Riportiamo l’omelia tenuta domenica mattina dall’arcivescovo di Trieste, monsignor Giampaolo Crepaldi, nella S. Messa nella Pasqua di Risurrezione del Signore, celebrata nella Cattedrale di San Giusto.
Carissimi fratelli e sorelle,
1. Con la Sequenza pasquale abbiamo cantato: Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi.Chiediamoci: che cosa è avvenuto venti secoli fa di tanto importante, che noi lo ricordiamo ancora oggi come qualcosa che ci tocca da vicino? La risposta arriva a noi direttamente da Gesù con parole essenziali, che l’evangelista Giovanni colloca nei discorsi dell’ultima cena. Gesù afferma: “Io sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio il mondo e torno al Padre” (Gv 16,28). La Pasqua è questa avventura terrestre del Figlio di Dio, che è disceso dal cielo, in questo mondo pieno di peccato e di cattiveria e, con la sua morte e la sua risurrezione, è tornato in cielo, portandosi con sé quelli che credono in lui. Allora, per salvarci, per non essere travolti nella rovina del mondo, non ci resta che aggrapparci al Risorto, per godere la grazia sanante della sua risurrezione e così, resi nuove creature, essere degni di poter per tornare con Lui in cielo alla casa del Padre.
2. Carissimi fratelli e sorelle, come è possibile – qui e ora, mentre siamo ancora in questo mondo – aggrapparci al Risorto? L’unica risposta è la seguente: dobbiamo unirci a Lui nel sacramento dell’Eucaristia. Per questo la Chiesa dispone che tutti i cristiani, proprio a Pasqua, facciano la comunione; per questo fare Pasqua significa, nel linguaggio tradizionale, accostarsi a Gesù eucaristico. Soltanto in questo modo siamo sicuri di essere uniti al Signore Risorto che è la nostra salvezza e che resta la nostra unica speranza. Se riconosciamo i nostri torti in faccia a Dio e alla sua Chiesa nel sacramento della penitenza e se ci accostiamo al sacramento dell’Eucaristia, allora l’annuncio della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte sarà anche l’annuncio della nostra vittoria. E la grande notizia della risurrezione del Signore Gesù, risonata stanotte in tutte le chiese, sarà nella nostra coscienza completata così: “Il Signore Gesù è risorto, e io sono risorto con lui!”. Allora si capisce perché noi oggi siamo contenti e questa è la più grande festa cristiana: è la gioia di chi stava per annegare e si vede gettare una corda alla quale potrà finalmente attaccarsi.
3. Carissimi fratelli e sorelle, attaccati alla corda che il Signore Risorto ci ha gettato, ognuno di noi ha la possibilità di vivere una vita pienamente umana anche nel nostro mondo, spesso schiavo di tragiche e peccaminose storture, e di viverla con un cuore pieno di responsabile e solidale novità: quella della vita, quella dell’amore, quella della prossimità, quella della giustizia. A Lui rivolgiamo la nostra invocazione.
– Signore Risorto, Signore della vita, aiutaci a promuovere e difendere sempre la vita, tutta la vita. Il nostro amato papa Francesco ha recentemente affermato: “Noi lo sappiamo, la vita umana è sacra e inviolabile… Occorre pertanto ribadire la più ferma opposizione ad ogni diretto attentato alla vita, specialmente innocente e indifesa, e il nascituro nel seno materno è l’innocente per antonomasia” (Discorso, 11 aprile 2014).
– Signore Risorto, Signore dell’amore, aiutaci a difendere la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, e a promuovere a tutti i livelli le responsabilità primarie che i genitori hanno nell’educazione dei loro figli. Anche su questo punto il Santo Padre Francesco ha avuto recentemente parole di una chiarezza esemplare: “…occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva. Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli. E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio!” (Discorso, 11 aprile 2014).
– Signore Risorto, Signore della prossimità con gli ultimi, aiutaci a essere solidali con i poveri, che sono tanti e in crescita nella nostra città. Il gesto di Cristo, che abbiamo rievocato nel Giovedì Santo, il Cristo che si cinge il grembiule e lava i piedi ai discepoli, è l’icona più alta ed eloquente della necessità di spendere la propria vita nella fatica e nella gioia del servizio ai poveri. Nel leggere la Evangelii gaudium di papa Francesco si percepisce subito una passione particolare per i poveri. Il Papa ci invita a lasciarci evangelizzare da loro. I poveri ricordano che l’amore di Dio dà loro una dignità di cui nessuno può impadronirsi.
– Signore Risorto, Signore della giustizia, aiutaci a essere vicini alle famiglie e alle persone che soffrono per la mancanza di lavoro, che sta diventando una merce rara e incerta anche nel nostro territorio. A quanti portano responsabilità civili e istituzionali nella promozione di occasioni di lavoro, ricordo il monito di papa Francesco: “Una società aperta alla speranza non si chiude in se stessa, nella difesa degli interessi di pochi, ma guarda avanti nella prospettiva del bene comune. E ciò richiede da parte di tutti un forte senso di responsabilità. Non c’è speranza sociale senza un lavoro dignitoso per tutti”.
Con questi sentimenti che nascono da questa invocazione al Signore Risorto, auguro una buona Pasqua a tutti i triestini, ai bambini, alle famiglie, ai giovani, a quanti operano con il loro lavoro per lo sviluppo di questa nostra città, a quanti portano la responsabilità politica o sociale o culturale della popolazione di Trieste, ai malati, ai sofferenti e ai poveri. A tutti, di cuore, buona Pasqua nella luce del Signore Risorto!