La crisi siriana tra sequestri e emergenza umanitaria

Secondo l’opposizione, solo ieri si sono avute 270 vittime. Intanto si torna a discutere della sorte di padre Dall’Oglio e degli europei che si arruolano volontari tra i jihadisti

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Pasqua di sangue in Siria. Secondo l’opposizione al governo di Damasco, soltanto nella giornata di ieri ci sono state 270 vittime.

Intanto la stessa opposizione, con l’appoggio della comunità internazionale, ha criticato la decisione del regime di Assad di indire nuove elezioni presidenziali per il prossimo 3 giugno. Scelta definita “non coerente” con la transizione democratica auspicata dopo l’incontro di Ginevra.

Nei giorni scorsi, in un’intervista alla Radio vaticana, mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, aveva posto l’accento sull’emergenza umanitaria del Paese, ricordata da papa Francesco nel messaggio Urbi et Orbi. “Le Nazioni Unite hanno suonato il campanello di allarme, per esempio, nel quartiere palestinese di Yarmouk. E poi non parliamo di Homs e di altri quartieri o villaggi! Direi che questa è una cosa che non possiamo accettare! Gli aiuti sono pronti, sono lì alle porte di questi villaggi e di questi quartieri e per mancanza di sicurezza le agenzie umanitarie non possono entrare!”.

Mons. Zenari ha inoltre ricordato che oggi, 22 aprile, ricorre un anno dal sequestro dei due sacerdoti ortodossi da parte dei jihadisti. Loro due, insieme “alle tante persone che sono ancora sequestrate”, verranno ricordati nella preghiera dalla comunità cristiana della Siria.

Tra queste persone, anche il gesuita italiano padre Paolo Dall’Oglio, scomparso nel nord del Paese nel luglio 2013. In queste ore fonti Ansa vicine ai negoziati hanno rivelato che due settimane fa “vi erano notizie confortanti sullo stato in vita” del sacerdote ma che “su questo non vi era e non vi può essere alcuna certezza assoluta”.

Altra piaga della crisi siriana è la presenza di volontari provenienti dall’Europa tra le file degli islamisti. Dalla Germania giunge notizia della morte del rapper Denis Mamadou Cuspert, in arte Deso Dogg, 39 anni, cittadino tedesco di padre gahanese e madre tedesca. L’uomo, arruolatosi nel gruppo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isil), è stato ucciso da un kamikaze del Fronte Al-Nusra, gruppo islamista rivale.

Intanto in Francia il ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, presenterà domani un piano per affrontare la questione dei francesi recatisi in Siria per combattere al fianco dei jihadisti. Le stime del governo francese parlano di circa 500 persone. “Sono già state intraprese diverse azioni – ha detto il ministro degli Esteri, Laurent Fabius -. Il nostro obiettivo è quello di stroncare questo movimento all’origine, intensificando un controllo su internet, dove soprattutto i giovani attingono informazioni”, ha dichiarato alla radio Rtl.

(F.C.)

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ZENIT Staff

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