnanti di essere istruiti su questo testo. È questa la vera profezia che il mondo attende.
Insieme in questa celebrazione eucaristica promettiamo al Signore di non rivolgerGli mai più la domanda “Sei venuto a rovinarci?”, ma riaffidiamoGli la nostra esistenza con il fermo proposito di restarGli fedeli per sempre, ripetendo sempre nel nostro cuore e sulle nostre labbra: “Tu sei il Santo di Dio”.
Così sia!