“Il nostro incontro di oggi ci permette di rendere grazie a Dio per la crescita della Chiesa nei vostri Paesi, grazie al lavoro dei missionari provenienti da molti luoghi, che insieme agli indigeni del Sud Africa, del Botswana e dello Swaziland, hanno piantato i semi della fede del vostro popolo profondamente”. Papa Francesco ha introdotto l’udienza con i vescovi dei tre Paesi africani, ricevuti in visita ad Limina, ponendo l’accento sull’opera evangelizzatrice che ha introdotto la fede e ha costruito “chiese, scuole e ospedali che hanno servito i vostri Paesi per quasi due secoli”. Si tratta, ha aggiunto il Papa, di un “patrimonio che risplende ancora oggi nel cuore di ogni credente e nelle continue opere di apostolato”.
Opere di apostolato che il Santo Padre ha ricordato descrivendo il servizio quotidiano della Chiesa “ai figli e alle figlie di Dio più vulnerabili: vedove, madri sole, divorziati, bambini a rischio e in particolare i diversi milioni di orfani” causati dall’Aids.
Ma l’impegno che si richiede oggi alle Chiese locali è oltremodo ingente, sono costrette a contare “sempre di più” sulle proprie forze poiché “gli aiuti dai Paesi che per primi avevano inviato missionari” arrivano sempre meno.
Sono tante le “sfide pastorali”, indicate dagli stessi vescovi, verso cui si orientano queste forze. Il Papa le elenca tutte partendo dagli effetti della secolarizzazione. “Le famiglie cattoliche - ha spiegato - hanno meno figli, con ripercussioni sul numero delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Alcuni cattolici si allontanano dalla Chiesa verso altri gruppi che sembrano promettere qualcosa di meglio”.
Papa Francesco sottolinea poi il tema del rispetto della vita nascente. “L’aborto - commenta- aggrava il dolore di molte donne che ora portano con sé profonde ferite fisiche e spirituali soccombendo alle pressioni di una cultura secolare che svaluta il dono di Dio della sessualità e il diritto alla vita del nascituro”. Aumentano, rileva ancora il Pontefice, “le separazioni e i divorzi”, anche “in molte famiglie cristiane”. Questo si ripercuote sui bambini, i quali “non crescono in un ambiente domestico stabile”. Il Papa osserva anche un incremento “della violenza contro donne e bambini”, un fenomeno che “possiamo solo deplorarlo”.
La ridda di difficoltà elencate dal Santo Padre, che in molti punti ricalcano problematiche universali, “minacciano la santità del matrimonio, la stabilità della vita in casa e di conseguenza la vita della società nel suo complesso”.
Al contempo, però, papa Francesco ha detto di apprezzare i piani pastorali messi in atto dai vescovi di Sud Africa, Botswana e Swaziland e li ha spronati ad “offrire una testimonianza coerente dell’insegnamento morale del Vangelo”. Visto che “l’assenza di Cristo è per tutti la più grande povertà”, vanno trovati “modi nuovi e creativi per aiutare le persone a incontrare Cristo attraverso una comprensione più profonda della fede”.
Una di queste sfide è “il numero ridotto” di sacerdoti e seminaristi, per cui “è necessario un nuovo slancio” per la “promozione fresca e autentica delle vocazioni” e “l’accompagnamento attento negli anni dopo l’ordinazione”. Ma il Santo Padre ha inoltre rivolto attenzione al mondo dei laici, chiedendo che “bambini e adulti siano avvicinati alla vita di preghiera e a una fruttuosa ricezione dei Sacramenti”, in particolare quello della Riconciliazione.
Il Papa ha quindi ribadito “la sacralità e l’indissolubilità del matrimonio cristiano”, che è “un patto permanente di amore tra un uomo e una donna” e che richiede “sacrifici reali per allontanarsi dalle nozioni illusorie di libertà sessuale e al fine di promuovere la fedeltà coniugale”. Pertanto, il Santo Padre ha esaltato gli insegnamenti specifici di Giovanni Paolo II, i quali “si stanno rivelando strumenti promettenti e anzi indispensabili per comunicare la verità liberatrice sul matrimonio cristiano e stanno ispirando ai giovani una nuova speranza per sé e per il loro futuro come mariti e mogli, padri e madri”.
La considerazione finale del Papa è stata dedicata a quel “degrado della morale cristiana” denunciato dai vescovi, “tra cui - denuncia Papa Francesco - una crescente tentazione di colludere con la disonestà”, che è un “rubare ai poveri”. Quei poveri come “i rifugiati e i migranti”, che il Pontefice si augura trovino sempre un “cuore aperto” e accoglienza “dalle nostre comunità cattoliche” per “poter iniziare una nuova vita”.