Lo sport come veicolo di riabilitazione per giovani coinvolti in programmi terapeutici ed educativi nelle comunità. È questo il messaggio che trasmette Vincenzo Cantatore, da sempre impegnato nel campo della solidarietà. “I risultati dei progetti portati avanti hanno evidenziato il recupero dell’oltre il 90% delle persone coinvolte – afferma Cantatore -. È fondamentale non solo seguire e stare accanto alle persone in difficoltà con personale qualificato e attento all’aspetto umano della relazione dottore-paziente, ma costruire e mettere in atto azioni di prevenzione che non creino il problema”.
Del resto, prosegue con amarezza il campione di pugilato, “è sempre maggiore il numero dei ragazzi che invece di affrontare le difficoltà della vita si rifugia nell’uso di stupefacenti o in forme di isolamento”.
Vincenzo Cantatore, con l’ausilio dell’educatore Antonio Turco, ha intrapreso un’iniziativa all’interno del carcere di Rebibbia, dal nome “Quaggiù qualcuno mi ama”. Il progetto vede coinvolti in attività 50 detenuti con problematiche varie, sfocianti sovente in atteggiamenti aggressivi, in fobie, isolamento, dipendenze da farmaci, alcol o droghe. Il 90% di loro ha superato del tutto le proprie difficoltà, mentre il 10% mostra sensibili miglioramenti. Quasi la totalità di queste persone aveva problemi legati all’uso di stupefacenti.
È desolante il quadro che emerge da uno studio dell’Agenzia Capitolina sulle tossicodipendenze, secondo il quale già all’età di 13 anni gli adolescenti iniziano a fare uso di droga, anche cocaina ed eroina. Quasi la metà di loro consuma alcol (48,7%), tabacco (33,2%) e cannabis (13,4%).
“È fondamentale – afferma Cantatore – intervenire presto, in giovane età. I ragazzi durante l’adolescenza sono come spugne e percepiscono gli stimoli esterni con maggiore reattività. Ho passato gran parte della mia vita su un ring e l’altra metà in strada in mezzo a persone che ogni giorno lottano per andare avanti. Gli adolescenti se non li salvi da giovanissimi rischi di perderli e questo non è giusto”. “Loro – conclude Cantatore – hanno tutta una vita davanti”.
Chi le tossicodipendenze le conosce bene è il dottor Santo Rullo, psichiatra, consigliere dell’Agenzia Capitolina sulle tossicodipendenze e responsabile di “Villa Letizia”, comunità terapeutica per adolescenti e giovani affetti da disturbi psichiatrici. Rullo è un pioniere dell’uso dello sport come “terapia” per alcune patologie. “Il disagio psicologico, i comportamenti di rischio, l’aggressività, l’isolamento, l’uso di sostanze legali ed illegali possono essere l’espressione di patologie sempre più diffuse e trattate in strutture minorili che accolgono ragazzi in giovanissima età (14-18 anni)”.
Sostiene dunque Rullo che “lo sport grazie all’impegno, la disciplina, le regole, la socializzazione e lo sviluppo di funzioni mentali come attenzione e concentrazione riesce a modificare l’impulsività, migliorare la regolazione delle emozioni negli adolescenti con problematiche psicologiche. I progetti svolti nel passato con il calcio hanno ottenuto ottimi risultati, valicando anche i confini nazionali, visto che ad ottobre scorso ho partecipato al primo “Simposio internazionale sullo sport per persone con problemi di salute mentale” in Giappone”.
Con la collaborazione di Cantatore, Rullo ha così lanciato “Non combattere le tue emozioni… accoglile”, un progetto nel corso del quale l’ex pugile trasmette i valori della noble art ai ragazzi. Gli educatori di “Villa Letizia” hanno già registrato gli effetti positivi di questo progetto.
A cura di Federico Cenci