La vita non è un pugno di mosche!

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Lettura

Il capitolo 3 di Marco è segnato da un susseguirsi di gesti e parole di amore e attenzione di Gesù per l’uomo; c’è sempre, sottintesa o espressa, la condanna e l’indignazione dei farisei verso questo stile di Gesù. Ogni suo miracolo è per loro un pretesto di accusa, ma oggi è Gesù che prende la parola e li affronta direttamente! Neppure così l’ostinazione dei farisei sarà scalfita. Il Vangelo termina come è iniziato: per loro Gesù è posseduto da un demonio. Possiamo restare per tanto tempo anche noi insensibili davanti ai mille inviti e segni di Dio nella nostra vita!

Meditazione

Gesù è sempre diretto e incisivo. Di fronte alle insinuazioni degli scribi sulla sua potenza nello scacciare i demòni, usa le parole chiare di una parabola concretissima: casa e regno sono realtà, non concetti! A Beelzebul (letteralmente: “signore delle mosche”), che vende illusioni ed è incapace di affrontare apertamente un dialogo, Gesù contrappone il suo parlare franco e fondato! Quanto è facile cadere nell’inganno e dare voce in noi a pensieri che insidiano la nostra fede, l’amore di Dio per noi, la nostra dignità di figli suoi. Se diamo ascolto a queste parole, restiamo con “un pugno di mosche”, disgregati e tristi. Se diamo ascolto alla Parola, vivremo la quotidiana fatica, come è la costruzione di una casa, ma ci sarà pace in noi, perché fondata sul Suo amore, che è reale («la realtà è Cristo»Col 2,17). Spesso consideriamo la preghiera, la relazione con Dio, la vita sacramentale, qualcosa che sta al di fuori delle problematiche da affrontare ogni giorno, delle gioie e dei dolori quotidiani, della tensione nel lavoro. Gesù ci insegna, invece, quanto sia fondato e concreto il mistero dell’incarnazione. Tutto è partecipe della sua santità, e non può esserci disgregazione nella nostra vita. Siamo figli di Dio sempre, al lavoro come in Chiesa! È la certezza del perdono con cui conclude il nostro brano: se non ci credi, lo Spirito non forza il tuo cuore, non può intervenire… e ci chiudiamo nell’autocondanna. Siamo liberi di accettare il suo amore, delicatissimo e concreto, diretto, e mai ostile o doppio, come è invece l’atteggiamento degli scribi! Rifiutare la Sua tenerezza per noi è illudersi di avere la vita nelle nostre mani, ma accorgersi poi tristemente di rimanere solo con… un pugno di mosche. 

Preghiera

Tieni accesa, Padre, la nostra intelligenza, il nostro desiderio, la nostra attenzione, perché non deviamo mai verso il sentiero facile, illusorio e confuso del maligno, ma sempre restiamo ancorati, in cammino, all’amore del tuo Figlio Gesù, che è la realtà, la vita, la verità, la via, faticosa e quotidiana che porta alla libertà. Amen. 

Agire

Pregherò la Via Crucis pensando alle vittime delle sette sataniche e alla menzogna che presentano, mascherata di attrattiva, che irretisce tanti giovani e meno giovani.

Meditazione del giorno a cura delle Monache Agostiniane della Comunità Santi Quattro Coronati a Romatratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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