La salvezza nella tempesta della vita

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Lettura

Il brano del Vangelo di oggi sembra mettere alla prova la fede che Gesù ha appena illustrato ai discepoli con le parabole. È significativa anche la vicinanza del brano di Marco con un altro testo biblico in cui si narra di una tempesta: Giona, in fuga dalla sua missione, si imbatte nella tempesta e viene buttato in mare (cfr. Gio 1,15). Anche Giona dorme sulla nave, e anche in quel caso i marinai impauriti lo svegliano e gli chiedono di pregare. Ma il profeta finisce gettato in mare, l’episodio narrato da Marco – invece – ha un finale ben diverso. 

Meditazione

La missione di Giona non è certo facile o comoda. Si tratta di andare per le strade di Nìnive per invitare gli abitanti a cambiare il loro stile di vita (cfr. Gio 3,2). A chi di noi piacerebbe andare per le strade a raccontare che il Signore vuole la conversione della città? È già difficile prendere posizione, in coerenza con la fede, nel nostro piccolo contesto familiare e sociale! Forse anche Giona deve aver temuto di diventare lo zimbello di tutti! Ecco perché fuggì. Durante la fuga, la vita di Giona e la vita di coloro che gli sono intorno, è messa in grave pericolo. Solo allora, e solo dopo che gli altri lo scuotono per svegliarlo, si accorge che deve cambiare. Dio lo ama, e la strada che gli indica, per quanto dura, è l’unica possibile per la salvezza sua e degli altri. Anche i discepoli di Gesù hanno una strada difficile da percorrere: dovranno portare agli estremi confini del mondo la Buona Novella, anche a costo della vita. Essi hanno già sentito Gesù, hanno sentito la Parola. Ma appena si fa sera, appena il mare della vita si agita e il vento soffia forte, le loro sicurezze svaniscono. Hanno paura. Come i marinai, compagni di viaggio di Giona, anche i discepoli svegliano Gesù. Chiedono di essere salvati. Non hanno ancora compreso cosa significa seguire il Signore. Hanno appena sentito la parabola del seminatore, eppure la loro fede sembra come quei semi caduti sulla pietra: ha poche possibilità di dare frutto. Giona è dovuto saltare in mare, per calmare la tempesta e per tre giorni sembrava morto. Poi quel grande pesce lo gettò fuori per fargli continuare la missione. Gesù, il Figlio di Dio, calma le acque con un ordine perentorio. Il mare si calma immediatamente ed Egli prosegue la sua missione, che avrà il suo culmine, quando si farà gettare nel mare della paura, del buio, del male e della morte, togliendo loro definitivamente il potere, per poi tornare vivo tra i suoi discepoli per sempre. 

Preghiera

«Nell’angoscia gridarono al Signore / Ed egli li liberò dalle loro angustie. Ridusse la tempesta alla calma, / tacquero i flutti del mare. Si rallegrarono nel vedere la bonaccia / Ed egli li condusse al porto sospirato» (Sal 107,28-30). 

Agire

Ringrazio il Signore per avermi salvato nelle tempeste della vita.

Meditazione del giorno a cura della prof.ssa Alexandra von Teuffenbach, docente di Teologia e Storia della Chiesatratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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