La divina misericordia è il frutto spirituale del mistero della Pasqua e costituisce la promessa del Risorto di rimanere sempre accanto ai suoi discepoli, anche quando essi rimarranno imprigionati nelle loro incredulità e nelle loro paure.
Il restare insieme nella comunità, anche quando si avverte una profonda solitudine interiore e si intravede la possibilità di perdere la propria vita, è il presupposto dell’arrivo della pace, la pace vera che giunge inaspettata e immeritata come dono del Risorto.
“La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». (Gv 20, 19)
Questo episodio, che normalmente si accosta alla vita della Chiesa, è sempre valido anche per la vita della famiglia. L’altissimo tasso di disoccupazione dei giovani, la disgregazione dei legami familiari, il crescente numero dei divorzi, l’aumento delle famiglie allargate, sono tutti fenomeni che producono l’effetto di una chiusura interiore, un rintanarsi dentro le mura domestiche per affacciarsi timidamente al mondo esterno. La controprova di questa chiusura è la riduzione dei numeri dei matrimoni, l’aumento delle convivenze e il drastico calo della natalità.
Questa menomazione del raggiungimento della maturità umana, che si trova alla base della formazione delle nuove famiglie ed ostacola l’apertura alla vita, conduce a vivere delle relazioni virtuali, che limitano drasticamente la volontà di compromettersi e di immischiarsi con l’altro. Questo conduce a prediligere relazioni cibernetiche distaccate, che offrono la possibilità di una via di fuga rapida da un legame di amicizia mediato, qualora si debbano affrontare delle divergenze o dei contrasti.
Queste paure dei giovani dentro la famiglia sono complesse da riconoscere, da affrontare e da superare, anche perché molti di questi giovani sono stati vittime di un’educazione lassista e di un abbandono nell’accompagnamento verso una crescita, una disciplina e una maturazione umana e spirituale.
Davanti a questo quadro caratterizzato da forti tinte scure e da molte zone d’ombra, è troppo utopistico credere in un cambiamento radicale per condurre le nuove generazioni a compiere scelte definitive?
La divina misericordia restituisce una grande speranza non solo alla Chiesa ma anche al mondo intero, perché riesce a penetrare anche laddove le porte del cuore delle persone sono chiuse. La divina misericordia offre, a coloro che la attendono con speranza e perseveranza, quella pace che supera gli eventi del passato e ridona vigore per la vita futura.
“Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.” (Gv 20, 20)
Queste parole rispondono ad un grande bisogno per gli uomini di ogni tempo: guardare le ferite che abbiamo inflitto al nostro prossimo. Pensare a tutto il male che abbiamo fatto è il punto di partenza di ogni guarigione interiore. Le piaghe di Gesù Risorto, che sono mostrate ai discepoli la notte di Pasqua, compendiano il male subito da tutta l’umanità di ogni tempo. Quelle piaghe, Gesù le continua a presentare al Padre da quando è asceso al cielo e si è assiso per l’eternità alla Sua destra.
Queste piaghe sono mostrate ai discepoli per far comprender loro che tutto il male commesso dall’uomo è stato assunto e redento da Lui, che ha perdonato ogni colpa commessa dall’uomo verso il suo prossimo. Quelle stesse piaghe sono manifestate per l’eternità al Padre, perché il Risorto ha non solo il potere di perdonare le colpe verso gli uomini, ma perdona anche i peccati commessi contro l’amore di Dio.
Questa è la pienezza della misericordia di Dio che viene manifestata nel giorno di Pasqua, questo è il rinnovamento interiore che abbiamo ricercato durante il cammino quaresimale e che giunge come pura grazia nel tempo pasquale.
La gioia del perdono delle colpe e dei peccati suscita la pace interiore, quella pace dono dello Spirito Santo, effusa sui discepoli da Gesù Risorto nella sera del giorno di Pasqua, affinché essi la custodiscano e la possano donare a loro volta a tutti coloro che la desiderano.
“Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».” (Gv 20, 21-23)
Allora in un mondo che considera i giovani un peso per la società civile che è incapace di dare loro una dignità offrendogli un lavoro stabile, la Chiesa riceve il mandato di essere portatrice del dono dello Spirito Santo per rilanciare quella vitalità e quell’entusiasmo che è stato spento nel cuore delle nuove generazioni.
Questa solennità possa davvero essere quel fuoco che riaccenda la speranza dei giovani e possa operare quel cambiamento auspicato per giungere ad una società più equa, più solidale e più aperta verso un futuro, nella quale le nuove generazioni saranno i protagonisti del domani.