Lo ha detto oggi pomeriggio il cardinale Angelo Bagnasco nel corso della prolusione al Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), che si sta svolgendo a Roma (27-30 gennaio).
Il Presidente della Cei ha riaffermato la vicinanza dei Vescovi nei confronti della comunità.
“Noi – ha detto - conosciamo la vita delle persone, e ne vogliamo testimoniare la dignità, il senso della famiglia, la capacità di dedizione e di sacrificio, la bontà spesso eroica di ogni giorno”.
“Restiamo ammirati della loro fede umile e semplice”, e vorremmo – ha sottolineato – “che questa foresta buona e silenziosa avesse più voce degli alberi che cadono rumorosi”.
Secondo l’Arcivescovo di Genova la fede e la bontà diffuse in Italia, hanno “radici profonde e antiche”, che nascono con gli Apostoli e si alimentano con la preghiera, i sacramenti e la carità verso i deboli.
Queste sono le virtù che ispirano la devozione popolare, segno di un “sentire” religioso diffuso che è un vero patrimonio dell’Italia.
Rinnovando la relazione tra evangelizzazione e promozione umana, il cardinale Bagnasco ha spiegato che i Vescovi non possono esimersi dal dire una parola sul contesto sociale, e per questo è doveroso “dare voce a tanti che non hanno voce e volto, ma che sono il tessuto connettivo del Paese con il loro lavoro, la dedizione, l’onestà”.
In questo contesto i Vescovi vogliono testimoniare la bontà e la serietà che ispirano largamente l’ethos profondo della gente, delle famiglie, di tante istituzioni.
“L’Italia – ha sostenuto il presidente della Cei - non è una palude fangosa dove tutto è insidia, sospetto, raggiro e corruzione!”.
Il cardinale Bagnasco ha invitato tutti a reagire ad una visione esasperata e interessata che vorrebbe accrescere lo smarrimento generale e spingerci a non fidarci più di nessuno.
“Non dobbiamo cedere – ha ribadito - a questo disegno demoniaco che lacera, scoraggia e divide”.
L’arcivescovo di Genova ha spiegato che nonostante esempi e condotte disoneste, che approfittano del denaro, del potere, della fiducia della gente, perfino della debolezza e delle paure: “nulla deve rubarci la speranza nelle nostre forze se le mettiamo insieme con sincerità. Tanto più che il Signore è venuto sulla terra per stare con noi!”
Il Presidente della Cei ha quindi lanciato un appello affinché la voce dei senza lavoro, che sale da ogni parte del Paese, “trovi risposte più efficaci in ogni ambito di responsabilità”.
Ed ha aggiunto: “Non è ammissibile che i giovani – che sono il domani della Nazione – trovino la vita sbarrata perché non trovano occupazione: essi si ingegnano, sempre più si adattano, mantengono mediamente la fiducia e la voglia di non arrendersi nonostante esempi non sempre edificanti”.
Pur apprezzando che a livello pubblico si vedono impegno e tentativi, segnali promettenti, il porporato ha rilevato che “i mesi e gli anni non aspettano nessuno”.
“Va bene la riforma dello Stato – ha continuato - ma auspichiamo che ciò non vada a scapito di ciò che la gente sente più bruciante sulla propria pelle, e cioè il dramma del lavoro”.
Il cardinale Bagnasco ha toccato anche il tema delle carceri, precisando che “il sistema carcerario è segno della civiltà giuridica e non solo di un Paese” ricordando che la Chiesa cattolica è presente ogni giorno accanto ai detenuti tramite i Cappellani e i volontari, e incoraggiando quanti scontano una pena a fare di questo tempo “un’occasione di riflessione e di ricupero per affrontare il rientro nella società”.
Per il porporato la persona ha bisogno di lavoro per avere dignità e sostentamento, ma ha anche bisogno di legami sicuri e stabili, ha bisogno di fare famiglia. Ed anche la società ha bisogno di lavoro e di famiglia: altrimenti, che società sarebbe?
“Per questa sua intima natura la famiglia – ha concluso il cardinale - deve essere sostenuta da politiche più incisive ed efficaci anche in ordine alla natalità, difesa da tentativi di indebolimento e promossa sul piano culturale e mediatico senza discriminazioni ideologiche”.